“No
ste a zercarme, son per osmize”.
Così recita il detto popolare degli uomini “furlan” tutti d’un pezzo, che ogni tanto amano perdersi nelle meraviglie etiliche e gastronomiche tra il Carso e il nulla.
Le osmize sono case coloniche private che, in determinati periodi dell’anno secondo decreti della regione autonoma che risalgono ai contentini delle autorità austroungariche, si trasformano in accoglienti osterie a buon prezzo.
Banconi, panche, botti, barili e tirassegno.
Affettatrici a mano, tazze, urla e gente riversa sul pavimento.
Protagonisti assoluti: vini e grappe.
Sul manto verde del rinnovatissimo hangar Pozzo, invece, oggi il protagonista assoluto è stato lo sponsor “Grappa Julia”, evidente apparizione friulana di Julio, riportato in trasferta probabilmente grazie alla convocazione di Perin.
Il Grifone di Mago G come Grignolino, alla vigilia di Udinese-Genoa promette di trasformarsi in uno Schioppettino, con la vivacità e la leggerezza di Gakpé e Laxalt, e di sublimare in un refosco (dal peduncolo rossoblu) con il bouquet di un Perotti sempre più in forma e l’invecchiamento in barrique di capitan Burdisso che promette “basta errori”.
Si beve per dimenticare.
In realtà ci siamo trovati davanti a un tocai di terza categoria, frutto di cicchettini da antipasto di un gol che non arriva mai.
Un apericena già tristemente noto quest’anno, visto a Palermo, a Firenze e per trenta minuti anche a Roma con la Lazio.
Pressing, compitino assolto da camerierini sorridenti e disponibili, ma nessuno che arriva a stapparti la bottiglia giusta.
Poi, come era già successo alla Vucciria e alle Cascine, invece di tornare dagli spogliatoi, la banda Grignolino va per osmize e invece di gustare delicati San Daniele e saporiti pecorini, prepara una frittata di testicoli di maiale per omaggiare l’immarcescibile Totò Di Natale.
Uno che non è più capace di ubriacare le difese, ma se gli viene offerta l’occasione, si beve chiunque.
Il Grifone da degustazione oggi sta tutto in quattro o cinque giocate di Diego Perotti, nella girata al volo di Pavoletti e nella trasformazione del penalty da parte del Diez.
Il resto è un disgustoso brodino tiepido alla grappa, e con il ben di dio che c’era da raccogliere in Friuli, tornare a casa con tale cadeau, ci lascia ancora molto perplessi su molti aspetti della gestione tecnica.
Al Friuli, Gakpé falso nueve è la novità di Falso y Cortez, che propone Capel e Perotti false ali con la possibilità di accentrarsi. Tale indizio, che porterebbe quasi a un 3421, variante del mitico marchio di fabbrica 3-6-1, sarebbe anche interessante, se Laxalt e Cissokho si sovrapponessero.
Dall’altra parte Colantuono, che fa giocare alla sua squadra un calcio vecchio come gli istriani di nazionalità italiana, tiene Edenilson e Adnan alti e accentrabili, creando superiorità e intasamento a centrocampo e impedendo le sortite avversarie. Un bell’annullamento reciproco che regala uno spettacolo a cui sarebbe meglio assistere da ubriachi. Ma parecchio.
I lampi e le intenzioni arrivano da una parte da Lodi, mobile come un trumeau Luigi XIV, e dalla nostra ovviamente da Perotti, che nonostante le piroette di gioia per il rinnovo del contratto-burlesque, non appare ancora dello smalto migliore. Davanti la solita sterilità che viene quasi da rimpiangere Pandev, uno che per osmize ci è andato veramente.
Il primo tempo se ne va con due sussulti al sapor di brovada: col musetto di Gakpé e un paratone di Karnezis (chi era costui?), col frico di Totò che vede Lamanna per osmize e cerca di avvolgerlo in un grissino come un sauris a mezza stagionatura.
Si segnala il calo di forma di Laxalt, che sulla sua fascia non ha ancora una valida alternativa (se poi Mago Bagnacauda vede Ansaldi nella difesa a 3 stiamo freschi…) e la frenesia di un Cissokho in decisa involuzione, ancorché generoso nel versare da bere a tutti. Rincon tampona e Dzemaili è il maitre perfetto nell’esercito dei soldatini da aperitivo di Mago Roero Arneis.
Nella ripresa, come detto, sono le osmize a farla da padrone.
L’ordinanza dice che sono aperte mezzora, dal 46’ al 76’.
Per fortuna Pavoletti non partecipa ai primi giri di sgnappa, e ci prova un paio di volte, unico ad impegnare Carneade. Il penultimo giro lo offre occhiovispo Lodi, obbligando Danilo (che in fatto di osmize porta un nome altisonante) a far volare il cjarson al cioccolato.
Gakpè si guadagna il penalty che El Diez trasforma alla Maradò.
Ultimo giro di acquavite e tutti a casa?
Neanche per sogno!
Mago Liquore Galliano tiene in campo un inguardabile e nocivo Cissokho al metanolo che ne combina di ogni, mentre la difesa è in overdose da gubana e distillato al ramandolo. Marquinho mette bottiglie in fila e spara sul Lamanna disteso al 92’, la traversa salva i soldatini immobili al 93’.
Prendiamoci la prima Grappa Julio, il primo punto in trasferta e andiamo per osmize per i prossimi quindici giorni. Resta la sobria certezza che in trasferta abbiamo la capacità di ringalluzzire gli strafatti e rendere lucidi gli ubriachi. E dopo aver preso gol il nostro gioco non migliora, né l’astemio Mago Chinotto sa tirare fuori dalla sua vasta cantina tattica, le bottiglie giuste, o perlomeno un po’ di buonsenso sfuso.
Così recita il detto popolare degli uomini “furlan” tutti d’un pezzo, che ogni tanto amano perdersi nelle meraviglie etiliche e gastronomiche tra il Carso e il nulla.
Le osmize sono case coloniche private che, in determinati periodi dell’anno secondo decreti della regione autonoma che risalgono ai contentini delle autorità austroungariche, si trasformano in accoglienti osterie a buon prezzo.
Banconi, panche, botti, barili e tirassegno.
Affettatrici a mano, tazze, urla e gente riversa sul pavimento.
Protagonisti assoluti: vini e grappe.
Sul manto verde del rinnovatissimo hangar Pozzo, invece, oggi il protagonista assoluto è stato lo sponsor “Grappa Julia”, evidente apparizione friulana di Julio, riportato in trasferta probabilmente grazie alla convocazione di Perin.
Il Grifone di Mago G come Grignolino, alla vigilia di Udinese-Genoa promette di trasformarsi in uno Schioppettino, con la vivacità e la leggerezza di Gakpé e Laxalt, e di sublimare in un refosco (dal peduncolo rossoblu) con il bouquet di un Perotti sempre più in forma e l’invecchiamento in barrique di capitan Burdisso che promette “basta errori”.
Si beve per dimenticare.
In realtà ci siamo trovati davanti a un tocai di terza categoria, frutto di cicchettini da antipasto di un gol che non arriva mai.
Un apericena già tristemente noto quest’anno, visto a Palermo, a Firenze e per trenta minuti anche a Roma con la Lazio.
Pressing, compitino assolto da camerierini sorridenti e disponibili, ma nessuno che arriva a stapparti la bottiglia giusta.
Poi, come era già successo alla Vucciria e alle Cascine, invece di tornare dagli spogliatoi, la banda Grignolino va per osmize e invece di gustare delicati San Daniele e saporiti pecorini, prepara una frittata di testicoli di maiale per omaggiare l’immarcescibile Totò Di Natale.
Uno che non è più capace di ubriacare le difese, ma se gli viene offerta l’occasione, si beve chiunque.
Il Grifone da degustazione oggi sta tutto in quattro o cinque giocate di Diego Perotti, nella girata al volo di Pavoletti e nella trasformazione del penalty da parte del Diez.
Il resto è un disgustoso brodino tiepido alla grappa, e con il ben di dio che c’era da raccogliere in Friuli, tornare a casa con tale cadeau, ci lascia ancora molto perplessi su molti aspetti della gestione tecnica.
Al Friuli, Gakpé falso nueve è la novità di Falso y Cortez, che propone Capel e Perotti false ali con la possibilità di accentrarsi. Tale indizio, che porterebbe quasi a un 3421, variante del mitico marchio di fabbrica 3-6-1, sarebbe anche interessante, se Laxalt e Cissokho si sovrapponessero.
Dall’altra parte Colantuono, che fa giocare alla sua squadra un calcio vecchio come gli istriani di nazionalità italiana, tiene Edenilson e Adnan alti e accentrabili, creando superiorità e intasamento a centrocampo e impedendo le sortite avversarie. Un bell’annullamento reciproco che regala uno spettacolo a cui sarebbe meglio assistere da ubriachi. Ma parecchio.
I lampi e le intenzioni arrivano da una parte da Lodi, mobile come un trumeau Luigi XIV, e dalla nostra ovviamente da Perotti, che nonostante le piroette di gioia per il rinnovo del contratto-burlesque, non appare ancora dello smalto migliore. Davanti la solita sterilità che viene quasi da rimpiangere Pandev, uno che per osmize ci è andato veramente.
Il primo tempo se ne va con due sussulti al sapor di brovada: col musetto di Gakpé e un paratone di Karnezis (chi era costui?), col frico di Totò che vede Lamanna per osmize e cerca di avvolgerlo in un grissino come un sauris a mezza stagionatura.
Si segnala il calo di forma di Laxalt, che sulla sua fascia non ha ancora una valida alternativa (se poi Mago Bagnacauda vede Ansaldi nella difesa a 3 stiamo freschi…) e la frenesia di un Cissokho in decisa involuzione, ancorché generoso nel versare da bere a tutti. Rincon tampona e Dzemaili è il maitre perfetto nell’esercito dei soldatini da aperitivo di Mago Roero Arneis.
Nella ripresa, come detto, sono le osmize a farla da padrone.
L’ordinanza dice che sono aperte mezzora, dal 46’ al 76’.
Per fortuna Pavoletti non partecipa ai primi giri di sgnappa, e ci prova un paio di volte, unico ad impegnare Carneade. Il penultimo giro lo offre occhiovispo Lodi, obbligando Danilo (che in fatto di osmize porta un nome altisonante) a far volare il cjarson al cioccolato.
Gakpè si guadagna il penalty che El Diez trasforma alla Maradò.
Ultimo giro di acquavite e tutti a casa?
Neanche per sogno!
Mago Liquore Galliano tiene in campo un inguardabile e nocivo Cissokho al metanolo che ne combina di ogni, mentre la difesa è in overdose da gubana e distillato al ramandolo. Marquinho mette bottiglie in fila e spara sul Lamanna disteso al 92’, la traversa salva i soldatini immobili al 93’.
Prendiamoci la prima Grappa Julio, il primo punto in trasferta e andiamo per osmize per i prossimi quindici giorni. Resta la sobria certezza che in trasferta abbiamo la capacità di ringalluzzire gli strafatti e rendere lucidi gli ubriachi. E dopo aver preso gol il nostro gioco non migliora, né l’astemio Mago Chinotto sa tirare fuori dalla sua vasta cantina tattica, le bottiglie giuste, o perlomeno un po’ di buonsenso sfuso.