giovedì 23 aprile 2009

GLI ALBUM DEL DECENNIO: HUEY LEWIS "PLAN B"


Otto lunghi anni di silenzio rock. Tanto è passato prima che il californiano Huey Lewis, decidesse di tornare alla musica, nel 2004. Con i suoi “News” negli anni Ottanta Lewis è stato molto più che una meteora. Iniziando a farsi conoscere nel suo Paese con una miscela di Surf rock e rhythm & blues, ha raggiunto il successo balzando in testa alle classifiche Usa nel 1983 con l’album “Sports” che conteneva almeno 4 singoli di successo: la balneare “If this is it”, la cover “Heart and soul” la travolgente “The heart of rock ‘n roll” e soprattutto “I want a new drug” la cui musica copiata di pari passo da Ray Parker junior finisce col nome di “Ghostbuster” nell’omonima colonna sonora aiutando non poco Lewis e soci (niente causa, Lewis sapeva tutto e autorizzò). E’ ancora una colonna sonora a intrecciare la carriera dei News. Due anni dopo il successo è mondiale: “The power of love” è il brano trascinante dello spielberghiano “Ritorno al futuro” e l’album “Fore” fa il botto: dieci milioni di copie. Il segreto è un rock’n roll massiccio ma non invadente, spruzzi funky (spesso HLTN si avvalgono della sezione fiati dei Tower of power) e accenni Fifties. Ma soprattutto la simpatia e la voce del leader gigione Huey Lewis, ex hippy ma con l’aria del bravo ragazzo e un timbro molto più nero che californiano. I ragazzi scrivono buonissima musica e l’ottimo “Small world” (tra i collaboratori anche il jazzista Stan Getz) ne è la conferma. Nonostante le hit “Perfect world” e la title-track, l’album non fa sfracelli e il cantante inizia a dedicarsi alla pittura e a comparsate in alcuni film minori di Hollywood. Nel 1991 “Hard at play” strizza l’occhio al rock un po’ più duro: album piacevole che però fallisce l’obbiettivo. Peggio ancora l’ultimo disco della serie, un tributo ai ‘60 zeppo di cover dal titolo “Four chords and several years ago”. Da allora soltanto antologie, di cui una con inediti. Dopo la dipartita del mitico bassista Mario Cipollina e il ruolo da coprotagonista di Lewis in “Duets” con Gwineth Paltrow sembrava proprio finita, invece ecco tornare i News proprio come ai vecchi tempi. “Plan B”, uscito per la Silvertone è un rock’n roll album più piacevole che nostalgico. Manca il colpo ad effetto di un brano trascinante come “The power of love” o “Walking on a thin line” ma il suono inconfondibile dei News (il chitarrista John Colla gran maestro di ritmica è una garanzia) e la voce di Lewis sono identici a vent’anni fa. Sezione fiati fissa e allargata alla maniera di “Roomful
of blues” o “Southide Johnny”, un po’ di buon R&B (“I never think about you” e qualche pezzo accattivante (“I ain’t perfect”). Con “Let her go and start over” Huey tenta anche la carta della canzonetta commerciale stile “Stuck with you” (ricordate il video in cui il gruppo si inabissava in mare strumenti alla mano?). Niente di nuovo ma, in mezzo alla miriade di rock band impersonali, riascoltare il vecchio Lewis è una boccata di buonumore rock.

