giovedì 3 giugno 2010

FREDDIE BECCIONI: 10 - IL TIFOSO VERO E I MILLE TESSERATI DEL GRIFONE


Io non sono un tifoso qualunque, io sono Beccioni.
Io vivo di Genoa, anzi vivo IL Genoa.
Oppure è il Genoa a vivere dentro di me, devo ancora pensarci a questa cosa.
A dio ci credo quando mi fa comodo, quando penso alla mamma e quando me la faccio sotto e ho la tachicardia e mi formicola il pancreas.
Al Genoa non hai bisogno di crederci, il Genoa c’è, si vede ed è comunque una fede.
Che figata! Mica stiamo parlando chennesò del lardo di Colonnata, o del musciame di Carloforte.
Il Genoa ha sapore ma non si mangia, ha odore ma non si annusa, ti ubriaca ma non si beve. E mi fermo qui sennò sembra uno di quei cazzo di giochi da festa delle medie.
La parola Fede, che non è solo un cognome così come Preziosi non è un aggettivo, riferita al Genoa è quanto di più vicino al mio non essere mistico ci possa essere.
Vita nuova, dopo queste scoperte, maturate grazie a un finale di campionato in cui l’ansia prepartita, la speranza del risultato, la tensione dell’obbiettivo non erano parte dei miei pensieri.
Grazie, società e grazie Gasp per questo! Ma solo per questo, intendiamoci.
Altra novità: sono passato dalla Grey Goose al Caroni. Non è un midfielder argentino da plusvalenza, ma un rhum cubano (o dominicano sa il cazzo) a 65 gradi.
Di Caroni e di Genoa vivo in questo frangente. Ma il Genoa di più, “because is red and blue”.
Un rap potrebbe scaturire il mio sentirmi così tanto genoano, come mai nella vita! Ne sono pregno, ne sono degno, mi impegno, m’ingegno, il premio di primo tifoso mi assegno, mi lagno, mi bagno, mi sdegno e della croce mi faccio il segno fino a quando come lei divento legno.
A volte credo di essere io, il Genoa.
Non può contenermi la Nord, non mi basta il Ferraris, centoventi anni di storia mi sembrano pochi in confronto alle vicissitudini di questa vita mia. Così spiego la mia attenzione ad ogni notizia, ad ogni pettegolezzo, spiffero e frammento di informazione che riguardi il Grifone. Il mio appassionarmi all’universo rossoblu per interno, dagli atomi ai pianeti, dai satelliti ai microbi.
Un batterio vecchio e balordo mi attrae e lo osservo al microscopio, un parassita genoano va studiato e compreso, anche uno stronzo blu che esce da un buco del culo rosso è degno della mia curiosità. Conosco i segreti dell’autista Piero Noli, le scappatelle di…vabbè, non lo dico, i nomi dei parenti del magazziniere. Ma senza impegnarmi troppo, semplicemente mi ricordo di tutto quel che riguarda il Genoa, che se applicassi lo stesso sconosciuto metodo all’ingegneria genetica, sarei già premio Nobel da un pezzo. Ormai l’universo Genoa mi sta stretto come il sistema solare agli astrofisici! Figuriamoci undici giocatori, o i ventidue/ventitre della rosa gasperiana…sono pochi. In questo sono genoano come il mio presidente. Che anche per lui sono pochi e in questi anni se n’è comperati altri ventidue/ventitré e li ha parcheggiati come il Suv, alcuni davanti a un centro commerciale costruito da uno più ricco di lui, altri in doppia corsia, in tripla garanzia, in regalia, in garage e così sia, in prestito, in credito, in dubito, in conto vendita, in sconto perdita, col vuoto a perdere, col divieto a vincere, in comproprietà, in vendopietà, bustarella, filibusta, busta paga, bustapagala e buttalo-al-malaga.
Li conosco pure io, son tutti miei, o sono io travestito senza maglia rossoblu. Domenica scorsa, ad esempio, ero davanti alla tv, ho sofferto e gioito da genoano. In porta c’era Russo, e ci siamo salvati a Salerno, col Vicenza. C’era anche Botta, che giostrava a centrocampo. Con Bielanovic davanti, sì…la salvezza è anche un po’ nostra. Renzetti è ai playoff…che fatica…a metà con l’Albinoleffe, però…un po’ mi sentivo alleggerito. Un bicchiere di Caroni in più.
Per Lupo Greco un’altra promozione…che portafortuna! Quanta gente deve dirci grazie, quanti tifosi che poi ci trattano in modo ignorante da avversari. Loro come l’Inter di Milito e Motta. Dovrebbero stendere un tappeto rossoblu dove camminiamo. O al limite non dirci “stronzi!”.
Il Torino, dice che lo abbiamo mandato in B e poi gli regaliamo Gasbarroni per risalire…il Frosinone lo benefatturiamo da anni ed eccoli sempre lì che si salvano…ma dov’è finito Tavares? Ogni tanto mi concentro sul calcio svizzero, Lugano e Bellinzona, ma non mi da soddisfazione. Anche se ubriacarsi in un crotto di Morbo Inferiore con Baldini sparlando di Gargo che si vendeva le partite e Sersone che lo portava a troie ad Albenga è stata un’esperienza unica.
Il Genoa. Da ragazzo pensavo fosse un fatto solo mio e di pochi. Oggi siamo ovunque, se ne accorgono tutti che ci siamo, che siamo una squadra di serie A, che siamo nelle prime cento del mondo! Due bicchieri di Caroni per festeggiare la classifica IFFHS (che non si legge alla napoletana…“i fess”)!
Ogni giorno il calciomercato parla di Genoa. Vogliamo tutti e tutti vorrebbero venire a giocare al Genoa, sognando di seguire le orme di Diego Alberto. Anche Diego Angelo ci sta provando, ma le orme di Milito sono troppo piccole per lui, che ha il 41. Lo svincolato brasiliano è un difensore e comunque ha il 44, potrebbe sformare tutte le orme precedenti, tranne quelle di Sottil, che ha la pianta più larga e di Policano, che aveva il 52 e mezzo. Per questo verrà ceduto in contoprestito.
Finita la prima bottiglia di Caroni. Settanta euro spesi bene. Passo a un più morbido Zacapa.
Con l’opzione delle squadre da inventare, con la playstation 3, preparo un torneo quadrangolare rossoblu degli acquisti d’estate.
Ubriaco, impasticcato, creativo, unico. Un tifoso genoano vale questa e mille altre esperienze, pur di non tornare a Sesto San Giovanni e non dover andare nelle opzioni “Crea giocatore” e dover recuperare il mio amico Scanta con Basso, Carfora e gli amici suoi del bar di Fermo.
Meglio allora giocare con la formazione di un mio fan sfegatato di cui non conosco nemmeno un giocatore: chi sono Hakan Combi, Stepanov Basciu, Danic Megu, Fabio A. Riccio, Marc Chang e Albert Molinari? Mostri notturni, maligne presenze che inquinano il Bisagno e il mio bicchiere mezzo pieno, lasciatemi in pace, lasciatemi sognare tutti i progetti che voglio. E soprattutto, lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare, sono un genoano.

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