A me di Kibaki e Odinga non è mai fregato un bel niente.
A me importa delle mie vacche, specialmente.
Poi anche dei miei figli, ma quelli muoiono anche se gli stai dietro, anche se li segui a vista.
Si lamentano e muoiono, prima di averti dato frutti. Le loro madri come frutto ti hanno dato quelle bestiole e se loro non hanno dato frutti ti sembra di avere vissuto per niente.
Mica puoi tenerli alla corda, i figli.
E allora trovati una moglie più giovane, falla scopare da tuo padre o da tuo fratello maggiore e, se è buona e resistente, scopala per un po’. Se hai fortuna in cinque anni non ti fa più di tre bambini.
Le mogli non sono fondamentali. A Kitale per scopare ci sono le ugandesi, che però vogliono tanti soldi. Anche a Tororo ci sono le ugandesi e costano di meno, ma quel che risparmi in soldi lo spendi in tempo e fatica: tre ore in camion (venti scellini per il passaggio) e poi valicare il confine, attraverso le gole di Walanga. Poi altre due ore di roccia con i piedi sanguinanti avvolti in pelle di antilope, fino alla strada ad aspettare un altro camion. Questo costa solo 10 scellini, se hai la moneta ugandese. Un safari di un giorno per trovarti una donna più nera di me che odora di erbe di città e si muove con lentezza, non come tua moglie che sembra sempre un animale braccato.
Cinque minuti ed è tutto finito. Quasi meglio scoparsi una capra.
L’ho fatto solo due volte. La prima ero ragazzino, la seconda avevo deciso di scappare e di fermarmi a lavorare a Tororo. La polizia ugandese mi ha rimandato indietro e per un anno non ho avuto il coraggio di guardare in faccia i miei vecchi.
Da allora ho pensato che le vacche sono meglio.
Con le vacche ci bevi il latte, ci cresci i tuoi figli che uno su quattro ti darà i frutti. Con le vacche ci puoi scopare, nel senso che più vacche hai e più mogli ti puoi comprare. Se la vacca si ammala te la puoi mangiare e vendere la carne. Ti puoi mangiare anche il vitello, se hai tanta fame da non aspettare che diventi un bue. Alle vacche basta l’erba e se hai la forza e la pazienza da salire fino al Grande Monte, trovi anche quella buona e ti fumi quella che cresce spontanea.
La più buona sta sulle colline di Kaptaleria. Se arrivi fino a là e ti piace il rischio, puoi andare a Eldoret una volta al mese e venderla. Puoi guadagnare anche 150 scellini. Sono i soldi per cinque chili di polenta. Non si può vivere solo con le vacche, ma senza di loro non avrei scoperto questo business.
A me di Kibaki e Odinga non frega niente. Adesso hanno fatto la pace, prima avevano scatenato la guerra. Ma qui a Endebess la guerra si è sempre fatta. Si muore e ci si uccide da quando c’è la parola per dire le cose. Ci si ammazza per le vacche, per la terra e per l’erba migliore.
Noi siamo tutti di una tribù, ma c’è qualcuno che si sente diverso, perché viene da Kimilili e dice che noi non siamo Kalenjin, ma mezzi Kamba. Dicono che tanti anni fa noi stavamo a Kapchorwa, dall’altra parte del Grande Monte. In Uganda. Ci hanno sempre ucciso se ci trovavamo dalle loro parti con le nostre vacche, hanno segnato la terra dei pascoli e distrutto le nostre capanne temporanee. Conoscono le nostre abitudini e ci aspettano. Qualcuno di loro non compra le vacche, aspetta le nostre. E se uno dei nostri ne incontra uno dei loro da solo, perché sta segnando un terreno o seguendo le orme di un percorso nuovo, dovrebbe ucciderlo.
Mio fratello lo ha fatto, io ho paura e non mi è mai capitato, ma so che dovrei farlo.
Quando siamo andati a votare abbiamo capito che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto. Erano due di loro a prendere le nostre schede, nella scuola elementare di Endebess. Erano venuti fino a qui da Kitale scortati da una Land Rover della polizia. Solo in queste occasioni si vede una Land Rover, in questo altissimo deserto di roccia e cespugli. Oppure quando arriva l’uomo bianco a regalarci stracci e a darci pastiglie che ci tolgono la febbre gialla.
Due giorni dopo le elezioni qualcuno è partito per Eldoret e non è più tornato. Alla luna nuova sono arrivati in venti e ci hanno rubato cinque vacche. Avevano un camion scassato, che non correva più di mio cugino Kapketirir, quello che è andato a Nairobi a quindici anni e ci manda ogni tanto cinquecento scellini perchè ha vinto una maratona. Così li abbiamo inseguiti cercando di salire sul camion e liberare le vacche, ma è spuntato un uomo grasso con la divisa da militare e ha sparato all’impazzata. Due di noi sono morti e uno oggi ha una gamba che non funziona.
Da quel giorno Endebess si è trasformata in un incubo. Leghiamo le nostre vacche e la notte dormiamo insieme a loro nella capanna, ci organizziamo in ronde per il villaggio e facciamo la guardia a turno. A volte appicchiamo fuochi per ostruire il passaggio e la vista a chi viene da fuori.
Ne abbiamo uccisi due, ma non sono sicuro che volessero le vacche, per me erano soltanto poveri senza tetto che cercavano da mangiare. Qualcuno ha anche festeggiato ubriacandosi di Chang’a.
Dopo un’altra luna, poi, sono arrivati i fuori strada dei bianchi.
C’erano altri neri con loro, perfino due indiani. Indiani così bianchi li avevo visti solo a Kitale, in un negozio di chiodi. I bianchi arrivano sempre dopo, a volte si dice che quando si fermano nel tuo villaggio, per un po’ non succederà niente, ma appena se ne vanno è meglio che te ne scappi anche tu. Così non abbiamo fatto, perché i bianchi e gli indiani che parlano swahili, ci hanno promesso che sarebbero tornati e hanno detto che Kibaki e Odinga hanno firmato la pace e che tutto il mondo li guardava dalla televisione.
Anche a Kitale è arrivata la televisione, e a Eldoret. Ha fatto vedere al mondo i loro morti, le loro case incendiate, i loro volti urlanti. Quelli dei Luo e dei Kikuyu. Per loro sono tutti Luo e Kikuyu, non sanno che ci sono anche i Kalenjin di un certo tipo e quelli di un altro, quelli con tante vacche e la terra migliore dove pascolare e quelli che la vorrebbero.
Così ci ammazziamo ancora adesso, che c’è la pace e che non c’è più la televisione.
E una questione di vacche, quelle avevamo prima, quelle cerchiamo di tenerci adesso e di aumentare.
Vacche, e la terra per pascolare.
NAIROBI - Li hanno assaliti e uccisi per rubar loro il bestiame: 20 persone sono morte cosi’ nella Rift Valley, nell’ovest del Kenya, durante e dopo un raid compiuto martedi’ scorso. Tra le vittime anche 5 banditi, uccisi dalla polizia. Un migliaio i capi di bestiame rubati dagli aggressori. (Agr)
Kitale - 19/03/2008 – Le comunità del Monte Elgon hanno chiesto ufficialmente al Governo di fermare la repressione delle forze di Polizia locali nei villaggi. Gli interventi dei militari si sarebbero resi necessari per sedare nuove faide tra clan per motivi territoriali e di bestiame e avrebbero causato altri morti e feriti. (Reuters)
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