martedì 4 maggio 2010

FREDDIE BECCIONI: 7 - SI', IO ME LO MERITO!


Io sono fatto così: quando sono convinto di meritarmi una cosa, faccio di tutto per ottenerla.
Dopo un sabato all’insegna del Triangolo delle Svetlane, sulla cui esplorazione geofisica non mi soffermerò, domenica pomeriggio, mi voglio concedere molto di più di una presenza femminile, merito una compagnia davvero speciale, una persona unica che però sia anche un simbolo.
Perché me lo merito, sì.
Grazie all’amico Donuts e alle sue incredibili conoscenze alto e basso locate, giovedì ero già riuscito a trovare il Suo numero di telefono.
Lo avevo raggiunto e mi aveva informato che domenica avrebbe giocato.
Non ho avuto esitazioni: “Vengo a vederti, me lo merito!”.
Intorno alle 10.30, un po’ rintronato perché un cacchio di adepto del “Beccio Fan Club” mi ha consigliato di passare alla Beluga, che pensavo fosse una vodka al caviale e me ne sono scolate tre bocce con buona pace della Grey Goose e delle Svetlane, supero la barriera di Melegnano alla Zapater senza rischiare di andare a sbatterci come una punizione di Juric, ma questa volta in direzione Cisa.
Devo arrivare a La Spezia.
Lui mi aspetta.
Non vedrò la partita del Genoa a Bari, nonostante il pathos che accompagna questa sfida, con le succulente dichiarazioni della vigilia, la strenua difesa dell’ottavo posto, la minaccia fino all’ultimo di Fiorentina, Parma dello stesso Bari e financo di Chievo e Udinese se vincessero, di toglierci dalla parte sinistra della classifica. Sarà un campionato da vivere fino all’ultimo secondo, difenderemo l’ottavo posto con i denti e, se ce la faremo, lo festeggeremo come fosse una plusvalenza, come il traguardo anelato di tutta una stagione. Un po’ per scaramanzia, un po’ per timore che i vari Bonucci, Meggiorini, Masiello potessero giocarci un tranello (che fa anche rima, e finisce subito in una canzone), non vedrò la partita.
Oggi mi merito ben altro.
Ed eccomi a La Spezia, allo stadio Alberto Picco, per seguire Spezia-Alghero.
E’ un match decisivo, mancano due giornate e gli aquilotti, che peraltro ho sempre odiato quasi come i cicloturisti di sampedenna, sono secondi in classifica, puntano ai playoff col miglior piazzamento, se non alla promozione diretta in LegaPro 1.
Spezia è allagata da un nubifragio della vodka madonna. Ma oggi ho deciso di non bere.
Voglio essere lucido.
L’appuntamento con Lui è alla una in punto sul viale dello stadio.
Volevo portarlo a mangiare datteri di mare proibiti in un posticino a Portovenere, ma giustamente mi dice che non può, ha la partita alle tre. Peccato, me lo meritavo e se lo meritava anche lui. Rimedieremo per cena, da “Polpo Mario” a Sestri Levante.
Avrò solo una mezzoretta, poi deve raggiungere i compagni.
L’emozione è alta. Ho incontrato tante persone nella mia carriera di uomo di spettacolo, ricordo ancora la stretta di mano di Adriano Celentano negli studi Rai, un buffetto di Renato Zero al Teatro Tenda di Roma, un…vabbè lasciamo stare, di Lucio Dalla, che comunque rimane un grande artista. Non dimenticherò mai le parole di Michael Bolton, e quel duetto con Bocelli che pensava fossi Antonacci…ma oggi da uomo, non da cantante, da tifoso rossoblu e non da supporter qualunque, raggiungo il massimo.
Il cuore batte.
Piove che dio la manda, ma non sento l’acqua scorrere sul mio viso.
Lui scende dalla macchina, indossa una tuta da ginnastica e ha i capelli raccolti con una fascetta. Cammina barcollante con la classica andatura del fluidificante e regge l’ombrello.
