Pensò dietro di sé, e il pensiero gli si aggrappò alla schiena come uno zaino che si riempiva di difficoltà man mano che la strada diveniva più agevole.
Non riusciva a liberarsi dello zaino, che aveva preso forma, incollato alle sue spalle.
Meditò furbescamente di farsi rubare il contenuto da qualche malintenzionato.
Si addentrò nel quartiere proibito e ne esplorò il perimetro, fin quando due neri saltarono fuori come dal nulla che era più nero di loro e lo presero a calci.
Non sentiva dolore, lo zaino proteggeva il suo corpo dalle botte.
Non ci fu niente da fare. I due avevano cercato di liberare quell'enorme borsa dalle spalle della vittima, ma era come attaccata alla carne.
Allora la aprirono, cercando di svuotarla ma, appena ci misero le mani dentro, risucchiò come fosse un aspirapolvere i due malcapitati e li ridusse ad una semplice difficoltà in più. Con il suo bel peso.
Adesso era persino ridicolo, un uomo di media statura, con due braccine da impiegato e questo gigantesco fardello dietro le spalle. La gente non credeva nemmeno agli occhi di quelli che lo additavano e si fermavano incuriositi al suo incedere appesantito ma indifferente, gobbo e rassegnato.
Immaginava la fatica che avrebbe fatto a trovare la posizione per dormire, per sedersi a mangiare, per andare al gabinetto. Nessuna donna avrebbe voluto fare l'amore con lui, neanche la più squallida delle prostitute.
A mezzanotte si presentò, ormai stremato, al pronto soccorso.
"Si tolga quello zaino, altrimenti non passerà dalla porta" lo avvertì il receptionist.
"Magari potessi..." sbuffò lui "sono qui per questo"
Il medico di turno era esterrefatto. L'infermiera si sporse troppo e ci rimise la parrucca bionda.
"Non sapevo che avesse i capelli corti..." sorrise il medico, notandola seriamente imbarazzata.
"Insomma, vogliamo risolvere il problema?"
Provarono con un bisturi, ma un tascone dello zaino inghiottì pure quello. Un giovane apprendista, appena laureato e col pallino dell'omeopatia suggerì di somministrare all'insolito paziente un calmante.
Dopo due ore lo zaino si afflosciò, riducendo sensibilmente il suo peso.
Aveva eliminato qualche difficoltà, ma non ne voleva sapere di staccarsi.
"Infermiera!"
La donna dai capelli corti aveva già capito. Era l'ultimo tentativo, per il bene della scienza, per entrare nella storia e per recuperare la sua parrucca.
Si spogliò ed iniziò a lavorare sopra all'omino con lo zaino. Mentre l'uomo pareva non rispondere alle sue sollecitazioni, lo zaino s'irrigidì, raggiungendo dimensioni insospettabili, scalzando l'infermiera dal lettino e risvegliando il paziente.
"Siete dei buoni a nulla, guardate cosa avete combinato!"
Si rivestì e guadagnò l'uscita.
Adesso il borsone era sicuramente più leggero, ma sembrava ci fosse dentro una canoa, il poveretto doveva piegarsi e tenerlo, eretto, in posizione orizzontale.
Man mano che gironzolava per la città, cresceva la curiosa partecipazione delle persone che lo incontravano e si chiedevano perché mai recasse con sé quell'incredibile zavorra, e soprattutto cosa ci fosse dentro.
"Non l'aprite, o sarà peggio per voi!" gridava a tutti.
Purtroppo non fece a tempo ad accorgersi di un bambino curioso, che divenne il primo passeggero della canoa.
Non mi resta che il suicidio, pensava.
Ad un tratto ebbe un'idea.
Ma sì, come aveva fatto a non pensarci prima?
FINE PRIMA PARTE
1 commento:
Ah, beh...se lo dici tu!
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