giovedì 29 gennaio 2009
AMEDEO BIANCHI "AMEDEO"
Gli americani lo chiamano semplicemente “Amedeo” e si stupiscono che in Italia quel sublime sassofonista che incide i suoi album a Miami, sia noto ai più per le sue prestazioni professionali nell’ambito del pop e per l’annosa collaborazione con Antonello Venditti.
In realtà Amedeo Bianchi è il miglior sassofonista jazz-fusion del nostro paese e, a chi attende sempre con ansia l’ultima fatica dei celebrati Michael Brecker o Brandford Marsalis e guarda con snobismo e pregiudizi jazzisti di casa nostra (“perché la musica del diavolo arriva da là…”), consigliamo di ascoltare “Coming home”, il raffinato nuovo album di Amedeo che è un piccolo gioiello di composizione, arrangiamento ed esecuzione. Gli incorreggibili potranno sempre esclamare “toh, non sembra nemmeno un disco italiano!”, ma “Coming home” lo è eccome, perché accanto ai sax alto, soprano e tenore di Amedeo c’è la sezione ritmica di Piero e Beppe Gemelli, appaiono i fiati di Claudio Pascoli e sparring partner di qualità come Emanuele Ruffinengo, Luca Scarpa, Marco Brioschi, Toti Panzanelli e le coriste Lalla Francia e Alessandra Puglisi. “Something old, something new” e “Morning news” grooveggiano alla Bill Evans, di classe le aperture melodiche della title-track e “Dusty roads”, in “City drive” ecco guizzi cosmopoliti, in “You and me” il gusto per il volo in note di un’artista che ha esplorato il mondo della musica in tutte le sue latitudini e ha ancora voglia di “tornare a casa”. Amedeo, l’italiano.
Alfredo del Curatolo
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