Mi fa un sorriso.
Mi faccio incontro, gli tendo la mano.
Ci abbracciamo.
E’ più forte di me, lo stringo al petto e...non è la pioggia, sono lacrime!
Tante sensazioni che si accavallano, gioie e dolori trattenuti per anni.
Sì me lo merito.
“Ti meritavo, Davide”
“Figurati – mi fa con un delicato accento lagunare – grazie a te di essere qui. Non ho i tuoi dischi ma me li procurerò presto”.
E’ un distillato di gentilezza ed umiltà, Davide Scantamburlo.
Ma non solo per questo me lo merito.
Me lo merito perché lui è uno vero.
Uno che da l’anima e l’ha data anche da noi.
Uno che non si è mai potuto permettere un Suv o una Porsche, ed è arrivato qui con una Ford Focus. E’ uno che si sarebbe legato alla nostra maglia per tutta la vita, se solo fosse stato più talentuoso.
Io mi merito Scantamburlo, mi merito di tornare a Lumezzane, a Teramo, a Castel di Sangro, a Crotone (se poi ci tornasse anche qualcun altro…) e dico “tornarci” perché IO ci sono stato.
Perché prima di diventare famoso, prima di montarmi la testa, prima delle Grey Goose e delle Svetlane, io ero un tifoso, uno vero, uno che il Genoa era il Genoa e andava bene anche in serie B, purchè in campo ci fossero undici grifoni e che finissimo la partita con sei cartellini gialli e due rossi. Moine, promesse, lusinghe della Serie A, della nuova società e di un ambiente più “in”…ho fatto presto a dimenticarmi certi veri valori e intorno vedo tanta gente che non c’era, non partecipava ma che è uscita fuori come champignon geneticamente modificati.
Fanculo, io rimango un vecchio porcino!
Noi ci siamo sempre comportati allo stesso modo, contro tutto e contro tutti.
Io me lo merito sì, Scantamburlo.
E non chiamatelo Scatamburlo senza la enne, che m’incazzo.
Potete storpiare il nome di Acquafresca, di Palladino, imparare da Sculli a pronunciare quello di Papasthatopoulos e di El Shaarawi…ma non mi sbagliate Davide Scantamburlo da Venezia.
Ci guardiamo negli occhi come ci conoscessimo da una vita.
In effetti è così, sei sempre stato nelle mie sofferenze, nelle mie angosce, nei campionati giocati fino all’ultimo secondo dell’ultima partita e spesso anche oltre.
“Allora siamo d’accordo – gli dico – dopo la partita si va a cena a Sestri, pesce e vino bianco, poi in discoteca con due amiche mie, si dorme dove capita e domani a Milano a registrare la tua voce sulla mia canzone dedicata a te”.
“Me pare un bel programmino – risponde – sojo sue done non te prometo niente parché sono un toso fedele…e poi anche una tratoria de Cornigliano me va bene”
E ti pareva che non mi meritassi uno così?
Ci riabbracciamo e vado a ritirare l’accredito di tribuna centrale. Non porto nemmeno la radiolina, oggi sono tutto per Lui. Non mi merito altro.
La pioggia si attenua ma il terreno è infame. L’arbitro Cervellera da Taranto sembra una creatura mitologica, metà stronzo e metà Racalbuto. Al nono minuto un sardo puro e tignoso di nome Rais piomba sulla caviglia di Davide come fosse Gattuso su una gnocca lituana. Mi alzo in piedi e urlo “bastaaaaardo” con quanto fiato ho in gola.
L’arbitro, forse intimorito dalle urla, ammonisce il Rais. Fanculo ai sardi e anche a Selassiè.
