venerdì 20 marzo 2009

MIKI E LA FESTA GRECA DI MALINDI

Domani sera al Casino di Malindi va in scena la tradizionale serata Greca, evento organizzato dalla fervida fantasia di Daniela Cellini. Unn happening a base di gastronomia, musica e danze, con immancabile risvolto benefico.
Non sembra, ma in Kenya la festa greca ha molti perché e retroscena storici: il 21 marzo 1909 il primo cittadino greco, Mangos Pukatsos, mise piede sul suolo keniota, come cuoco al seguito di Lord Wilkinson, la cui amante Lady Caroline adorava la moussaka. La bella Caroline si convertirà ben presto alla natura africana, ai cibi e ai piaceri della terra del sole e dell’amore e il greco tornerà in patria per far posto a un Kamante superdotato. Lord Wilkinson, invece, si taglierà le vene con una lametta da barba da lui creata. Alla fine degli anni Settanta, un bastimento battente bandiera greca assume tra le sue fila il Capitano livornese Giuseppe Passaglia. Dopo due anni di avventure insieme e di serate sobrie, il livornese viene lanciato a mare al largo di Watamu. Nuotando con l’abilità di chi da giovane faceva Piombino-Isola d’Elba per allenarsi, raggiunge le coste keniote. Aprirà qualche anno dopo una gelateria e si stabilirà a Malindi.
Nelle note locali più recenti, invece, un ricordo indelebile: nel dicembre 1990 si trasferisce a Malindi per lavoro il greco cipriota Miki, grande filosofo, bevitore, ballerino di Sirtaki e lanciatore di piatti noto anche per la sua perfetta imitazione di Marlon Brando nel Padrino.
Nell’aneddotica di Malindi è mitica la seguente scena: Festa greca a casa di Miky, appartamento in zona centrale la cui ampia terrazza si sporge sulla strada principale di Malindi, Lamu Road, proprio di fronte al Casino. Capretto e tzaltziki, involtini di melanzane e feta, non ci si fa mancare nulla. Ebbri di vino e ouzo, con il sottofondo di canzoni pop elleniche, Miki estrae dalla credenza il suo servizio di piatti, una trentina, tra piani, fondi e piattini da dessert. Li distribuisce e inizia a lanciarli alla cieca dalla terrazza. Lo imitiamo. Ogni volta che un piatto raggiunge l’asfalto e si rompe, Miki si lascia andare a un passo di sirtaki ed esclama il classico “Oopa!”. E uno, “Oopa!”, e vai con un altro “Oopa!”, ci si prende gusto “Oopa!”, senti come si rompe bene questo “Ooopa!”.
A un certo punto al lancio non corrisponde alcun rumore di impatto letale per il piatto. Secondo lancio: “Oopa!” si spezza in gola, al terzo pure, silenzio. Il quarto va, ma è un “crash” minore e al quinto non c’è alcuna risposta. Sembra che le stoviglie si disintegrino in volo, silenziosamente.
Istintivamente ci avviciniamo alla balaustra di mattoni, da cui in condizioni normali non si vede la strada, e ci affacciamo.
Con nostra grande meraviglia (anche perché nessuno di noi è in condizioni normali) vediamo quattro kenioti che, con in mano un piatto a testa, guardano in su aspettandone altri! Li avevano presi al volo! Miki di colpo ritorna sobrio e si trasforma nell’incredibile Hulk, altro che Marlon Brando. Inizia a urlare gli improperi più assurdi in uno slang greco-inglese-swahili-italiano, assolutamente esilarante:
“You no make that, porta sfortuna poooorco…ngoja kidogo!”
Qualcuno dice ai kenioti di non preoccuparsi, le intenzioni di Miki (nonostante le apparenze) non sono bellicose. Il padrone di casa scende le scale, consegna ai raccoglitori di piatti volanti la bellezza di mille scellini a testa (un quarto del loro stipendio di allora) e li obbliga a lanciare i piatti in strada. Uno di loro, sorridendo, al rumore del piatto in mille pezzi, si lancia in un “Ooopaaa!” africano, al quale noi dall’alto facciamo seguire fragoroso lancio dei pezzi rimanenti.
La serata del Casinò, in cui lo chef Michele (non Greco) ha preparato un buffet per nulla spartano con agnello ripieno in bellavista, moussaka, ghemistà e altre leccornie elleniche (come i famosi ravioli di pollo), deve ricordare il grande Miki, che purtroppo ci ha lasciato qualche anno fa, troppo presto. I piatti verranno lanciati in suo onore, si potranno comperare e il ricavato dell’acquisto andrà in beneficenza. Siamo certi che, nel mezzo dei lanci e del coinvolgente fragore, si sentirà indistintamente una voce vellutata come quella di un Marlon Brando cipriota.
“Oooopaaaaa!”

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