martedì 15 giugno 2010
I MONDIALI DI BECCIONI: 2 - LE AVVENTURE DI "NICOCA" E IL VENTO DI CAPE TOWN
Nicola dice che ha smesso con la roba, è diventato quasi a modo. Commercializza le cialde della Lavazza e tra Cape Town e Johannesburg conduce soltanto affari “puliti”.
Domani vado a cercarlo, ma non mi fotte nulla di sapere se non pippa più, voglio soltanto chiedergli come fa ad essere amico di quel guaio vivente di Massimo Mauro.
Uno dei motivi per cui a me il Prez non dispiace, è che non rivedrò più la sua faccia associata al Grifone. Anzi, lui ci odia più di Iachini e le sue corde vocali laminate diarrea non perdono occasione per emettere suoni ostili.
La notte a Port Elizabeth è materia di studio per giovani registi americani sballati: collegiali boere ripiene di rummaccio da quattro soldi (“Dark Sailor”, un distillato di urina d’elefante diabetico sarebbe meglio) la danno via per due risate in compagnia, aitanti rugbisti ricchioni agitano il ciuffo biondo sculettando lo Waka Waka e sognando una vuluzela nera in mano (ma senza dirlo al papà predicatore o farmista), e la coca gira come una giostra di cavallucci multietnici da cavalcare al volo. A me invece ronza in testa una canzone scema di Vinicio Capossela. Di conseguenza, decido di noleggiare una cadillac e un giornalista.
Sono ancora incazzato bianco con quel nonno da quarto reich di Otto Rehagel che ha lasciato in panca il Papa e ha schierato una Grecia inguardabile. Poi ho gustato l’eccellente prova di Grella e mi sono chiesto perché non ingaggiamo il nipote di Franca Valeri che gioca nel Sassuolo. Ma forse fa più ridere Grella. Non voglio pensare anche al calciomercato, mi chiama ancor più l’alcool.
Sono felice di essere approdato in questa cittadina di stronzi, di respirare aria di mare.
Tommy Mlambo, il cronista del quotidiano locale “The Herald”, che mi accompagna per le vie del porto elisabettiano, mi fa un altro ritratto dell’imprenditore italiano di Città del Capo.
“Nicola Caricola andava e veniva da Genova e Cape Town – mi racconta – i suoi container trasportavano di tutto, non solo macchinette del caffè espresso. Voi ricordate sicuramente l’inchiesta italiana in cui fu intercettato mentre si metteva d’accordo per ritirare la polvere bianca dall’amico di Padovano e fare la cresta distribuendola ad altri calciatori, tra cui Vialli…ma anche qui ne ha combinate delle belle, per via della cocaina. Lo chiamavano Nicoca”.
Sì, quella storia la ricordo. Non che abbia mai considerato Caricola un uomo che quando passerà a miglior vita, ascenderà al terzo piano della Nord…lo vedevo più come uno che in vita sarebbe finito nel terzo raggio di San Vittore. Invece se l’è sempre cavata e i cinque anni prima della prescrizione del reato di detenzione e spaccio se li è passati in riva all’oceano, surfeggiando su onde bianchissime. L’ardore da caccia all’autografo, come quando inseguivo Damiani o Basilico da ragazzino, mi è passato da tempo e l’unico giocatore per cui mi sono emozionato è Scantamburlo. Ma quello è un simbolo. E poi guadagna meno di Diodato Abagnara ed è pure simpatico.
Luca Mosole invece me lo ricordo meglio. Entra ed esce di galera, il pusher delle star juventine. Quanti festini con sbarbine d’ogni razza, lui era un wiskaro e io ai tempi andavo solo a “sciampo”.
Ma questa è un’altra storia. Anzi sono un’ottantina di altre storie.
“Quel che non tutti sanno è che in Sudafrica non ha perso le buone abitudini – fa Mlambo – si è sposato con una delle modelle più famose di qua, Tania Fourie, che gli ha dato due bimbi. Ma, dopo la separazione, le ha fregato duecentomila euro dai suoi conti e le ha incasinato la vita con giochetti di contabilità creativa importata direttamente da Torino”.
“Ah, il Made in Italy…” spezzo io, per sdrammatizzare.
“Tania ovviamente l’ha denunciato e lo ha sputtanato in tutta Cape Town…così lui ha diretto gli affari verso Johannesburg e vuoi sapere una cosa?”
“Anche due” gorgoglio con una Grey Goose (avete capito bene) nel cavo orale
“Già da un anno, Johannesburg grazie anche agli affari del Mondiale, è diventato il nuovo smercio della cocaina di tutto il centro e il sud del Continente! Credi che Nicola si sia lasciato sfuggire questa occasione?”
“Hai le prove di quello che dici?”
