lunedì 1 giugno 2009

CRONACHE DI UN MALINDINO IN ITALIA


CRONACHE DI UN MALINDINO IN ITALIA

“Ma il brown mamba esiste davvero?”
Da due anni a questa parte, per chi scrive, tornare in Italia a maggio e giugno significa lavorare “sul campo” vendendo un’immagine di Malindi e della Costa Keniota che non è quella propagandata dai media o deformata dai soli fatti di cronaca, “vippizzata” dai gossip o ridotta e banalizzata dai luoghi comuni figli di una comprensibile ignoranza sull’argomento.
D’altronde cosa sa veramente un keniota dell’Italia?
La stagione monsonica equatoriale mi permette di coinvolgere un numero sempre crescente di soci, sostenitori e sponsor per il portale malindikenya.net, unica agenzia d’informazione quotidiana degli italiani in Kenya, e di girare l’Italia presentando a modo mio la Malindi italiana. Lo spettacolo tratto dai libri che ho scritto si intitola “Malindi Italia, viaggio semiserio nell’ultima colonia italiana d’Africa”, dove chiaramente la parola “colonia” è una provocazione e la parola “viaggio” è una suggestione.
Con il fido musicista Franco Cufone, che accompagna le mie elucubrazioni, le divagazioni, poesie e letture dal libro ed ha arrangiato alcune canzoni mie e di autori che hanno parlato d’Africa, ho già superato le trenta serate, e ce n’è ancora qualcuna in programma prima del ritorno in Kenya, a metà luglio.
Uno degli aspetti più piacevoli di questa maratona (oltre al fatto di girovagare per la penisola come mezzi turisti guitti e scoprire in ogni zona osterie e ristorantini tipici, nella più classica tradizione dell’italiano “gastronauta”) è ritrovare molti amici del Kenya, veri “malati” d’Africa ed ex residenti, ma allo stesso tempo contaminarne di nuovi, scoprire negli occhi di tanta gente la voglia di conoscere il Continente Nero e partecipare al loro stupore nell’emozionarsi e divertirsi durante il nostro “viaggio” tra parole e musica.
Gli spettacoli non finiscono mai dopo l’ultima canzone (e le ultime parole: “immaginate un luogo in cui il cielo non vi sovrasta, vi attraversa; l’aria non si respira, si assapora; il tempo scorre, non corre e il sistema nervoso si sistema, non si innervosisce. Un luogo dove la gente non vi incrocia, vi saluta. Dove tutto è vero, anche le cose spiacevoli, perché tutto è vita!”) ma diventano un forum reale che mi vede accerchiato da chi acquista una copia del libro e inizia a farmi domande d’ogni genere.
Le più divertenti sono quelle delle persone che hanno preso molto sul serio le battute dello spettacolo, anche se la maggior parte del pubblico presente se la rideva e contagiava anche loro.
No, loro mi fanno sentitissimi complimenti ma poi mi chiedono se a Malindi esiste davvero la terribile zanzara terrorista, più pericolosa dell’anofele: la zanzaraba, arrivata da Zanzibar (Però alla risposta africana alla zanzara tigre, la zanzara elefante con le sue minuscole zanzanne d’avorio, non ci ha creduto nessuno). Ecco invece un dato serio e importante: la maggior parte dei neofiti di Kenya mi chiede delucidazioni riguardo alla malaria. “Ma davvero si può evitare la profilassi?” Io parlo dell’artemisina, il nuovo ritrovato che il Kenya per primo ha sperimentato in Africa, grazie all’intuizione del dottor Mauro Saio, primario al Nairobi Hospital, e ai cinesi che hanno prodotto le prime medicine. La profilassi non si può evitare, si DEVE evitare.
Ma la storia di Malindi no, per favore…mi mettete in difficoltà. In provincia di Milano una coppia mi chiede se davvero fu il centurione romano Flavius Billionarius a scoprire Malindi, un centinaio d’anni dopo Cristo, come io racconto in uno dei momenti più demenziali dello spettacolo.
Non dico che il pubblico che assiste alle mie performance dovrebbe essere già educato, istradato da frequentatori di Malindi e del Kenya, ma in ogni caso è un pubblico di nicchia. Eppure, c’è sempre da stupirsi. Allora capisco molte storture attuali dell’Italia. Prendiamo tutto troppo sul serio, soprattutto le cose che andrebbero prese sul ridere. Ecco perché i comici in Italia si trasformano in politici, i cabarettisti in predicatori! No, no…lungi da me voler passare dall’altra parte, anche se il maestro Fernando Pessoa consigliava “Detesto essere capito,preferisco essere preso seriamente per quello che non sono”.
Potrei prestarmi al doppio gioco, ma il mio obbiettivo è promuovere la costa keniota, mostrarne i lati positivi e minimizzare, seppellendoli con una risata, i lati negativi che a volte siamo noi stessi a creare. Altrimenti come spiegare il discorso sulla solidarietà? I tantissimi italiani che stanno facendo cose splendide nel distretto di Malindi vanno pubblicizzati come meritano, e come i media italiani non fanno, a vantaggio di Flavius e soci.
Questo è il motivo principale per cui faccio i miei spettacoli in giro per l’Italia, e cerco di divertire ogni volta il pubblico che viene a vederli.
E se negli anni a venire ciò non darà frutti, beh…mi toccherà rispondere che…sì, il brown mamba esiste…sapete la storia dei serpenti velenosi in Kenya, no?
Ne parlo nello spettacolo, perché trovo assurdo che (le statistiche parlano chiaro) ci sia gente che non viene in Kenya per paura del black mamba, il fatidico serpente dei “settepassi”. Allora vi spaventerò ancor di più!
Il Black Mamba detto “Settepassi”, ha la capacità di saltarvi addosso in pieno petto e colpirvi talmente vicino al cuore che avrete a disposizione soltanto qualche metro, prima di cadere a terra privi di vita.
Poi c’è il Green Mamba detto “Settesassi”, perché non fa un gran male, ma è molto resistente e ci vogliono parecchie pietrate in testa, prima di ammazzarlo.
Ma c’è anche il Blue Mamba detto “Trepassi”, perché quando lo incontrate (solitamente vicino al mare) ha più paura di voi e inizia a inscenare una sorta di tango figurato, e a passo di danza tenta di evitarvi. Ma siccome anche voi cercate di fare lo stesso, dopo i famosi tre passi di un balletto surreale, uno dei due avrà la peggio.
C’è il Grey Mamba detto “Quattrosalti”, perché oltre ad essere un serpente bonaccione che è possibile incontrare nei bagni dei bar o delle discoteche, è ottimo anche cucinato in padella come la salsiccia, con contorno di patatine fritte.
C’è la Biscia incolore detta “Duepalle”, perché pur non avendo veleno né cattive intenzioni, è sempre in mezzo alle scatole e la sua lingua biforcuta, per quanto inoffensiva, è davvero fastidiosa.
E’ infine c’è il più cattivo di tutti, il Brown Mamba, detto “Unascorreggia”, perché quando ve lo troverete di fronte non avrete nemmeno il tempo di farvela addosso, prima di essere uccisi.
E allora, se qualcuno è convinto che il Brown Mamba” esiste davvero, sinceramente è meglio che trascorra serenamente le sue vacanze a Viserbella di Rimini.
E che lo spettacolo continui!

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