giovedì 7 gennaio 2010
NIENTE SESTO...SIAMO INGLESI (Milan-Genoa 5-2)
Muburu è l’esperto malindino di calcio inglese. Il pelo color sabbia del pizzetto rivela che da quando in Kenya c’è la tivù col satellite non si perde una partita. Che sia al bar, dalla staccionata fuori da un hotel o a scrocco a casa di conoscenti conosciuti all’uopo, per lui una partita di premier league vale più della messa del venerdì per un mussulmano. Una volta per assistere al derby Tottenham-Arsenal, ha rischiato il coccige, precipitando da un balcone dov'era appollaiato per sbirciare in una camera e finendo in terra ancora perfettamente seduto.
Muburu dice che ieri abbiamo giocato una partita molto inglese. Di quelle inglesi che da una parte c’è l’Arsenal rimaneggiato, con assenze e qualche problema tattico, dall’altra un Everton, un Aston Villa che l’anno scorso ha fatto la Uefa e quest’anno non si ripeterà, perché ha venduto i pezzi meglio. Quando Muburu accenna al Principe gli offro una tusker e gli dico di non tornarci su.
Comunque la sua visione mi va benissimo, penso, mentre Borriello sale in cielo e uncina un pallone che va dove andava spesso quando giocava con noi, non c’è da stupirsi e non c’è da essere meno ottimisti per questo. Abbiamo preso il quarto, ora prendiamo il quinto, magari niente sesto, siamo inglesi...
Il campionato non cambia se arrivi ottavo o tredicesimo, è comunque un campionato minore ma si rimane nella massima serie. Semmai dovrò dire a Muburu che ha ragione lui anche quando dice che l’allenatore non è importante, te lo dimostra la solita Albione che ha inventato il calcio eppure trovami una squadra che non gioca col 442. Persino Mourinho (e mica hai detto Washington Cacciavillani) faceva finta di giocare col 433 ma in realtà…
Makotsi l’elettricista invece preferisce il calcio italiano e ama il Grifone, anche se adesso butta un occhio all’Inter quando c’è il Principe. Per lui ieri sera è stata una sconfitta che brucia. “Ci avevo anche creduto dopo il gol di Sculli – rivela mentre tenta inutilmente di aggiustare la sua moto cinese Bajaj, che non è elettrica – il rigore parato, sembrava andare tutto bene”.
Secondo Makotsi qualcosa si è rotto nello spogliatoio. Lo dice così tra un bullone e una candela, e non sa dei senatori ligi, del malcontento di alcuni e della dilagante apatia di altri, che può contagiare come un virus il resto della squadra. Non sa quel che l’Africa già sente, che leggo dal cielo, dalla scritta del Safari Bar che si sta arrugginendo con le piogge strane fuori stagione che a Copenhagen non si vogliono spiegare. QUEL progetto è già finito, ma bisogna dirlo con serenità. Gasperson ci porterà verso un onorevole salvezza. Puoi scommetterci le corna di un kudu. Maburu dice che l’allenatore non conta, conta la forma fisica, la motivazione e lo spogliatoio. E qui ci sarebbe da spendere altre pagine e pagine. Ma l’Africa chiama, la figlia anche. L’anno scorso Agata Zena nasceva poche ore prima di un memorabile Milan-Genoa, in cui nel primo tempo avevamo giocato come ieri, pressando un po’ a vuoto e palesando qualche amnesia, finendo sotto giustamente per 1-0, ma nel secondo noi avevamo continuato a correre, loro si erano sorpresi. Ieri è successo il contrario, anche sul 4-0. Maburu e Makotsi su una cosa ha ragione. Ieri sera non è stata affatto una questione tattica-
L’Arsenal di Leonard si schierava con una sola punta di ruolo, e l’Everton di Gasperson pure.
Ma loro facevano salire di continuo i laterali di difesa, noi solo nella prima mezzora. Saliva anche Criscito, terzo di difesa, ha fatto uno slalom pure Biava. Dice Muburu che la partita è finita quando è uscito Moretti. Per me la partita è finita quando sono entrati in campo Milanetto e Juric. Il primo è un buon regista, intendiamoci, ma come tamponatore è meglio nonno Kazungu se gli dai da guidare un Land Cruiser. Il secondo gira a vuoto come il Land Cruiser con cui Kazungu si è impantanato a cinquecento metri da casa. Ieri mi sforzavo anche di capire dove fosse il “progetto”. Con Tomovic e Fatic in panchina e altri cinque o sei che segnano in altre squadre. A parte Criscito, tutti giocatori sopra i 26 anni e ben 5 sopra i 30. Allora forza Everton! Forza Villans! Che quando prendono cinque o sei saracche non fanno una piega, coi tifosi che cantano come noi contro l’Inter. Che bello vedere cinquemila tifosi del Leeds, precipitato in terza divisione, come il fiero Grifone, fare festa nella bolgia di Manchester, dopo aver eliminato in F.A.Cup il grande United. Ecco, teniamoci quello spirito, ma allora piantiamola coi Suazo, i Natali e i Gaby Milito e se progetto deve essere, campus o vivaio, mi sta bene anche essere dov’è l’Udinese, ma con una linea verde che corre e non annaspa, con due centrocampisti che non possono essere saltati come birilli da Ambrosini e Gattuso che se ne arrivano in area, solo perché hanno fatto mezzora di pressing asfissiante all’inizio. E piantiamola anche con la dirigenza, i presidenti, i massaggiatori e gli autisti dei pulman. Quelli del Leeds l’altra sera godevano. E non era una gioia minore.
Ieri sera non ho goduto per nulla, nemmeno per la bontà dei sandwich che hanno stoppato le tante tusker bier. Per fortuna che c’è il Grifone, che c’è la storia, che c’è la Nord, che ci sono questi magici colori…E domenica tutti a tifare dal primo all’ultimo minuto e al diavolo lo spogliatoio, Floccari, il progetto, Menegazzo, Bonucci e Rafa Marquez. Il Genoa siamo noi…o al massimo l’Everton…
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Caro Freddie,
mio padre nella sua carriera di allenatore non ha mai raggiunto il livello, i risultati e il prestigio di Mourinho, e' un dato di fatto, ma vantava un patentino di allenatore di prima categoria ottenuto studiando a Coverciano (esattamente come ogni allenatore di A). Ma soprattutto ha sempre allenato con passione, con grande senso di responsabilità e con profonda onestà, e ha sempre considerato il calcio, fino all'ultimo, la sua vita. Lui avrebbe probabilmente sorriso al tuo commento, ma poiché non c'e' più, io devo invece dirti che lo trovo inutile, di cattivo gusto e soprattutto indelicato e mi chiedo cosa mai ti abbia spinto a scriverlo.
Saluti, Silvia Cacciavillani
Lui avrebbe sorriso perché era un mondo in cui si capivano le battute e si rideva di più e di tutto, senza prendersi sul serio. Viva Washington e le belle persone, e viva l'ironia!
Posta un commento