Alfredo del Curatolo

mercoledì 22 aprile 2009

LETTERA DI UN AVVOCATO A EVA

Occasioni per amarti n'ebbi, non compero rose tutti i giorni e non mi giustifico dalla mattina alle ventidue e trenta della sera dopo ad ombreggiar la tua pericolosissima dignità. Io sono un relitto d'uomo che applica severamente la regola del fuori gioco in amore varcando i confini del buon senso del cattivo gusto del bravo attore e del brutto anatroccolo. Sono un escort-oriented man, un digital-orgasmic-chief dalle notti calde e tormentate. Sono l'illusione che il futuro abbia il suo ticket gratuito. Covo l'effimera speranza che tu possa essere il mio dottore.
Tutto ha un prezzo invece. La nostra storia denuncia un passivo di alcune decine di milioni che ho speso immeritatamente. Chissà cosa ne pensi e cosa ne direbbe mio padre se fosse ancora vivo. Ho carpito i segreti dell'entusiasmo altrui e mi siedo contemplando il nostro passato che cede ripetutamente alle pressioni del destino infame. Ho vinto tutto al Casinò. Questo lo sai.
Ho vinto tutto e me ne vanto. Della mia vita non ho mai fatto mistero. Le mie fortune sono risapute: ho avuto te e adesso non ho un becco di un quattrino e sono la creatura più vessata su questa terra. Però ti amo.
Possibile che entrando nel tuo paradiso orofaringeo io abbia preso anche la virilità?
Come mi hai ridotto donna ancestralmente bastarda! Sono lo zerbino di me stesso ( ammesso che qualcuno riesca a riconoscere in ciò che calpesta le proprie fattezze ).
Avevo due anni e mezzo. Si andava in Jugoslavia. Ricordi in filigrana: mio padre mi prende in braccio e mi sculaccia. Ho contratto una forma virale di dissenteria dovuta al caldo o all'acqua non potabile che ho bevuto a una fontana poco raccomandabile. Più alcune porzioni di cevapcici che non avrebbe dovuto mettermi in mano nessuno.
Tu venisti molto più tardi eppure i cevapcici li mangiammo assieme e mi fecero lo stesso effetto. Ricordo quella sera come fosse domenica scorsa: ho passato in bagno la serata. Per allietarmi avevo portato pure il televisore mentre tu ti divertivi con un vibratore trasparente che s'illumina al buio. Eva torna con me.
E' vera quella storiella che si racconta? Facevi l'elettrauto in Armenia prima di trasferirti qui a Fidenza. Sono finite le batterie del nostro amore. Adesso il mondo della bassa moda e della bassissima cultura ti reclama. I produttori di orgasmi simulati riscuotono il loro alto pizzo.
Fai audience. Sei felice?
Ti hanno detto che non c'è in Italia una donna che pubblicizza le calze di nylon come te. Il tuo accento è sensuale e la tua tecnica di seduzione ha aumentato le vendite del cinquantanove per cento.
Eva Gurudjeff.
Ventisette anni.
Troia.
In definitiva.
Il tuo passato i genitori umili e lontani l'amicizia con l’ex centrocampista del Parma Boghossian. Le intrusioni nei camerini del presentatore del sabato sera e relative fellatio. Tutto nella mia testa. Come mi hai sfruttato da quella sera che ci siano incrociati davanti al tavolo dello chemin de fer. Hai detto "scusi ha da accendere?" ho risposto "il sigaro o la nottata?".
Non mi hai capito fin dalla prima battuta.

lunedì 20 aprile 2009

PER COLPA DI UN MASAI (Tulsa time)

Ero sola sulla spiaggia, appena fuori dal villaggio, non l’avessi fatto mai
Ho intravisto una figura mezza rossa mezza scura e ho passato i miei guai
Questi indomiti guerrieri non s’incontrano ai safari a Malindi che ci fai?
Ho pensato è un viaggiatore posso fare qualche affare e ho passato i miei guai
Ho passato i miei guai per colpa di un masai
Si è seduto con un cesto e mi ha parlato in romanesco
sto fijo di un masai

Poi mi ha offerto radioline, braccialetti e polverine, tutta roba masai
Gli ho dato una delusione rifiutando il suo bastone e ho passato i miei guai

Ho passato i miei guai per colpa di un masai
Si è seduto con un cesto e mi ha parlato in romanesco
anvedi che masai

SOLO

Ho passato i miei guai per colpa di un masai
Ho speso 100mila lire per un bracciale con perline
con scritto made in Kuwait
Ho passato i miei guai per colpa di un masai
E in Italia ai marocchini non compravo gli accendini
ma mi ha fregato un masai
Ho passato in miei guai (ad libitum)

sabato 18 aprile 2009

SONO VENUTO A MALINDI PERCHE'

SONO VENUTO A MALINDI PERCHE’

1. Ho girato il mondo ma l’Africa è la madre di tutti noi, perciò ho deciso di fermarmi qui.

2. Ho rigirato mia madre e ne è uscito un bel gruzzolo, perciò ho deciso di venire qui.

3. Ho girato il mondo ma il rapporto qualità-prezzo delle donne che c’è qui non l’ho trovato mai da nessuna parte.

4. Ho girato di schiena una ragazza locale e non riesco più a farne a meno.

5. Sono fuggito dallo stress e voglio rifarmi una vita

6. Sono fuggito dalla comunità e voglio farmi per una vita

7. Sono fuggito dalla moglie (e rinasco)

8. Sono fuggito dalla moglie (e ci ricasco)

9. Sono fuggito dal fisco

10. Sono fuggito col fischio!

11. Non sono fuggito, ci tengo a dirlo, la mia è stata una scelta ponderata, infatti sono qui con tutta la famiglia.

12. Non sono fuggita, ci tengo a dirlo, sono stata costretta a seguire mio marito che fuggiva con tutta la famiglia.

13. Ho scelto Malindi per il caldo, la natura, il pesce e la semplicità della gente.

14. Ho scelto Malindi nonostante l’afa, gli insetti, gli animali e l’ignoranza della gente.


15. Sono qui perché il Continente Nero è il futuro dell’umanità!

16. Sono qui perché l’umanità non ha più futuro e quindi, nero per nero…

17. Mi sono trasferito a Malindi perché l’Italia è un posto stupido in cui un cameriere non può fare l’architetto, un camionista il medico, un elettrauto il dentista e un prete il donnaiolo (almeno non in pubblico).

18. Sono qui in missione per conto di Dio.

19. Sono qui in missione per conto di mio zio.

20. Son qui per caso, mi fermo poche settimane (certo…)

21. Son qui per trattare l’acquisto di un’attività per conto di un amico.

22. Rimango qui perché ho appena telefonato all’amico
convincendolo a rinunciare all’affare.

23. Mi sono trasferito a Malindi perché qui un anziano, con la sua pensione, vive da re.

24. Mi son trasferito a Malindi perché al Casino sono tutti monarchi.
25. Sono cinque anni che vivo a Malindi e sto pensando seriamente di trasferirmi qui.

26. Anche se sono arrivato ieri, in realtà vivo a Malindi da trent’anni e so tutto di questo posto. Se volete vi do un po’ di dritte.

27. Non sono io che vivo a Malindi, ma Malindi che vive dentro di me.

28. Vivo a Malindi perché mi rende mistico.

29. Vivo a Malindi perché marunghi mastico.

30. Ho trasferito i pochi risparmi a Malindi e apro un conto in banca e un ristorante.

31. Ho trasferito sul mio conto in banca i pochi risparmi che ha portato a Malindi uno che voleva aprire un ristorante.

32. Vivo a Malindi perché in Italia per comprare un’aragosta bisogna firmare una cambiale.

33. Vivo a Malindi per colpa di tutte le aragoste che mi sono mangiato in Italia.

34. Sono qui perché mancava una pizzeria

35. Sono qui perché mancava una gelateria

36. Sono qui perché mancava una birreria

37. Sono qui perché mancava una tintoria

38. Siamo qui perché mancavano clienti per la pizzeria,la gelateria e la trattoria. La tintoria ha già chiuso.

39. Sono venuto a Malindi perché costruire una casa costa 10, io la rivendo a 100 e con quei soldi ne costruisco altre 9 e ne guadagno altri 810, con quei soldi ne costruisco altre 81 e guadagno 7290 e con quei soldi mi dimentico perché ero venuto a Malindi.

40. Mi fermo a Malindi perché, nonostante la gente di cui sopra, si vive bene.

mercoledì 15 aprile 2009

I MOTIVI DI UN RITORNO

Come ogni anno, scandito in Africa dalla stagione delle piogge, che in Kenya comincia intorno a maggio, i residenti italiani che possono permetterselo, sono investiti dallo stesso dilemma: torno o non torno in Italia?
In effetti il mio record risale agli anni Novanta, due stagioni delle piogge di seguito, tre anni senza riassaporare il gusto agrodolce della terra natia.
Mi sono ritrasferito nel 2005 e l'anno successivo non ho avuto il minimo dubbio: stagione delle piogge! Avevo nostalgia della Natura che decide, che rende impraticabili le strade, allaga i giardini, chiama al gioco le rane, le biscie d'acqua, fa sparire le lucertole e i camaleonti, cambia il profumo ad ogni pianta, chiede aiuto alle nuvole gonfie. Amo il rumore della pioggia irruente sui tetti di makuti, la palma secca che si sa rendere impermeabile, l'acqua che scorre dove il tempo non corre.
Quest'anno ho deciso invece di tornare.
Per un breve periodo, credo. Per problemi economici, la crisi del Kenya è stata fatale. Siamo fortunati, noi stranieri, abbiamo ancora un tetto, nessuno di noi è stato ucciso ma il business...
E' una decisione dettata dall'ottimismo.
Tornerò dopo le elezioni!
Tanto basterà per vedere, finalmente, la mia patria cambiata, migliorata.
Sono certo che molti dei motivi per cui avevo lasciato il mio Paese andranno a decadere, l'astio che avevo il giorno in cui mi sono imbarcato si affievolirà, spariranno i livori dal cuore come lividi dalla pelle, si smusseranno gli angoli più critici del mio pensiero, tornerò a guardare con orgoglio la mia Italia. Sì, il mio Paese che grazie a Silvio e Walter finalmente volta pagina, guarda al presente tedesco, al futuro americano, al passato Romano.
Torno perchè sono certo che non vedrò più tutti quei musi tristi, perché fin dal primo doganiere e poi il taxista e il casellante, la commessa e l'edicolante, il barista e l'attendente, tutti avranno un sorriso per me, una parola gentile e la voglia di servirmi come merita un "reduce".
Dove sarà finita, mi chiederò, la frenesia che regnava nelle metropoli, i tempi raddoppiati come chi vuol fare musica techno da un blues, i semafori che non fai a tempo ad attraversare e diventano arancioni, gli automobilisti che mettono mano al clacson ancor prima di mettere il piede sull'acceleratore, gli autisti del bus che, se ti attardi un secondo ad attraversare sulla corsia preferenziale invece di rallentare, danno gas; i passeggeri del bus che ti chiedono tre fermate prima "scende alla prossima?" con una gomitata nel costato, le cassiere delle poste che non sorridono nemmeno se le paghi, i liberi professionisti che anche quando li paghi non è mai abbastanza e quelli che quando devono scucire loro, te li fanno pesare come se gli avessi chiesto un'elemosina.
Che fine hanno fatto gli imbroglioni con la faccia da buoni, gli ignoranti presuntuosi, i commercianti infidi, i creativi della frode, i consulenti globali.
Torno perché vedrò la gente unita come non mai, accontentarsi di stare insieme in un prato o nella propria circoscrizione, solo per il piacere del confronto.
Torno per vedere gli amici e i fratelli felici di iniziare una nuova stagione, di tornare a parlare per strada di impegno civile, di musica, d'arte e poesia.
E dire che c'è stato un tempo impossibile, arido e avido che mi fece decidere di rituffarmi nell'Africa.
Lo so che è stato solo un brutto incubo, ed ora è tutto finito.
Per questo torno.
Vedevo uomini politici tanto indecisi quanto aggressivi, scuola e sanità allo sbando, confusione totale su immigrazione e mondo del lavoro, tempi biblici per processi importanti e incriminazioni a mezzo stampa, cocaina per i virtuosi e i Vip e bambini dei sobborghi che iniziavano a sniffare colla come nelle Favelas, automobili d'altissima cilindrata in mano a ragazzini provati da un sabato sera di eccessi. Ascoltavo idiozie da finti intellettuali e chiacchiere televisive inutili e nocive.
Torno in Italia convinto di trovare un Paese migliore, ma non perché è caduto il Governo e si va alle elezioni, ma perché sta cambiando la gente.
L'Italia è finalmente una Nazione che viaggia in sincrono col mondo, un coacervo di persone attente alle mutazioni climatiche e preoccupate delle migrazioni di animali e piante, che lasciano da parte il cellulare di ultima generazione e protestano per la chiusura dei teatri storici, che la domenica vanno con il Wwf a ripulire i fiumi e non si ammassano in code catalittiche per sfilare in un centro commerciale.
Torno, con ottimismo e voglia di partecipare.
E nessuno provi a dissuadermi! Lo so, c'è chi è geloso di questa nuova Italia e se la vorrebbe coccolare tutta da solo. Per favore, fatemela annusare anche a me, per poco. Tanto non me la posso permettere per intero, sono un extracomunitario, ormai.
Attendo le elezioni, voglio assolvere ai miei doveri di residente all'estero. Voterò al Consolato di Malindi o per posta, come si usa qui.
Useremo la par condicio, io e mia moglie, perché l'Italia deve andare avanti tutta, sonj finiti i tempi di maggioranza e opposizione: il Kenya insegna, ci vuole la Grande Coalizione. Io voto Silvio e lei Walter. Che bello se governassero insieme, ah…che grande Paese, l'Italia…Plauto, Dante, Manzoni, Gadda, Calvino, Montale, Benni…Federico Moccia, Fabio Volo.
Sì, dopo le elezioni arriviamo a festeggiare con voi, cari connazionali!

