mercoledì 1 aprile 2009

RECENSIONI: ARMANDO CORSI "DUENDE" (in memoria di Beppe Quirici)


Metti tre quinti della storica band di Ivano Fossati (quella dei due live Buontempo e Carte da decifrare, per intenderci), aggiungi un compositore con i fiocchi e alcuni sparring partner d’eccezione ed ecco confezionato un album che parte dal jazz e arriva dritto al cuore. Sono emozioni vere, figlie del mare e degli incontri quelle che il chitarrista Armando Corsi ha messo in musica nel nuovo album “Duende”. L’incontro folgorante è stato quello con Fossati e soprattutto con il gruppo di musicisti liguri che hanno formato una delle migliori band italiane di tutti i tempi: eclettici, raffinati, rockettari quando ci voleva e etnici quasi new-age in altri frangenti. Oggi Fossati con la testa è altrove, così il bassista Beppe Quirici (di cui ora dolorosamente sentiamo una gran mancanza, tanta la sua discrezione e l’intelligente loquacità relegata al suo sguardo vivo, consapevole e sorridente) e il batterista Elio Rivagli hanno riabbracciato l’amico Corsi impreziosendo un disco che è un gioiello. Se sentendoli suonare “Mio fratello che guardi il mondo” affiora la saudade, il Sudamerica evocato in “Milonga per trio” e la costruzione della straodinaria “Sarabanda” ci portano al presente di un ottimo musicista che ha ancora voglia di dire qualcosa. Perfetta l’intesa con Xavier Girotto nell’unica cover jazz, “Poinciana”. Il resto è Mediterraneo, Occitania, sapor d’Argentina e perfino flamenco andaluso. Corsi per presentare il disco cita il Poeta (Garcia Lorca): “Vi è un termine spagnolo che vuole racchiudere in sé un’infinità di sentimenti evocati dalla musica flamenca, questa piccola parola è Duende”. Vuol dire spirito, folletto ed è qualcosa che a ha che fare con la profondità dell’essere, l’ardore, la passione, la paura, l’emozione. “Forse nella mia vita – aggiunge Corsi – e nel mio mestiere che è un po’ la mia vita ho incontrato qualche volta il Duende, questo disco è dedicato al suo mistero e alla mia voglia di essere un buon viaggiatore”. Che meraviglia che sopra questi preziosi tappeti volanti spuntasse di nuovo la voce di Ivano Fossati. Sarà il tango a mettere nostalgia o (più probabilmente) è la magia di Armando Corsi, delle sue composizioni e della sua chitarra.

Alfredo del Curatolo

Nessun commento: