martedì 13 gennaio 2015

NON VADO PIU' A MALINDI

NON VADO PIU’ A MALINDI perché c’è l’Ebola in Sierra Leone
NON VADO PIU’ A MALINDI perché c’è il fermo pesca in Giappone.
NON VADO PIU’ A MALINDI perché in Botswana un contadino si è tagliato un dito ed è andato a letto con una prostituta sieropositiva dello Zambia che ha un fratello a Kilifi e non si sa mai
NON VADO PIU’ A MALINDI perché non voglio fare il vaccino per il Mal d’Africa
NON VADO PIU’ A MALINDI perché la malaria fa un milione di vittime all’anno nel mondo
Infatti non vado più nemmeno dal tabaccaio, in birreria, in autostrada, a Marghera, a Seveso…
Quasi quasi mi faccio una bella vacanza in Siria, che ne crepano molti meno e anche ZAC! In maniera rapida e indolore
NON VADO PIU’ A MALINDI perché i kenioti stanno diventando troppo ricchi e non mi commuovo più quando vedo i bambini davanti alle loro capanne di fango
NON VADO PIU’ A MALINDI perché il charter per Mombasa costa più dello shuttle della Nasa
NON VADO PIU’ A MALINDI perché per comprare due ananas, un chilo di aragoste e una bottiglia di vino bianco sudafricano ho dovuto vendere l’appartamento al Lawford’s
NON VADO PIU’ A MALINDI perché quest’anno ti offrono tutti l’aperitivo, ad ogni angolo c’è un cocktail, è impossibile non fare un aperitivo, un happy hour…a me mi si spacca il fegato ad andare a Malindi!
NON VADO PIU’ A MALINDI perché mi hanno detto che ci sono le moschee
(ma alla piscina del Billionaire non le avevo mai viste…)
NON VADO PIU’ A MALINDI perché c’è l’integralismo islamico e a me i cereali e le fibre fanno andare al bagno di corsa. Al massimo consiglierò Malindi a mia cognata che è stitica
NON VADO PIU’ A MALINDI perché io so tutto del pericolo mussulmano
NON VADO PIU’ A MALINDI, al massimo sarà Malindi che dovrà venire a me
NON VADO PIU’ A MALINDI perché quest’anno è di moda non andare a Malindi
NON VADO PIU’ A MALINDI perché una volta lì era tutta campagna
NON VADO PIU’ A MALINDI perché adesso ci sono anche le mezze stagioni
NON VADO PIU’ A MALINDI perché Malindi non è più quella di una volta
e dire che ci sono stato una volta sola…
NON VADO PIU’ A MALINDI perché è piena di mafiosi e io che abito a Roma queste cose non le posso tollerare!
NON VADO PIU’ A MALINDI perché c’è la corruzione e io già vivo nel paese più corrotto d’Europa, almeno in vacanza fatemi andare in un posto normale…ho già fatto Danimarca e Svezia, mi sono rimaste Norvegia e Finlandia.
Non vado a Malindi perché per fine mese ho già programmato l’omicidio di mia moglie
e del nostro figlioletto di due anni e se mi va bene mi suicido anch’io
NON VADO PIU’ A MALINDI perché manca l’acqua (sì vabbè, ma a Milano mi manca l’aria…)
NON VADO PIU’ A MALINDI da quando ho saputo che faranno l’aeroporto internazionale
e ci potranno arrivare cani e porci
NON VADO PIU’ A MALINDI, bau bau
NON VADO PIU’ A MALINDI oink oink
NON VADO PIU’ A MALINDI, ma chissenefrega, io andavo sempre a Watamu
Non vado a Malindi perché il traffico è diventato insostenibile
Non vado a Malindi perché non c’è in giro nessuno
(Sì vabbè mettetevi d’accordo…)
NON VADO PIU’ A MALINDI fino a quando non riparano per bene le strade
(Addio, amico…)
Non mi vedrete più a Malindi, se mai mi avete visto prima…
No, NON MI VEDRETE PIU’ A MALINDI!
O al massimo vedrete un’altra persona, perché mi sono rifatta labbra, seno e chiappe!
NON VADO PIU’ A MALINDI perché devo atterrare a Mombasa e ci si mette due ore
a uscire dalla città
NON VADO PIU’ A MALINDI perché sì, potrei anche atterrare a Nairobi e poi arrivare direttamente, ma devo stare in ballo 13 ore con uno scalo a Dubai o al Cairo e poi viaggiare su un aereo sporco con le hostess che non parlano la mia lingua e infine devo ritirare i bagagli due volte e…
Ma ti hanno mai detto che andare a cagare è molto più facile?
Puoi atterrare direttamente sulla tazza del cesso, devi stare in ballo dai due ai dieci minuti,
a meno che tu non abbia dei problemi, in tal caso ti consiglio un po’ di integralismo islamico, poi a discrezione puoi fare uno scalo tecnico sul bidet perché il tuo culetto è senz’altro più sporco di un aereo dell’Emirates, parli con te allo specchio nella tua lingua, e non hai bagagli da ritirare!
NON VADO PIU’ A MALINDI perché non sopporto di vedere il nonno con la sua fidanzata diciottenne
NON VADO PIU’ A MALINDI perché il nonno non mi paga più il biglietto per andare a puttane con lui
NON VADO PIU’ A MALINDI perché mi han detto che dopo tre mesi potrebbero non rinnovarmi il visto di soggiorno (che è un po’ come dire: “non faccio l’amore con te perché poi magari dopo tre mesi non me lo chiedi più”…contento te!)
NON VADO PIU’ A MALINDI, almeno per i prossimi 4 mesi, 11 giorni, 19 ore e 27 minuti.
NON VADO PIU’ A MALINDI, non ci vado più tié tié tié
NON VADO PIU’ A MALINDI, ma se non vado a Malindi dove posso andare?
Guarda, io un consiglio spassionato ce l’avrei…
Ma vaffanculo, va’.

