mercoledì 15 aprile 2009

I MOTIVI DI UN RITORNO

Come ogni anno, scandito in Africa dalla stagione delle piogge, che in Kenya comincia intorno a maggio, i residenti italiani che possono permetterselo, sono investiti dallo stesso dilemma: torno o non torno in Italia?
In effetti il mio record risale agli anni Novanta, due stagioni delle piogge di seguito, tre anni senza riassaporare il gusto agrodolce della terra natia.
Mi sono ritrasferito nel 2005 e l'anno successivo non ho avuto il minimo dubbio: stagione delle piogge! Avevo nostalgia della Natura che decide, che rende impraticabili le strade, allaga i giardini, chiama al gioco le rane, le biscie d'acqua, fa sparire le lucertole e i camaleonti, cambia il profumo ad ogni pianta, chiede aiuto alle nuvole gonfie. Amo il rumore della pioggia irruente sui tetti di makuti, la palma secca che si sa rendere impermeabile, l'acqua che scorre dove il tempo non corre.
Quest'anno ho deciso invece di tornare.
Per un breve periodo, credo. Per problemi economici, la crisi del Kenya è stata fatale. Siamo fortunati, noi stranieri, abbiamo ancora un tetto, nessuno di noi è stato ucciso ma il business...
E' una decisione dettata dall'ottimismo.
Tornerò dopo le elezioni!
Tanto basterà per vedere, finalmente, la mia patria cambiata, migliorata.
Sono certo che molti dei motivi per cui avevo lasciato il mio Paese andranno a decadere, l'astio che avevo il giorno in cui mi sono imbarcato si affievolirà, spariranno i livori dal cuore come lividi dalla pelle, si smusseranno gli angoli più critici del mio pensiero, tornerò a guardare con orgoglio la mia Italia. Sì, il mio Paese che grazie a Silvio e Walter finalmente volta pagina, guarda al presente tedesco, al futuro americano, al passato Romano.
Torno perchè sono certo che non vedrò più tutti quei musi tristi, perché fin dal primo doganiere e poi il taxista e il casellante, la commessa e l'edicolante, il barista e l'attendente, tutti avranno un sorriso per me, una parola gentile e la voglia di servirmi come merita un "reduce".
Dove sarà finita, mi chiederò, la frenesia che regnava nelle metropoli, i tempi raddoppiati come chi vuol fare musica techno da un blues, i semafori che non fai a tempo ad attraversare e diventano arancioni, gli automobilisti che mettono mano al clacson ancor prima di mettere il piede sull'acceleratore, gli autisti del bus che, se ti attardi un secondo ad attraversare sulla corsia preferenziale invece di rallentare, danno gas; i passeggeri del bus che ti chiedono tre fermate prima "scende alla prossima?" con una gomitata nel costato, le cassiere delle poste che non sorridono nemmeno se le paghi, i liberi professionisti che anche quando li paghi non è mai abbastanza e quelli che quando devono scucire loro, te li fanno pesare come se gli avessi chiesto un'elemosina.
Che fine hanno fatto gli imbroglioni con la faccia da buoni, gli ignoranti presuntuosi, i commercianti infidi, i creativi della frode, i consulenti globali.
Torno perché vedrò la gente unita come non mai, accontentarsi di stare insieme in un prato o nella propria circoscrizione, solo per il piacere del confronto.
Torno per vedere gli amici e i fratelli felici di iniziare una nuova stagione, di tornare a parlare per strada di impegno civile, di musica, d'arte e poesia.
E dire che c'è stato un tempo impossibile, arido e avido che mi fece decidere di rituffarmi nell'Africa.
Lo so che è stato solo un brutto incubo, ed ora è tutto finito.
Per questo torno.
Vedevo uomini politici tanto indecisi quanto aggressivi, scuola e sanità allo sbando, confusione totale su immigrazione e mondo del lavoro, tempi biblici per processi importanti e incriminazioni a mezzo stampa, cocaina per i virtuosi e i Vip e bambini dei sobborghi che iniziavano a sniffare colla come nelle Favelas, automobili d'altissima cilindrata in mano a ragazzini provati da un sabato sera di eccessi. Ascoltavo idiozie da finti intellettuali e chiacchiere televisive inutili e nocive.
Torno in Italia convinto di trovare un Paese migliore, ma non perché è caduto il Governo e si va alle elezioni, ma perché sta cambiando la gente.
L'Italia è finalmente una Nazione che viaggia in sincrono col mondo, un coacervo di persone attente alle mutazioni climatiche e preoccupate delle migrazioni di animali e piante, che lasciano da parte il cellulare di ultima generazione e protestano per la chiusura dei teatri storici, che la domenica vanno con il Wwf a ripulire i fiumi e non si ammassano in code catalittiche per sfilare in un centro commerciale.
Torno, con ottimismo e voglia di partecipare.
E nessuno provi a dissuadermi! Lo so, c'è chi è geloso di questa nuova Italia e se la vorrebbe coccolare tutta da solo. Per favore, fatemela annusare anche a me, per poco. Tanto non me la posso permettere per intero, sono un extracomunitario, ormai.
Attendo le elezioni, voglio assolvere ai miei doveri di residente all'estero. Voterò al Consolato di Malindi o per posta, come si usa qui.
Useremo la par condicio, io e mia moglie, perché l'Italia deve andare avanti tutta, sonj finiti i tempi di maggioranza e opposizione: il Kenya insegna, ci vuole la Grande Coalizione. Io voto Silvio e lei Walter. Che bello se governassero insieme, ah…che grande Paese, l'Italia…Plauto, Dante, Manzoni, Gadda, Calvino, Montale, Benni…Federico Moccia, Fabio Volo.
Sì, dopo le elezioni arriviamo a festeggiare con voi, cari connazionali!

Arrivo, arrivo!
Arrivo…
…stavo pensando, con la KLM c'è lo stop-and-go ad Amsterdam…
Ma arrivo, eh…sì sì arrivoooo!

(mannaggia a voi fratelli, amici, parenti, salumi e formaggi, vini rossi…che mi tocca fare)

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