lunedì 5 settembre 2011

IL GROSSO GEKO IN MUTANDE (una storia vera)


Bahari Beach Hotel, Mombasa. Otto di sera. Un uomo grasso è solo nella suite dell'albergo. Moglie e figlia sono nella terrazza del ristorante e lo attendono. La camera ha una piccola veranda che offre un fazzoletto di vista mare e si affaccia su un giardino comune ad altre stanze. L'uomo grasso si è appena fatto la doccia e si sta preparando per uscire. Fuori è buio. Mentre indossa le mutande e identifica con gli occhi la camicia, cerca in giro le scarpe. Non le trova. Alla veranda si accede tramite una porta-finestra a vetri, nascosta da grandi tende bianche. L'uomo grasso pensa che potrebbe avere lasciato le scarpe fuori, ma non vuole aprire la porta-finestra perché sa che entrerebbero parecchie zanzare. Così scansa una tenda e si affaccia alla porta-finestra, in mutande, per cercare con lo sguardo le scarpe. Fuori è buio e l'uomo si accorge di riuscire a vedere oltre la porta-finestra solo se fa ombra con il suo enorme corpo. Quindi si mette in posizione, appiccica la pancia contro il vetro e alza una gamba per sistemare l'ombra in direzione del pavimento. Sembra Renato Pozzetto in una scena di una commediola italiana fine anni Settanta. L'uomo ripete l'operazione a sinistra, schiacciato come un geko. Non sembrano esserci scarpe in veranda. Fa ancora due o tre mosse del genere, utilizzando gambe e braccia, spostando il grosso ventre e roteando la testa verso il basso. Ad un certo punto, istintivamente, alza la testa e si accorge che c'è un askari, la guardia notturna africana, di fronte a lui che lo sta osservando, probabilmente da parecchio tempo. In quella situazione, all'uomo non resta che salutare e sorridere, con il braccio appiccicato al vetro. Anche la guardia saluta. L'uomo ha grande esperienza d'Africa e del suo popolo, ma questa volta non riesce proprio a immaginare cosa possa avere pensato l'askari, tra simbiosi con rettili o accenni d'autoerotismo. Di sicuro qualcosa di simile a: "questi bianchi sono strani...strani forte".

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