sabato 6 novembre 2010

FREDDIE BECCIONI: PER NON FARE I PESCI SPADA ALLA VUCCIRIA


Io sono già a Palermo, perché credo nella svolta.
E ve lo dico senza ironia, mordicchiando una stigghiola al mercato della Vucciria.
Ne avevo piene le palle dei caos mediatici, degli amici bulicci di destra che minacciano il suicidio, del figlio di Bondi che non sa più che pesci pigliare, dei figli vostri che hanno imparato a nuotare nella merda in cui da vent’anni indecorosamente anneghiamo.
Qui, nel bordello colorato della piazza del Garraffello, in questo concitato quadrilatero nel bel mezzo del Cassaro, i pesci che attirano la mia attenzione sono parenti del defunto Paul e le sarde che ti aprono e deliscano davanti.
Qui c’è vita, sangue, urla, respiro, sudore, tensione. Roba vera.

Io a Palermo godo. E’ una città coi controcazzi, credetemi. Questa è l’Italia che vorrei, mica la Brianza o Roma, che oltretutto è stata conquistata dai brianzoli.
I siciliani mi piacciono e, anche se preferiscono lo sticchio alla ciolla, non te lo direbbero mai in faccia, perché farsi vanto di un luogo comune non è da loro e sprecare un’offesa gratuita è come sparare a salve su chi ha importunato la tua mugghiera.
Io qui mi ripulisco, non importuno (son mica scemo), bevo poco e, vabbè, mi tiro qualche sega.
Ma questo mica ve lo devo dire per forza, eh?
Parliamo di calcio, piuttosto. Il Palermo è reduce dalla campagna di Russia, questa Europa League che tutti se la tirano quando la conquistano e poi non se la caga nessuno. Avevo una compagna del ginnasio che subiva questa strana sorte. Ma con lei c’era un motivo evidente, aveva dei peli lunghi, neri e resistenti sulle tette, in prossimità dell’areola. Mica uno o due, erano tanti! Ciuffi cattivi e selvaggi che sembrava potessero imbrigliarti ed annodarti a morte! Bisognava vedergli però quella gramigna antierezione, per rimanere inorriditi e fuggire via lontano. Il passaparola non funzionava, se cercavi di avvertire un compagno di scuola, quello pensava che glielo avevi detto perché avevi fatto cilecca. Quindi lei, che incomprensibilmente non interveniva con cesoie speciali, ti sguinzagliava sedici centimetri di lingua salmistrata in bocca e sul più bello, sparapam!
I capel-zzoli!
Qui invece c’è poco da capire e da agitarsi…probabilmente si ritiene troppo difficile e casuale arrivare in fondo, come ha fatto l’anno scorso l’Atletico Madrid, e si punta sul campionato, per sperare di arrivare ai preliminari di Champions League, senza lingua salmistrata, uscire subito e tornare in Europa League.
Ah, dolci problemi che finché c’è Gasperini non avremo. Lui questi problemi li risolve alla radice e non ha peli superflui, né sulle tette, né tantomeno sulla lingua.
Ma non sono qui per fare sterili polemiche. Sto bene, sono tranquillo, a Palermo. Posto ospitale dove non sanno cosa sia il Caroni ma ti offrono Syrah. Quindici gradi e vento primaverile, sento che sarà la svolta. Intanto Kaladze diventa titolare fino alla fine del campionato, poi la condizione fisica di chi è ancora vivo sta crescendo e Toni vuole tornare al gol.
Vedrete che non sarà il solito Genoa timido nella prima frazione di gioco, che poi va sotto e non riesce a recuperare. Sarà una partita d’epoca, della prima era gasperiniana, del pleistocene crotonese. Non faremo la fine dei pesci spada.
Il lavaggio del cervello in fondo è semplice come quello delle sarde insanguinate. Edo vale Rubinho? Direi di sì. Dainelli sarà meglio di De Rosa? Ranocchia non vale cinque Masielli? Rafinha è o non è un capitan Rossi coi piedi buoni? E vuoi mettere questo Mimmo con Danilo o Fabiano? Rudolf o Palacio con Leon? Se Zuculini farà lo sforzo di diventare bello e intelligente come Juric, possiamo senza difficoltà ripetere il divertente campionato del primo anno di serie A.
Questa sarà la partita del pressing, lo voglio e lo sento.
L’odore dei pomodori secchi mi porta via, come la fragranza di spezie in strada cantate dagli Yo Yo Mundi, che sono bravi ma quel cazzo di erre moscia del cantante non riesco a farmela andare giù, mi ricorda Mesto schierato all’ala.
Però il profumo dei limoni, l’emozione delle cucuzzedde, queste interiora d’agnello spalmate su melanzane o cipolle alla carbonella. Il Palermo gioca così, ti appassiona, ti diverte e fa un po’ di casino. E’ un mercato di piazza di folate, passaggi, con Pastore che condisce le cose fresche e preziose e gli sloveni che fanno un po’ di casino ma va bene lo stesso, con un pubblico di “abbanniati” a sgolarsi, pur senza dover vendere nulla.
E noi? Savoiardi al Moscato, rischiamo di fare la parte del dessert, che qua se ti “escono” i cannoli, facciamo ridere anche con il dolce. Bisogna tornare a pensare da camalli, ad agire da emigranti del riso con i chiodi negli occhi. Ma chi glielo dice ai nostri ragazzi?
Deve essere pressing, deve essere squadra corta, contropiede, grinta.
Altrimenti sarà la danza dei pesci spada alla Vucciria.
Ma almeno mi sarò goduto Palermo.

Nessun commento: