lunedì 22 marzo 2010
FREDDIE BECCIONI: 1 - RUSSO, UNA RUSSA E I TRE BACIONI DI FIRENZE
Strano. Quando vedo il Genoa in trasferta alla tv su un divano “Tylosand” dell’Ikea blu a righe bianche, avvolto dal freddo e dalla nebbia dei navigli milanesi e immalinconito dalla “saudade” di Zena e della maccaia, il Grifone non perde mai.
Ma c’è sempre una prima volta, come diceva mia nonna Ubaldina. Mio nonno Gianrico invece sosteneva che non tutte le ciambelle vengono col buco, figuriamoci le ciambrutte, ehehehe.
Al fischio d’inizio del signor Russo, che non sembra essere parente del centravanti di un Grifone che mi faceva soffrire da ragazzo più delle fidanzatine, appoggio la chitarra sul pavimento, dopo avere scritto un nuovo inno del Genoa 1893 Cricket and Football Club e aver arrangiato una versione reggae di “Lo porti un bacione a Firenze”, e mi concentro.
Nemmeno il tempo di finirmi la prima bottiglia di “Grey Goose”, una vodka francese nuova e molto trendy che mi ha consigliato Cesare Cremonini, e Gilardino si spiaccica a terra, si contorce ma inventa un passaggio che manda in confusione la nostra attentissima difesa, pronta a disputare una gara leonina come quella di San Siro, che ero andato a vedere in tribuna al Meazza sfidando la cabala e un principio di cervicale, l’emicrania vasomotoria a grappoli e l’agorafobia.
Così Gobbi s’incunea e inventa un passaggio per Santana, che (quando si dice la sfortuna) non avrebbe nemmeno dovuto giocare, se Marchionni non si fosse infortunato, così come lo stesso Gobbi non avrebbe mai potuto inventarsi niente, se Vargas fosse stato recuperabile. Noi invece da quella parte non abbiamo il capitano coraggioso Marco Rossi…
Il brasiliano, che non sembra essere parente del chitarrista di Abraxas, si esibisce in un numero mai osato prima e l’incolpevole Amelia deve solo raccogliere il pallone nel sacco.
La tattica preparata minuziosamente in settimana da Gasperini se ne va a farsi benedire da Don Gallo, io apro la seconda boccia di “Grey Goose” (mi fa impazzire questa vodka francese) compongo all’istante una bossanova sull’emicrania da salotto e mi preparo alla reazione del Genoa. Quando mi risveglio, è il quarantesimo del primo tempo e la Fiorentina attacca, ignoro cosa sia avvenuto prima, ma posso immaginare invece le parole di Gasperini durante l’intervallo. Io mangio una confezione di amaretti di Sassello e finisco la “Grey Goose”, che inizio a sentire, compongo un nuovo inno per il Grifone con il ritornello che fa “Una rete, una rete, rossoblu fateci una rete/è la gradinata che lo pretende/dai rossoblu fateci una rete”.
Mi carico. Il match è decisivo per le nostre legittime ambizioni di champions. Possiamo ancora ribaltare il risultato. Apro un’altra “Grey Goose”. In campo c’è Milanetto, che non sembra essere parente del Milanetto che ha giocato contro il Cagliari la settimana scorsa, Zapater invece è proprio lui. Palladino sfiora il gol con un bel tiro e poco dopo Bocchetti alza di poco di testa. Ma la Viola lotta su ogni pallone e sente la posta in palio vicina, noi ci sbilanciamo un po’ di più, grazie alla spinta del subentrato Juric e dell’esplosivo Suazo, la nostra pantera nera. Mi sbilancio anch’io, che rovino sul divano, rovesciando anche un po’ di quella fottutissima vodka francese. Riprendo posizione proprio mentre la perdono Bocchetti e Criscito e Amelia deve intervenire alla disperata sul folletto Jovetic, un vero fenomeno. Rigore dubbio concesso da ‘sto Russo del cazzo e realizzato da Gilardino, che è pur sempre il centravanti della nazionale. Compongo una ballata sulla nazionale a cena con Mandela e cerco di rilassarmi. Citofona Svetlana, le dico, prima di salire, di andare giù al bar da Fabietto e farsi prestare una bottiglia di Absolut che questa merda di “Grey Goose” non mi va più giù, per colpa di Russo. Ora il Genoa fa pressing, ha capito che la gara le è sfuggita di mano. Ma il contropiede di Prandelli, anche se non esprime un gioco totale come il Gasperson, è micidiale. Babacar con un gioco di prestigio fa fuori il povero Bocchetti, che al novantesimo avrà anche diritto di distrarsi un attimo, no? E poi con un colpo di biliardo mette in fondo al sacco il 3-0. Pensate che sfiga nella sfiga, Babacar era nostro, poi Corvino una mattina arrivò prima di Preziosi con il contratto in mano, quel senegalese che aveva paura di finire a fare il “vu cumprà” come nella mia canzone “Vendo Tuto”, firma la prima cosa che gli capita, oltretutto Corvino, senza mentire, gli dice “va’ che io sono genoano” e il fenomeno si ritrova a Firenze invece che a Pegli. Compongo una canzone su Babacar, la clandestinità, l’immigrazione e la casualità contrattualistica, poi al fischio finale di Russo, entra in casa una russa. Come sempre, quando perde il Genoa, sa lei come tirarmi su. Sono certo che anche Gasperini saprà come tirare su la squadra in vista della partita fondamentale col Palermo. Magari non nella stessa maniera di Svetlana, ma sono fiducioso. Poi, guardando la classifica, siamo sempre avanti ai Viola e a pari punti col Napoli. Chi ha mai parlato di Champions? Ecco, sarà il titolo dell’ultima canzone che compongo, se riesco a fare gli accordi con la gibson semiacustica con Svetlana sopra.
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