giovedì 14 marzo 2013

L'AFRICA E LA PAZIENZA

In Italia la pazienza da tempo non è più una virtù, ma un lubrificante anale. In Africa si torna a un rapporto viscerale, meno neurologico e più materiale con le piccole disavventure del quotidiano. Sarà perché qui si sente la sfida con la Natura, con l’ancestrale rotolare delle cose che siamo noi ad aver voluto cambiare per primi. Normale che poco a poco, con l’influsso di piante secolari e polvere d’argilla, di formule magiche di stregoni che si perdono nell’aere mescolandosi all’odore di mais bollito e all’afrore di ascelle arrosto, siano loro a cambiare noi. La pazienza è il primo sintomo di africanizzazione. Comprendere le esigenze primarie della popolazione locale e confrontarle con la nostra passione per il superfluo, accettare l’animismo e scaricare l’anima de li mortacci vostri, saper attendere l’attesa, che qui Godot non ci viene di sicuro, non c’è nemmeno bisogno di aspettarlo. Prendersela. “Io me la prendo”, usiamo dire. E’ un concetto astratto, per carità, ma dovrebbe comunque sottintendere un fine, un oggetto, una modalità. Prendersela (con qualcuno) nel mondo occidentale ha perso l’originale significato di rivendicazione, di sfogo o reprimenda per affermare le proprie ragioni o la propria volontà. Qui ha invece lo stesso senso da sempre, un senso di passività. Me la prendo in quel posto. Che comunque è sempre ricevere qualcosa, quindi arricchirsi. In un Paese dannatamente povero, è già un buon inizio. Forse per questo chi “la prende” sente il bisogno di far partecipare anche gli altri di questo grande dono, di questa pesca miracolosa. Ed ecco che è tutto un prendere e poco dopo regalare. Non sentirete mai, da queste parti, l’invocazione “non prendertela, dài”, ma piuttosto “prenditela, e poi dalla al prossimo tuo”. Non crediate che sia un pessimo insegnamento, perché se si rovescia il presupposto iniziale, è normale che il percorso sia all’incontrario. Ovvero: la lezione antica era “non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi”, ove però si cercava di consigliare qualcuno prima che l’azione fosse stata compiuta. In Africa l’azione invece è già avvenuta, da secoli. Quindi è plausibile che da queste parti l’assunto diventi “Fate agli altri ciò che è stato fatto a voi”. Ma con calma...

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