martedì 13 aprile 2010

FREDDIE BECCIONI: 4 - LA CILIEGINA SULLA PARTE SINISTRA DELLA TORTA


Per me il derby è una perfetta metafora di vita.
Chissà perché, mi ricordo nei minimi dettagli soltanto quelli vinti (specie quelli stravinti) e di quelli perduti mi sovviene a malapena il risultato. Se avessi un derby da rievocare come ricordo ogni canzone che ho scritto, avrei seicento anni e mi sentirei un po’ stanco, ma un derby vinto è più di una canzone, diciamo un album. Ecco, un cd per ogni derby vinto.
Neanche Lucio Dalla…anche perché che cazzo di derby ha Lucio Dalla? Bologna-Crevalcore?
La prima stracittadina a cui ho assistito è datata 1967. Era marzo e fu una partita come quella di ieri, ma all’incontrario. Segnò quasi subito Rivara, per il Genoa, e i seguenti attacchi dei ciclisti risultarono sterili come la cagna di zio Tiberio e inutili come suo figlio Pierflavio. Avevo otto anni ed ero in Gradinata Sud, con il mio dorianissimo papà. Ricordo che urlavo come un indemoniato e mi arrabbiavo con i giocatori della Samp che non riuscivano a pareggiare. Ero talmente scatenato che un signore grande e grosso, incurante di mio padre (o forse con lui compiacente) mi sollevò di peso e mi scaraventò qualche metro più in là. Quando mi rialzai, vidi la luce. Il simbolo del grifone in alto nel cielo, una bandiera messa di traverso nei distinti che mi indicò la via. Da allora sono genoano. Ma non vado in gradinata Nord, non si sa mai.
Questo derby è troppo importante, per noi potrebbe essere il coronamento di una bella stagione, il segno della continuità della gestione Gasperini, la ciliegina sulla parte sinistra della torta.
Sono arrivato a Zena in gran silenzio nel pomeriggio di domenica. Lungi da me passare dagli zii e da quel disfattista di Pierflavio. Per scaramanzia, dopo tre giornate senza vittorie, ho optato per una domenica senza Grey Goose. Con un nervoso che nemmeno mezza boccia di Zacapa mi ha attenuato, ho preso una suite al Jolly Hotel Plaza dietro via Assarotti e ho chiamato Marinela, una cubana che faceva i cori e i servizietti per una band di merengue in cui suonava un mio ex compagno di liceo.
Mi ha salutato con la lingua e si è concessa un bagno pieno di schiuma cantando una canzone allegra che mi ha messo subito a mio agio.
“Di chi è esta cancion, chica? Sono nervioso para el clasico de esta tarde!”
“Non està preoccupado, Celia Cruz…”
“No, non c’è Cruz, avevamo Hernan Crespo e stasera avrebbe fatto comodo, ma trattava il Gasperson come un dilettante, pretendeva di decidere lui i movimenti in campo…che vergogna, uno della sua età…stasera però gioca Sculli centravanti, come all’andata!”
Mentre Marinela si fa bela (ahaha, rima baciata con la lingua…) ho ordinato due chili di farinata dall’affossato nella piazzetta qua dietro e due magnum di Cristal 2002. Il derby capita solo due volte all’anno, o no?
Intanto inizio a sentire, fuori dalla finestra, la circolazione intasarsi come le mie arterie dopo tre Grey Goose. Ansia a mille. Giocherà Dainelli?
Arriva il consierge, gli dico di entrare pure, per vedere se mi riconosce, ma nello stesso istante Marinela esce nuda dal bagno, col suo metro di gamba e il resto in ottimo stato.
Salvo la farinata, che praticamente mi arriva morbida tra le braccia come un cross di Mesto, ma le due bocce di “sciampo” vanno in frantumi come il ginocchio di Jankovic e il consierge ne avrà per un paio di mesi…meglio di Juric.
E’ un piccoletto stempiato, sembra Cassano tra vent’anni. Marinela tenta di rianimarlo, gli si piazza sopra, col manto erboso del Ferraris ad altezza occhi, ma è peggio. Allora indossa un accappatoio, mette le scarpe e se lo prende in braccio, mollandolo nell’ascensore con un bigliettino.
Altro giro di Cristal, altro regalo.
Accendo la tv e mi sintonizzo su Primocanale.
“Nooo, c’è Scarpi?”
Marinela rientra e si toglie anche il tacco dodici, l’unica cosa che le era rimasta addosso.
“Ecco, niente scarpi…”
Sembra che qualcuno si stia picchiando in corso De Stefanis. D’altronde è il derby. Almeno non malmenano me…ma con la tessera del tifoso queste cose non succederanno più e non avrò bisogno di travestimenti per andare allo stadio. Bella roba ‘sta tessera del tifoso, finalmente anche i genoani d.o.c. come me che spesso sono costretti a stare a casa, con un semplice bancomat…taaaac, vanno allo stadio. E gli altri, tornino pure al bar sport come quando rompevano i coglioni in bianco e nero.
L’angoscia sale e la coscia…pure.
Fischia il Tagliavento, soffia la Tagliabufera…ahaha sono talmente simpatico che riesco anche a ridere da solo nel pathos di un derby. Peccato che Marinela non capisce. O forse è meglio così.
Subiamo, subiamo. Tackle molto decisi e Fischia il Vento va a senso unico.
Se Palombo fosse dalla nostra parte…vorrei proprio vedere.
Invece dalla nostra parte c’è Moretti che non riesce a saltare più in alto del consierge. Gol delle rumente, proprio mentre arrivano le nuove bottiglie di Cristal.
Stappo e il gioco del Genoa si fa più effervescente. Se Palladino avesse la genialità di Ribery, gli farei io personalmente le cicatrici. Sculli arriva puntuale sui cross rasoterra di Criscito in area, come il locale da Ventimiglia a Riva Trigoso. Dobbiamo sperare in Mesto.
Per settanta minuti è tutto un aspettando Coitò (ah, che titolo per una ballata un po’ irriverente…) e Marinela ne sa qualcosa. Stillicidio di preliminari sulla trequarti senza nemmeno tanta fantasia, e poi non si affonda.
“Entra Acquafresca!”
“Non c’è più Zacapa?” chiede Marinela.
Non c’è più speranza, anche Robert non va a segno.
L’hotel, l’idromassaggio, il Cristal, l’Havana…tutto si fa triste.
C’era una coreografia, c’era il clima giusto, quegli altri avevano soltanto quattro sciarpette e un catenaccio.
Marinela si riveste, lascia le mutandine in bagno ed esce dalla camera, visibilmente delusa.
Ad aspettarla, all’ascensore, c’è il consierge.
Ha finito il turno e gli hanno ridato il menisco. Mi fa recapitare una torta.
Non c’è la ciliegina e c’e solo la parte destra.
Se il derby è una metafora della vita, sto facendo un po’ una vita di merda.

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