(Freddie del Curatolo)

www.malindikenya.net/angolodifreddie

martedì 6 gennaio 2015

LA SCHEDINA DI GAETANO: STORIA DI DUE AMICI E UN GRANDE CALCIATORE NELL'ITALIA DI FINE MILLENNIO (da Pianetagenoa1893.net)

Il romanzo di Freddie Del Curatolo è atipico rispetto alle pubblicazioni che di solito recensisco.
Avrete da tempo capito cari lettori (come direbbe il nostro beneamato direttore «da Boccadasse al Mato Grosso»), qui non si tratta di giudicare o di stabilire il talento o il valore di chi scrive; per questo motivo non mi sentirete mai formulare giudizi. Mi riprometto di presentare degli scritti che possano risultare significativi per chi si interessi di calcio e in particolare di Genoa.
“La schedina di Gaetano” è una narrazione che parla di calcio e anche di Genoa. Il riflettore è puntato soprattutto su due protagonisti, Eugenio e Sandro, che il lettore segue nel corso di oltre un trentennio. Leggendo ci immedesimiamo nelle esperienze, nelle scelte di vita…in una parola, per quasi 300 pagine viviamo con loro.
Il primo elemento che salta agli occhi è che il calcio costituisce un leit motiv costante, che a un certo punto cambia la vita dei protagonisti. Particolarmente spassoso è il dialogo tra i genitori di Sandro che riflettono sul futuro del figlio. «Su, Marina…lo abbiamo chiamato così in onore di Sandrino Mazzola e tu non vuoi che diventi un calciatore».
«Io avevo in mente il poeta Sandro Penna…e speravo in qualcosa di meglio».
«Il calcio è un’arte, come dipingere, Marina. Non ho mai sentito nessuno dire, invece, che leggere sia un’arte».
«Ma il ragazzo è portato anche per il disegno. E tu? Invece di regalargli un cavalletto lo riempi di scarpe, pantaloncini, calzettoni».
«Per quello c’è già la scuola. E se emulasse il mitico Gigi Meroni, fantasista e pittore, magari anche stilista?». (pag. 9).
La schedina del titolo è quel foglietto che, fino a non molti anni fa, poteva cambiare le sorti di famiglie e il destino di molti (non svelo il mistero di quale sia il suo legame con Eugenio e Sandro). Il Gaetano del medesimo titolo è invece un personaggio molto amato anche da chi non è mai stato juventino, perché simbolo di un calcio che non esiste più: Gaetano Scirea.
Tutto qui dunque?
Neanche per idea.
L’opera può essere letta e fruita a più livelli, dati i numerosi stimoli che fornisce: romanzo di formazione; narrazione sperimentale basata sul dialogo; opera quasi “multisensoriale” (per i numerosi riferimenti alla musica)…
Personalmente, per concludere, vorrei svelarvi le suggestioni che ha creato a me: l’ho considerata come una sceneggiatura, inscindibilmente legata ai suoni e alle immagini.
Un suggerimento per un eventuale regista?
Chissà…
Monica Serravalle