lunedì 10 maggio 2010

FREDDIE BECCIONI: 8 - PORTE CHIUSE PER SEMPRE


Mi ero rotto le palle di queste domeniche sempre uguali, dei rituali ripetuti stancamente ogni anno, quasi come i compleanni degli zii a cui devi per forza partecipare, come i matrimoni dei cugini di cui ti scoperesti la moglie e a cui devi presenziare senza possibilità di ubriacarti a dismisura, per poter dire qualcosa di sensato e simpatico quando viene il tuo turno e sperare poi che ti funzioni l’arnese quando riesci a portarti in bagno almeno la migliore amica della moglie.
Vedi invece che il destino ogni tanto è sincero?
Anche il fato, che non è montenegrino, capisce che deve essere al passo con i tempi, che si deve adeguare al cambiamento radicale della nostra società, all’evoluzione della specie.
Così ci ha regalato la più bella domenica genoana della stagione!
Una domenica senza tifosi, senza supporter avversari, senza la Gradinata Nord.
Sì! Una domenica senza mugugni, senza canti sommessi o sguaiati, senza invocazioni o imprecazioni. Un pomeriggio senza lodi sperticate a questo o a quel giocatore, senza chiacchiere da bar e mormorii da stadio, una domenica finalmente a misura di tifoso moderno. Niente traffico, niente code per il parcheggio, niente scooter a respirare la merda. E i panini con la salsiccia a 5 euro, la birra Peroni a 3 euro, la focaccina bisunta nella tasca del cappotto. Tutta quella gente, fianco a fianco con facce che per il resto della settimana speri di evitare, che cazzo ne sai di chi sono, di cosa pensano…saranno i primi a rubarti i risparmi, saranno l’assicuratore infido, il postino che non recapita, il sindacalista ficcanaso, l’impiegato delle poste insolente, il netturbino in perenne malattia. E tutti quei ragazzini rimbambiti che non comprano un disco nemmeno se è per rimboschire l’Amazzonia. Vaffanculo!
Bene, ieri non ci voleva molto a capire che si sarebbe trattato di una domenica vincente!
Volevate la solita ultima giornata in casa per ripetere quegli stanchi rituali di sempre?
Salutare i guerrieri di una stagione, facce che (tranne una su cento, forse) dimenticheremo volentieri come quelle dei compagni di scuola delle elementari? Tifosi antiquati e fuori contesto, speravate di salutare a modo vostro Palladino che se ne torna alla casa madre? Bocchetti che verrà scambiato con Blasi o Brighi? Amelia che tornerà a impastare ravioli con sua nonna? Volevate un finale strappalacrime con Sculli che sotto la Nord giurava “non andrò neanche al Real Madrid”?
No, non è per noi, per una compagine che si vuole rinnovare per rimanere un “classico”, che vuole restare al passo con i tempi, con il calcio immediato e mediatico, sempre più oftalmico e meno naftalinico. Non so voi, io ho goduto a vedere lo stadio vuoto e il Grifone che ha vinto. In casa, con la pioggerellina del cazzo fuori e io con tutte le mie belle comodità. E pensate a tutte le partite invernali che ci perderemo! Niente più ombrelli che poi vedi solo pezzetti di campo come fossi in una cella di galera, impermeabili, freddo pungente nelle ossa e nei piedi, sciarpe umide e alitate, odore di lana infeltrita e zuppa in bocca.
Una salvezza, altrochè! E’ stato più di un caso, sembrava un malinteso, il solito inghippo politico.
No! E’ stato un banco di prova, una scommessa col futuro, un’avvisaglia!
E’ stato puro futurismo, poesia!!!
Siamo o no la più antica squadra d’Italia? Siamo o no gli antesignani del giuoco del calcio nella nostra Penisola! Siamo sempre stati i primi, abbiamo inventato moduli, modelli di tifo, la parola “mister”. Adesso, nel Terzo Millennio, possiamo precorrere di nuovo i tempi, galoppare il futuro! Dai, facciamo qualcosa di veramente nuovo, qualcosa di davvero rivoluzionario!
Regalatemi un Genoa a porte chiuse tutto l’anno, che vince sempre 1-0 con Sculli capocannoniere!
I tifosi veri a casa davanti alla televisione, come me, con il bicchiere mezzo pieno in mano, e gli ultras a mangiare la pizza derby in corso De Stefanis, discorrendo con quell’aria malinconica che li rendi belli, maledetti e romantici, dei tempi che furono, iniettando di ricordi violacei e cisposi le loro pupille sempre più spente. C’è gente che ama mille cose e si perde per le strade del mondo, chi vuole vedere il Grifone dal vivo si abituerà a fidelizzarsi, che cazzo vuoi che sia una tesserina magnetica con cui peraltro puoi anche sminuzzare i cristalli di bianca colombiana? Avete paura di una Banca Popolare di Sondrio? Di una Fideuram? Per i vostri figli ormai i colori rossoblu sono quelli delle maglie sbagliate della playstation, per i figli degli altri c’è sempre la ciclistica da Champions League. Andateci voi allo stadio il mercoledì sera, io ho ben altro da fare!
Ma la tessera del tifoso non ci dovrà portare in un Tempio per rincoglioniti con i santini di Scoglio e Signorini, noooo!
Nossignore! Con quella tesserina entreremo nei cinema 3D! Vedremo Criscito venirci addosso nel campo per destinazione, il pallone sorvolare le nostre teste dopo una punizione di Fatic!
Altro che rollare cannoni in gradinata o bere i liquori di erba Luisa! Ma vaffanculo Luisa!
Io l’anno prossimo voglio lo stadio a porte chiuse e le trasferte vietate a chi non risiede nella città dove si gioca il match. Giusto! Sono residente a Milano e andrò a vedermi Milan-Genoa e Inter-Genoa! Allo stadio si perde solo tempo, se non canti ti rimproverano che non sei un vero tifoso, se urli qualcosa di sbagliato che sei un tifoso del cazzo. Se fai un coro ad personam ti dicono che adori falsi idoli, che dobbiamo solo fare il tifo per la nostra storia, per la nostra maglia, che gli uomini passano e la fede resta. Ma cos’è la fede? Se è qualcosa di cieco e totale come dicono, allora possiamo anche non vedere le partite! Basta che il Grifone vinca sempre, che sia davanti alle merde, che segni sempre Sculli e che qualcuno ci spieghi la partita, ci dica com’è andata, che siamo stati sfortunati e vessati dall’arbitro se abbiamo perso (in trasferta) o che abbiamo ampiamente meritato se abbiamo vinto (in casa).
Voglio le porte chiuse! Ma non solo quelle dello stadio, anche quelle dei cessi, dei negozi intorno alla struttura sportiva, delle case senza citofono, del Pontetto (altro luogo triste di nostalgici e perdigiorno).
Ci vuole una nuova poesia, una nuova retorica, un nuovo lifestyle!
Tutti fuori dagli stadi, i campi come arene con un pubblico virtuale! Grandi televisori al plasma nei centri commerciali, ologrammi dappertutto, ologrammi e cheeseburger.
Grey Goose, Grey Goose Stadium!
Chiudete le porte e non fermate il mondo, che tanto, da qui a poco, non si potrà più scendere.

2 commenti:

Maurizio Pratelli ha detto...

grande brod! a cuore aperto...

Maurizio Pratelli ha detto...

il commento � per dove non si pu�. "che poi sai che � la mia canzone preferita". Mi sa che oggi siamo dello stesso uomore, ti abbraccio, brod.