Arrivo, arrivo!
Arrivo…
…stavo pensando, con la KLM c'è lo stop-and-go ad Amsterdam…
Ma arrivo, eh…sì sì arrivoooo!

(mannaggia a voi fratelli, amici, parenti, salumi e formaggi, vini rossi…che mi tocca fare)

mercoledì 1 aprile 2009

RECENSIONI: ARMANDO CORSI "DUENDE" (in memoria di Beppe Quirici)


Metti tre quinti della storica band di Ivano Fossati (quella dei due live Buontempo e Carte da decifrare, per intenderci), aggiungi un compositore con i fiocchi e alcuni sparring partner d’eccezione ed ecco confezionato un album che parte dal jazz e arriva dritto al cuore. Sono emozioni vere, figlie del mare e degli incontri quelle che il chitarrista Armando Corsi ha messo in musica nel nuovo album “Duende”. L’incontro folgorante è stato quello con Fossati e soprattutto con il gruppo di musicisti liguri che hanno formato una delle migliori band italiane di tutti i tempi: eclettici, raffinati, rockettari quando ci voleva e etnici quasi new-age in altri frangenti. Oggi Fossati con la testa è altrove, così il bassista Beppe Quirici (di cui ora dolorosamente sentiamo una gran mancanza, tanta la sua discrezione e l’intelligente loquacità relegata al suo sguardo vivo, consapevole e sorridente) e il batterista Elio Rivagli hanno riabbracciato l’amico Corsi impreziosendo un disco che è un gioiello. Se sentendoli suonare “Mio fratello che guardi il mondo” affiora la saudade, il Sudamerica evocato in “Milonga per trio” e la costruzione della straodinaria “Sarabanda” ci portano al presente di un ottimo musicista che ha ancora voglia di dire qualcosa. Perfetta l’intesa con Xavier Girotto nell’unica cover jazz, “Poinciana”. Il resto è Mediterraneo, Occitania, sapor d’Argentina e perfino flamenco andaluso. Corsi per presentare il disco cita il Poeta (Garcia Lorca): “Vi è un termine spagnolo che vuole racchiudere in sé un’infinità di sentimenti evocati dalla musica flamenca, questa piccola parola è Duende”. Vuol dire spirito, folletto ed è qualcosa che a ha che fare con la profondità dell’essere, l’ardore, la passione, la paura, l’emozione. “Forse nella mia vita – aggiunge Corsi – e nel mio mestiere che è un po’ la mia vita ho incontrato qualche volta il Duende, questo disco è dedicato al suo mistero e alla mia voglia di essere un buon viaggiatore”. Che meraviglia che sopra questi preziosi tappeti volanti spuntasse di nuovo la voce di Ivano Fossati. Sarà il tango a mettere nostalgia o (più probabilmente) è la magia di Armando Corsi, delle sue composizioni e della sua chitarra.

Alfredo del Curatolo