lunedì 24 agosto 2015

PALERMO-GENOA 1-0 il commento del Beccioni "DAL BARBERA ALL'ACETO"

Scocca il novantesimo al Barbera.
Le annate sono di quelle D.O.C.
Zio Marchese, 1984, in anticipo di due metri sul diretto avversario lanciato verso di lui con un Velosolex, inchioda repentinamente col suo califfone per paura forse di farsi male e non poterlo raccontare al figlio Calogero.
Raccoglie una sacrosanta ammonizione e regala una punizione dalla trequarti ai padroni di casa.
Sul relativo lancio in area, la palla danza come un’entreneuse ucraina in un nightclub di Abu Dhabi, facendosi toccare da tutti, aspettando di darsi al più prezzolato.
Nonno Burdisso, 1981, non resiste alla tentazione ed estrae dal repertorio la ciabatta d’oro, antico cimelio che si guadagnò anni addietro nella campagna di Cipro con la compagine Ambrosiana.
Due anni di contratto iniziati più o meno come aveva concluso l’annata precedente.
Altro che Barbera, un Rojo de Mierda buono nemmeno per la sangria.
Così si conclude la prima dei due preliminari di Calciomercato della stagione.
La buona notizia è che siamo già a pari punti con Juve, Milan e Napoli.
Tutto quel che è accaduto precedentemente è inutile, fallace e dimenticabile come una promessa di Preziosi; inguardabile e irritante come la faccia di Milanetto.
Con un Grifone largamente rimaneggiato ed alcuni giocatori in ritardo di condizione, sarebbe stato meglio osare un 4411, con Lazovic dietro a Pandev e Laxalt e Ntcham, che hanno un minimo di gamba in più (uno perché leggero, l’altro perché buono) sulle fasce.
Invece, come ci si attendeva, Mago G non rinuncia alla difesa a 3, esponendo Cissokho al pubblico ludibrio di un  ruolo non ancora assimiliato e Laxalt a qualcosa che non gli apparterrà mai.
La trovata, se vogliamo, è il francesino del City che giostra in mezzo, agendo talvolta da falso nueve, talvolta da reggi baracca. Pandev sulla fascia ha la verve del peggior Gasparetto e Lazovic cerca di fare peggio, facendosi trovare solo quando nessuno lo cerca.
Fortunatamente Tino Costa sa prendere in mano quel poco che resta della squadra e il Palermo del caro Iachini, dopo Carpi e Frosinone, è la migliore squadra che potessimo incontrare.
Senza attaccanti, senza regista e senza condizione, con l’estroso Vazquez sostenuto da onesti mestieranti bulgari, macedoni, svedesi terroni, libanesi con passaporto uzbeko, mauritani senza passaporto, più due campani.
Il Grifone dura mezzora e poi si scioglie come un gelato di similcioccolato al caldo umido della Trinacria vespertina.
Basta una mossa tattica di un luminare riconosciuto della panchina il cui berretto nasconde probabilmente il topo Ratatouille del calcio, che il Grifone dello stratega numero 1 del football mondiale va in fusella anche tatticamente. Il primo tempo si conclude con qualche affanno di troppo e la ripresa si apre ancora peggio.
Sale la fatica e la squadra si allunga e si schiaccia come il bandoneon di Astor Piazzolla, coetaneo di Burdisso e autore di “Adios Nonino”, una speranza o al limite un consiglio di smetterla con la grappa, e dell’attualissima “Oblivion”.
Nonostante il calo, le prediche nel deserto di Tino, la buona volontà di Ntcham e il miglioramento di Cissokho che ritrova la sua naturale posizione di terzino destro e da il meglio di sé, se davanti avessimo un attaccante qualunque, invece di un molle stempiato girovago con la pancetta e il desiderio di passare gli ultimi due anni della sua carriera in un luogo tranquillo, possibilmente biservizi e vista mare, potrebbe anche andare bene. Ma a Goran piace sparare addosso ai portieri, che gli ricordano le tortore di Skopjie, o forse le scopate di Tortona. Ci ha già provato due volte nel primo tempo, si ripete nel secondo.
Tutto questo è il Genoa offensivo, il resto è offensivo solo per il gioco del calcio.
Inserire un Capel che non si è mai allenato contro un Lazovic assente ma comunque sano, è un azzardo che va ad aggiungersi trionfalmente alla collezione di minchiate del Gasp alla prima di campionato.
Togliere Costa e non Pandev per inserire un giovane attaccante, è il colpo di grazia.
Il resto, come detto, lo fanno i decani della difesa che dovremo sopportare da qui alla fine dell’anno.
Perché De Maio può partire domani, Izzo anche a gennaio, ma nonno e zio li può chiedere solo il Padreterno del calcio, o un appassionato di vini andati in aceto. 


(pubblicato in anteprima su www.grifoni.org)


Nessun commento: