domenica 29 agosto 2010

FREDDIE BECCIONI: UDINE, KAKA KAZAN E LA PATAFISICA DEL PICCOLO INVERTITORE


Tanto per sgombrare il campo, e anche il mio divano rossoblu, da ogni dubbio odoroso: ieri pomeriggio ho goduto come una seppia in inzimino. Quando si vince così, diciamo un po’ all’italiana d’altri tempi, c’è un gusto particolare. E’ come corteggiare la meno avvenente delle due sorelle e ritrovarti quella più fica che ti si “rovescia” addosso. Quasi qualcuno dall’alto ti volesse premiare perché ti stavi accontentando. Ogni tanto riesce, la sorte s’inverte e oggi di invertitori parleremo. Altro che rovesciate!
Poi ci sono delicate sfumature: l’espressione tirata del prete rancoroso, come se l’avessero preso in infilata in prossimità del gran premio della montagna di Arabba, la vana ostinazione di Domizzi, testa grande e cervello finto, che quando gioca contro di noi vorrebbe fare tre ruoli contemporaneamente (secondo me anche perché sa di piacere tanto al Gasparagnino).
E il gol? Ogni cuore grifone in quel momento ha esultato tre volte: una perché si iniziava a soffricchiare e a subodorare il clou di un film già visto in troppe Gaspartite in trasferta, due perché un gol così ti toglie il fiato e tre perché la prima di campionato è la prima di campionato. Roba da dimenticare all’istante le microsofferenze patite nel secondo tempo, la difficoltà relativa nel contenere un Udinese in ritardo e con problemi sulle fasce (più la decisa involuzione di Asamoah). Con una rovesciata volante di Mesto, poi! Roba da scomodare Alfred Jarry e il teatro dell’assurdo. Far entrare un laterale al posto di una punta, quando hai già un’aletta a fare il centravanti e un vivace ectoplasma dall’altra parte, è pura patafisica. Ma siccome una partita è uno spaccato di vita (e anche uno spaccato di coglioni, talvolta) l’assurdo ci sta eccome.
Ma andiamo cronologicamente e senza vergogna, come un libro di Bruno Vespa.
Sono tornato in tempo per il fischio di inizio, in aereo da Kazan. Avevo promesso ad alcuni amici un pellegrinaggio russo e io sono uno che onora le scommesse e rispetta le decisioni prese. Oltretutto ho visto anche i tartari senza deserto e il deserto senza Buzzati. E anche i tartari con gli occhi strabuzzati. Gli hanno comprato Sasà per 11 milioni. Ragazzi, il Prez è un grande venditore quando vuole (ogni giorno ne vende uno diverso/chissà che cosa gli racconta/per me è la fabbrica che c’ha che conta), su questo non ci piove, e non solo nel deserto. A Kazan se ne sono fatti una ragione e si sono fatti il loro film…nonostante non ci sia più Elia, ma questa è per cinefili doc. Da Kazan a Kaka sono poche ore d’aereo, avessi saputo che ci buttavamo sul bollitone georgiano, partendo da Milano, avrei riportato in patria l’uomo dallo sguardo triste e l’ingaggio milionario, che invece ha deciso di venire a svernare da noi. In questo mercato stitico, Preziosi indubbiamente kaka.
Tornato a casaccia just in time per godermi l’esordio assoluto del campionato numero 0 dell’anno maroniano. Stadi non ancora deserti, ma si provvederà, i gestori di autogrill contenti fino a un certo punto (quelli non sai mai da che parte stanno) e i noleggiatori di pullman in rovina. In compenso s’impennano le vendite di pantofole e le mie amiche rumene riprendono a lavorare di buona lena anche la domenica pomeriggio.
Nell’ordine:
1. Non capisco la formazione, poi la capisco e poi non la ricapisco. Se fosse un 433 Rafinha non starebbe sulla fascia, se fosse un 343 Rossi starebbe a sinistra. Dimmi perché uno che reclamizza Rossi interno e ha un brasiliano che ha sempre giocato terzino destro deve ridursi così. Secondo me è una malattia. Da piccolo gli hanno infilato un invertitore da qualche parte. E lui prende e inverte: Mesto laterale? Ala! Sculli ala? Centravanti! Veloso regista? Incontrista! Destro centravanti di riserva?
L’invertitore ne inventa una delle sue per disorientare come sempre Guidolin. E’ una fatica immergersi nel 361 ad assetto variabile del Gasp. D’altronde i grandi geni sono quelli “avanti”, che verranno capiti dopo la loro dipartita. Tra qualche mese, forse, lo capiremo come merita. Ma io preferirei cullarmi nell’ignoranza tra le prime quattro, per tutta la vita.
2. Mi innamoro di Ranocchia e vorrei baciarlo, nonostante i pericoli già accennati in passato. Ora come ora è più utile dove sta, piuttosto che se si trasformasse in Principe.
3. Apprezzo le geometrie di Veloso e lo immagino magro, veloce, propositivo e con un altro nome e cognome. Comunque anche lui è di un altro pianeta rispetto a Zapater e qualcosa imparerà da Milanetto. Speriamo non a stare a tavola.
4. Spero che Moratti non stia vedendo la partita, ma subito Beppone finalizza l’unica nostra azione pericolosa del primo tempo. Miracolo di Handanovic. Guarda, Massimino, guarda!
5. Spero che il Prez stia vedendo Toni e inizi a sfogliare il postal market del centravanti. Al limite anche uno come il Bogdani che vedrò sbattersi qualche ora dopo mi va bene. Basta che non arrivi un invertibile o un invertito.
6. Secondo tempo. Pur di non vedere più Sculli centravanti mi faccio mettere una bottiglia semivuota di Caroni nel culo durante un amplesso.
7. Palacio comunque è leggerino. Bisogna dirlo.
8. Al confronto di Palladino, Palacio è un elefante namibiano.
9. Quando al 55’ abbassiamo il baricentro, dentro me sento nascere un uomo nuovo, che non vuole più soffrire, che è pronto in qualche modo ad arruolarsi in Al Shaabab o tornare immediatamente a Kazan e rinverdire i fasti di Giovanni Drogo.
10. Al 60’ mi drogo. Anche senza Giovanni.
11. Entra Mesto. Mesto acagàsotto.
12. Godo! Godo! Godo! Sei entrato improvvisamente nel mio sistema linfatico con una rovesciata volante imparabile. Ti ho sempre amato, per quella capacità di essere terzino anche quando sei ala e ala quando dovresti essere terzino. Viva gli invertiti e gli invertitori!!!
13. Ansia finale, contenuta e speranzosa.
14. Sto bene. Eduardo mi fa sentire sicuro come fece mia cugina ventenne quando ne avevo quattordici.
15. Ho sete.
16. Buona la prima.
Estraggo la bottiglia di Caroni, trinco l’altra metà in modo da poter evitare di esprimermi sulla bottiglia mezza vuota o mezza piena. La bottiglia è finita e ce n’è un’altra pronta, tutta piena, per l’esordio casalingo con il Chievo. Almeno quella non la invertono!

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