I turisti tornano in Kenya, per Pasqua gli alberghi riaprono, i buffet si ricompongono, i freezer si riempiono. La pace è stata siglata, il sangue non scorre più, le teste tagliate si ricuciono e i profughi edificano nuove capanne con gran dispendio di fango. Cosa può fare la Farnesina per rammentare a tutti che il Kenya non è comunque una meta consigliabile?
LA MALARIA!!!
Eh, già. A marzo, prima della stagione delle piogge, prendere la malaria è praticamente inevitabile. Un po' come morire e usare il T9 sul telefonino.
La malaria è una piaga sociale dell'Africa, una terribile febbre presente da sempre e ormai impossibile da debellare.
Innanzitutto perché nessuno si è preso la briga di bonificare l'Est Africa come Mussolini fece in Maremma, trasformando in pochi anni le tribù zulu locali in cavallerizzi di prim'ordine, vignaioli e bagnini per signora.
In secondo luogo perché con tutti gli animali che lo popolano, oltre alla zanzara tigre si trovano la temibile zanzara rinoceronte (oggi molto rara, ma si dice che il suo pungiglione sia afrodisiaco), l'enorme zanzara elefante, dotata di aculei giganti e preziosi (le famose zanzanne d'avorio), l'infida zanzara jena (mentre punge riconoscerete un'acutissima risatina), la velocissima zanzara antilope, detta "pic indolor", la zanzara giraffa che colpisce preferibilmente dalla cintola in su e la curiosa zanzara gnu (che punge una volta e non torna più).
Che dire della zanzara coccodrillo, che lascia una lacrimuccia di fianco al foruncolo o della zanzara ghepardo, che vi omaggia di eleganti mozzichi maculati?
Da non sottovalutare le moderne e pericolo-sissime mutazioni genetiche: c'è la Zanzibar, anofele che si annida nei locali pubblici, la Zanzàraba, che vi aspetta fuori dalle moschee e sparisce durante il ramadan, la Zanzarmata, che organizza posti di blocco sulla strada e non lascia scampo e la furbissima Zanza, che vi punge e, mentre vi grattate, fa sparire l'argenteria da casa vostra.
Per fortuna più di metà di questi insettacci vengono eliminati dalla Zanzara Leone, che se li divora e che punge l'uomo soltanto se non ha proprio niente di meglio da fare (ma questo alla Farnesina non lo sanno).
Chi avesse deciso di avventurarsi nel regno degli insetti, nell'inferno della puntura, a dispetto dell'Onorevole sito che lo vorrebbe nella tranquilla e sana Fregene, dovrà imbottirsi di pastiglie, infilare in valigia flaconi di pillole, bottiglie di sciropponi e magari qualche siringa per le iniezioni.
Si tratta della famigerata "profilassi".
Secondo alcuni luminari della medicina italiana, allorché decidiate di recarvi nell'Africa Equatoriale, dovrete iniziare la profilassi almeno
sei mesi prima, rinforzare le vostre difese immunitarie con una dieta a base di arance, spinaci e legumi (nel caso non funzionasse, potrete sempre cercare di distruggere le zanzare con terribili peti flatulenti), non bere alcool, non fumare e non fare sesso senza preservativo (questo perché in molti ancora confondono la profilassi con il profilattico).
La cura preventiva per la malaria, come ricordano molti specialisti, è sconsigliata ai bambini sotto i 14 anni, agli anziani sopra i 65, alle donne in gravidanza e a quelle che pensano di fare un figlio nei prossimi cinque anni, ai gay e a chi ha problemi cardiovascolari, a chi soffre di emicrania, di reumatismi, alterazioni psichiche e sindromi gastrointestinali, ai miopi e agli astigmatici, agli asmatici e i metereopatici, a chi ha fatto la scarlattina da piccolo, a chi ha fatto la varicella da grande, a chi non ha fatto il militare, alle vedove, ai figli unici, a chi non ha un titolo di studio superiore alla terza media, ai laureati con 110 e lode, a chi ha sofferto per amore e a chi non è mai stato fuori dall'Italia.
Per coloro che non fanno parte delle suddette categorie, è utile sapere che la profilassi funziona nel 25% dei casi.