Cazzo, questi picchiano duro, Cervellera fischietta ma dovrebbe ancora ammonire, io urlo improperi e qualcosa di razzista sull’isola di Cossiga e di Valerio Scanu. Ci sono trenta esagitati da Alghero che sembra siano venuti qui per fare rissa. No, per favore, oggi no…un piccoletto in tribuna mi aggredisce, mi cinge alla gola e mi infila in bocca l’I-Phone. Per fortuna qualcuno lo acchiappa e lo fa sedere.
Intanto succede di tutto. In campo si picchiano, Scanta le da e soprattutto le prende, il tecnico dello Spezia D’Adderio viene espulso, un nostro attaccante viene colpito da un pugno ma Cervellera non dice nulla. Ora diluvia in maniera bestiale.
Che partita d’altri tempi, quante ne ricordo così…i bei tempi del mio Grifone.
Finisce il primo tempo, Scanta passa sotto la tribuna e mi fa ciao, e anche segno che è durissima.
Intanto il Sud Tirol è in vantaggio a Pavia e si tiene il primo posto.
Mi dicono che il Genoa fa 0-0 a Bari. Ma oggi il Grifone è qui con me, sotto il diluvio, sporco di fango e pieno di lividi come Davide.
Ma all’inizio della ripresa, sotto un vero nubifragio, passiamo in vantaggio.
GOOOL!
Scanta esulta e si butta nel fango con i suoi. Cazzo, come sente la partita!
L’Alghero non smette di picchiare, specialmente l’autore del gol Casarini. Il pur mansueto arbitro ne ammonisce quattro in rapida sequenza.
Mi rialzo e urlo a Davide: “Picchia, Scanta! Picchia ‘sti bastardi!”
Stavolta rischio l’I-Phone direttamente nel culo.
Ma Scanta mi ascolta e mette giù un sardone con un colpo di thai-boxe.
Cartellino giallo. Meritato, come io mi merito Lui.
Grande!
Dai corri Scanta, corri! Fai vedere il cuore!
Intanto è entrato un altro picchiatore di Alghero, Cau. Dopo pochi secondi dall’ingresso si lancia come un invasato contro un giocatore spezzino, tale Lollo. Intervento da espulsione, ma l’arbitro ammonisce soltanto. Per farvi capire quanto è stato tosto l’impatto, Cau non si rialza più e viene portato fuori in barella. Sostituito dopo due minuti dall’ingresso. Battuta la punizione a centrocampo, palla a Scantamburlo, supera in corsa un avversario, si accentra, lascia partire un missile dai trenta metri….eeeeeeeeeeeee PALO!!! Cazzo, la solita sfiga del Genoa…poteva essere l’apoteosi…stasera champagne di quello buono, tipo un millesimato di Philipponat o una roba del genere. La palla schizza nel fango, si crea la mischia…poteva essere il gol della tranquillità.
Intanto qualcuno mi dice che il Grifone sta perdendo a Bari…gol di Meggiorini.
Ma me lo merito io Meggiorini?
E Almiron in prestito?
Intanto è un parapiglia, quelli dell’Alghero se la pigliano con Lollo, reo forse di aver costretto all’infortunio Cau, tentando il suicidio. Una roba mai vista, viene espulso anche il vice allenatore Fusco. Ormai è una partita di rugby, Scantamburlo ha parecchi amici a Calvisano, ha giocato anche a Bassano e a Belluno…manca poco, Scanta scatta, finta il passaggio, supera il cerchio di centrocampo e lancia millimetricamente per Chianese che è solo in contropiede e GOOOOOOOL!!!
Sembra Barreto, sembra Castillo…goooool!
Scanta esulta, è stato il migliore in campo, non c’è dubbio.
Lo Spezia rimane secondo, playoff matematici. Il Genoa ha difeso coi denti del Bari l’ottavo posto.
Domenica io e Scanta saremo a Salò, per l’ultima partita, l’incontro decisivo con la terza in classifica per tenersi il posto d’onore e un vantaggio.
Al Ferraris col cazzo che ci vado, domenica.
Mi sa che non me li merito, Scarpi, Zapater e Palladino.

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