martedì 10 settembre 2013

KWAHERI ABOO, IL VERO CLOCHARD DI MALINDI

Era morto già parecchie volte, Aboo. Questa purtroppo è proprio l'ultima. Quando lo hanno portato via da un angolo buio di Lamu Road che aveva scelto come giaciglio, non c'era più possibilità di rianimarlo. Non come la penultima volta, quando tutti avevano giurato di averlo visto spirare e invece si era piano piano ripreso dal coma, tornando a passeggiare davanti al Karen Blixen. Aboo era uno dei più longevi questuanti di Malindi, ma l'unico che avremmo potuto definire clochard. Nei primi anni Novanta era il capo dei tassisti, ma lo stipendio se ne andava tutto in Tusker Lager. Poi l'avvento dei tuk-tuk lo aveva lasciato senza lavoro. La sua voce roca da cantante soul americano non designava più le vetture per i turisti, ma lanciava invettive politiche o raccontava storie surreali, e chiedeva qualche spicciolo ai turisti, quasi sempre in maniera meno invadente dei suoi "colleghi". Io con Malindikenya.net per anni lo ho mantenuto, pagando l'affitto della sua baracca, perché era una specie di monumento di una Malindi a cui siamo affezionati, guarnita anche di personaggi come lui. Sono stato a casa sua, nel ghetto di Kisumundogo, si parlava di conflitti etnici, di corruzione, snodava le formazioni delle squadre di calcio italiane, elargiva commenti sarcastici su qualche italiano che proprio non gli andava a genio. Per molti, uno dei tanti "fastidi" giornalieri di Malindi. Per me un simpatico accattone, forse troppo intelligente per vivere la strada di questi tempi non più poetici come una volta e come è stato spesso il suo modo di vivere. Addio vecchio Aboo, mi mancherai.

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