martedì 24 settembre 2013

I TITOLI DEI MIX SULLE MUSICASSETTE

Quando non c'erano le playlist, ma i "mix", il cui titolo era scritto con gli Uniposca e contornato con le uniball. Duravano 90 minuti, una ventina di canzoni che ci facevi Milano-Rapallo quando non c'era traffico nell'autoradio Majestic che sulle prime del lato B rallentava un po'. E i titoli dei mix erano tutti un programma...un'avventura, un ricordo, un pensiero, un'idea. Com'era quel tempo, com'era quell'età. Come (per fortuna) sempre sarà la musica. E forse anche il mio cuore.

domenica 15 settembre 2013

GENOA-SAMP IN KENYA SULLA GAZZETTA

(di Marco Pastonesi) C’era una volta soltanto il Genoa. Poi sono arrivate, a Genova, Andrea Doria, Sampierdarenese, Liguria, La Dominante, Giovani Calciatori Grifone, Spes Genova e Giovani Calciatori Genova. Dal 1946, anche la Sampdoria. E da allora, il derby di Genova – il derby della Lanterna – è fra Genoa e Sampdoria. Due volte l’anno, quando va bene. Domani sera: Samp-Genoa. Ma c’è un derby fra Genoa e Samp che si gioca una volta al mese. Non a Genova, ma a Malindi, in Kenya. Karibuni Genoa (“karibuni” in swahili significa “benvenuti” ed è il nome di una onlus che propone un progetto sociale legato al calcio, ed è sostenuto dai tifosi genoani) contro gli orfani della Happy Samp Watamu (l’orfanotrofio inglese Happy House è sostenuto dai tifosi blucerchiati). A organizzare tutto il presidente Freddie del Curatolo, scrittore e giornalista, genoano, che dal 2005 vive a Malindi e si occupa di solidarietà, a sua volta sostenuto da alcune associazioni locali. In campo vanno ragazzini dai 12 ai 15 anni, dei quartieri poveri, delle favelas, degli slum. Unica condizione: i ragazzini devono impegnarsi a scuola. Maglie rossoblù e blucerchiate. Terra più che erba, e pozzanghere d’acqua durante la stagione delle piogge. Dribbling, cross, gol, invece che droga, furti, violenze. Per un po’, per un tanto, magari per sempre.

martedì 10 settembre 2013

KWAHERI ABOO, IL VERO CLOCHARD DI MALINDI

Era morto già parecchie volte, Aboo. Questa purtroppo è proprio l'ultima. Quando lo hanno portato via da un angolo buio di Lamu Road che aveva scelto come giaciglio, non c'era più possibilità di rianimarlo. Non come la penultima volta, quando tutti avevano giurato di averlo visto spirare e invece si era piano piano ripreso dal coma, tornando a passeggiare davanti al Karen Blixen. Aboo era uno dei più longevi questuanti di Malindi, ma l'unico che avremmo potuto definire clochard. Nei primi anni Novanta era il capo dei tassisti, ma lo stipendio se ne andava tutto in Tusker Lager. Poi l'avvento dei tuk-tuk lo aveva lasciato senza lavoro. La sua voce roca da cantante soul americano non designava più le vetture per i turisti, ma lanciava invettive politiche o raccontava storie surreali, e chiedeva qualche spicciolo ai turisti, quasi sempre in maniera meno invadente dei suoi "colleghi". Io con Malindikenya.net per anni lo ho mantenuto, pagando l'affitto della sua baracca, perché era una specie di monumento di una Malindi a cui siamo affezionati, guarnita anche di personaggi come lui. Sono stato a casa sua, nel ghetto di Kisumundogo, si parlava di conflitti etnici, di corruzione, snodava le formazioni delle squadre di calcio italiane, elargiva commenti sarcastici su qualche italiano che proprio non gli andava a genio. Per molti, uno dei tanti "fastidi" giornalieri di Malindi. Per me un simpatico accattone, forse troppo intelligente per vivere la strada di questi tempi non più poetici come una volta e come è stato spesso il suo modo di vivere. Addio vecchio Aboo, mi mancherai.