In realtà oggigiorno a Malindi, prendere la malaria è difficilissimo, mentre al contrario è abbastanza semplice curarla una volta presa.
Ciò si deve all'introduzione dell'artemisina, che sterilizza i gametociti e ne blocca la trasmissione (non chiedete spiegazioni all'autore, egli non ha
la minima cognizione di cià che ha scritto…).
Un tempo le zanzare anofele (e non "anofile", come dice qualcuno che probabilmente è approdato in Kenya con il chiodo fisso) si catapultavano sui pochi muzungu come un turista di villaggio si lancia sul buffet.
Febbrone tropicale, un bel viaggio che le droghe della società occidentale non si sognano neanche: due o tre giorni di sudori caldi e freddi, deliri e vaneggiamenti, stati di allucinazione e dormiveglia comatosi, temperature corporee mai sperimentate prima e senso di distacco tra impianto osseo e cervello.
Il tutto gratis!
Oggi questo si può solo sognare o, come consiglia il nostro medico di fiducia a Nairobi, potete provare recandovi di notte in un bar di Kisumu Ndogo, sudati e indossando soltanto gli slip. Così come è possibile ancora morirne. Per provarci, seguite questo iter: "lasciar salire la febbre per 5 giorni, poi recarsi dal dottore sbagliato e prendere le medicine sbagliate o, meglio, niente".
Ma se non la volete, la malaria difficilmente vi colpirà; edilizia, strade asfaltate, disboscamento e altri segni della civilizzazione hanno fatto emigrare le tranquille zanzare anofele in altri luoghi più appartati.
Troppi mzungu, che sembra di stare in un enorme centro commerciale del sangue, meglio andare in cerca dei bianchi selvaggi dalla scorza dura, degli emo-ristorantini ruspanti, c'è più gusto. Punzecchiare quei corpi flaccidi e pallidi e succhiare le tossine milanesi o romane, non è il massimo della vita nemmeno per una piccola vampira.
Poi una volta l'uomo bianco anti-malaria si riconosceva per l'inconfondibile odore da ambulatorio dell'Autan, o dal lezzo di pesticida dell'Off.
Di questi tempi, invece, non si capisce più niente: olii vegetali al geranio e sedano, vaporizzatori al limone ed escrementi d'asino, preparati alcolici ottenuti riciclando il rabarbaro Zucca o il Cynar, creme caramellose e altri ritrovati che non cacciano gli insetti, ma semplicemente li disorientano.
L'effetto, tradotto dallo zanzarese, è più o meno: "Ma come cacchio ti sei profumato, volevo solo un po' di sangue, mica portarti a letto!".
Per non parlare dei moderni zampironi, che affumicano l'ambiente, provocano il cancro ai polmoni nel giro di due settimane, e hanno il potere di far incavolare ancor più le zanzare.
Una volta che il corpo è stato unto e vaporizzato, lo zampirone acceso come un incenso indiano, è sufficiente inguainarsi dentro zanzariere di ogni forma e misura: quella a tendina del letto, quella tonda del divano, quella verandata per l'esterno, la zanzariera pensile per il balcone, quella a rete di pescatore per la piscina e quella con un buco sotto, per la toilette.
Anni fa, gli avventurieri italiani a Malindi, ex cacciatori di frodo e neo cacciatori di gnocche, si vantavano delle loro malarie, facevano quasi a gara:
"Io ne ho fatte cinque nel giro di due anni",
"Io ne ho fatta una cerebrale e sono ancora vivo"
oppure:
"Io ce l'ho tutti i giorni, la malaria"
o addirittura
"Sono morto di malaria e ora sono una zanzara!" (effetti dell'assunzione di marijuana durante la degenza).
Nel Terzo Millennio la malaria a Malindi è stata soppiantata da forme virali e malanni molto più trendy e più etno-world.
Altro che zanzare!
Fenicotteri radioattivi, scarafaggi con le antenne che trasmettono l'Aids, televisori col satellite che trasmettono Rai International, parassiti delle piante e venditori di multiproprietà, meduse velenose e megere avvelenate.
Le zanzare non soltanto non fanno più paura, ma sono diventate simpatici ornamenti della casa, creano un'atmosfera e ricordano ai turisti che siamo in un paese caldo, all'equatore, pur essendo a sole otto ore di volo da Busto Arsizio.
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