“No, ma ho due mignotte che ci aspettano al Radisson Blu Hotel”
Di Nicola e del suo passato genoano già non me ne fotte più una cippa. Andrei a trovare Tania, piuttosto.
Ho ritrovato la Grey Goose, domani rivedo Celso Duarte e mi godo due rossoblu in nazionale. Queste sono soddisfazioni. Fanculo alla dietrologia dei mercenari, delle bandiere, degli incedibili…quando il tuo cuore è rossoblu sopporti anche questo.
Quando il tuo cuore è per gli azzurri sopporti anche Gasparri. A Mlambo questi discorsi piacciono, eccome. Vorrebbe sentirmi dire che Di Pietro è come Sculli, ti fanno sperare per un attimo in un mondo più giusto, poi ti rendi conto che i casi sono due: o sono manipolati, o sono due paraculi.
Invece io bevo e magnifico Berlusconi, tanto per fare l’italiano alternativo all’estero.
Le due polpette sono colorate. Non che mi aspettassi Yolanthe, la moglie di Snejder.
Voglio un’altra Grey Goose. Voglio Tania, che è bianchetta e ha i polmoni sviluppatissimi.
Ma intanto mi ingozzo di cioccolata. Perché così è l’Africa e con lei bisogna soffrire.
Dedico il secondo e ultimo orgasmo alla mamma di Massimo Mauro e mi addormento.
In poche ore è già doccia, è già aereo, è già Cape Town.
Una piccola parentesi sulle linee low-cost sudafricane. Ne ho viste due, la Mango e la Kulula.
Ho scelto quest’ultima, perché la Mango mi ricordava il cantautore ricchione.
Gli aerei sono, manco a dirlo, cangianti e pieni di tromp l’oeil e scritte del cazzo.
Sul muso di quello che ho appena preso, c’è l’immagine di Babbo Natale spiaccicato con i regali che piovono sulla fiancata e la slitta con la renna spetasciata sulle ali. Idea carina…niente di strano, se non fossimo in giugno.
Cape Town è una fetta di torta servita di taglio su un piatto nero spolverato di zucchero a velo, e stavolta non è colpa di Caricola. L’unico a tirare come un matto, mentre sfilo sul lungoceano, è il vento. Il cielo è terso, il mare è quarto…mi beo della prima battuta della giornata e vado di birra.
Sono le due del pomeriggio, c’è un pub pieno di palestrati teutonici già ubriachi. Mi guardo Olanda-Danimarca giusto per verificare la reale quotazione di Kjaer e ammirare uno dei “Buffalos” del Grifone, Eljero Elia. Sarà nero come le polpette di ieri, ma mi piace, mi piace, mi piace!
Applaudo una sua giocata e due afrikaans mi guardano in tralice.
Eccoci, penso.
“Zumbler grunfen metzelder kastler vultrenheim truk trukkenwald”.
Questo è quello che capisco. Potrebbe voler dire “tua madre si è rasata la patonza perché così gli garba al macellaio di Castelvolturno che se la tromba di gusto”.
Per tutta risposta preventiva, chiedo alla barista calva e tatuata di offrire guinness a tutta la compagnia.
Sorridono e mi perdonano il grave gesto di esultanza nei confronti di un coloured.
Gimme hope Jo’anna…
Squilla il telefono. E’ il grande Celso.
“Estoy ja all’estadio. Non mi hanno fatto entrare l’arpa”
“Arrivo, companhero!”
Mi faccio portare dal vento, il miglior mezzo di trasporto della città.
Vaffanculo piove. E come piove! Manco ci fosse il monsone.
Lo stadio è tutto italiano, i paraguayani saranno duecento e Celso vorrebbe andare a salutarli tutti di persona, secondo me per vedere quanti lo riconoscono.
La partita secondo voi ha storia? Uno zero a zero rubato alla casualità. Due gol del cazzo, due colpi da fermo, agonismo e confusione, due squadre senza capo ne coda.
Mimmo ha fatto il suo, ditemi il nome di un terzino sinistro da portare al posto suo.
Montolivo è utile come un marinaio sull’Everest.
Alla fine il pari mi sta bene perché l’avevo giocato, unitamente alla vittoria dell’Olanda e a quella del Giappone. Se domani vince anche il Portogallo siamo a posto.
Celso ci è rimasto male, sperava nel colpaccio. Io invece credevo al miracolo Di Natale.
Il bello di tutta questa storia, dico a Celso poche ore dopo nel solito pub del centro, gremito di afrikaans infoiati fin dal mattino, è che domani vado a Durbanville a conoscere Tania, alla faccia di Nicola e degli amici suoi.
Però…che cazzo di pioggia e che cazzo di vento!
(fine seconda puntata)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
nessuno miracolo di totò, piuttosto il solito culo di lippi, dear brod.
che tristezza...come fantasia siamo a livello della Corea del Nord, come dittatura quasi...
Posta un commento