domenica 20 dicembre 2015

ROMA-GENOA 2-0 Il commento del Beccioni "FUCK OFF"


Fuck off.
Così si è rivolto, a un quarto d’ora dalla fine della partita, il centravanti romanista Edin Dzeko, uno dei presunti ammutinati della banda Garcia, all’arbitro Gervasoni, reo di non avergli concesso un rigore.
Fuck off.
E’ quello che, fischiando sonoramente, i pochi e silenti tifosi giallorossi presenti oggi all’Olimpico intendevano, quando hanno assistito all’abbraccio tra Florenzi e il mister francese dopo il primo gol.
Fuck off.
E’ quello che dovrebbero dire a fine partita i soliti indefessi tifosi del Grifone che hanno assiepato il settore a loro destinato, facendo rimbombare di cori e “forza Genoa” la scatola vuota capitolina a chi ha condotto fin qui il Vecchio Balordo, evirandone la grinta e la tensione emotiva, privandolo di valori e dignità e riducendo le prestazioni, specie quelle fuori casa, a un onorare la firma su contratti precari e sperare in qualche colpo di fortuna.
Fuck off, con tutto il cuore, a dirigenza e allenatore.

Cartoline dalla bella Roma del Giubileo, dove bisognava davvero mettercela tutta per essere giubilati.
Fotogrammi natalizi, buoni per incartare il torrone:
Sesto minuto: Diego Capel, prestito secco, lento e motivato come un ghepardo allo zoo di Montreal, s’invola sulla fascia. Ha alcuni minuti di vantaggio sul diretto concorrente, ma frana su se stesso.
Trentacinquesimo minuto: Munoz sta per calciare una punizione dalla sua tre quarti campo. Studia il piazzamento dei compagni, quello degli avversari, quello dell’arbitro e dei raccattapalle. Chiama due schemi, un piano d’azione, un progetto a medio termine, un paio di diversivi. Poi calcia alla Castrogiovanni una scarpata a fondocampo.
Quarantaduesimo minuto: Questa volta il buon Munoz decide di seguire l’istinto. Assist svirgolato a campanile per Florenzi. A volte può funzionare, che un venticinquenne venga scartato da due squadre da mezza classifica in serie A per due anni consecutivi, tu lo prendi a costo zero e lo rilanci, facendo felice lui, la mamma, il procuratore e colui a cui l’hai promesso a un prezzo più o meno prefissato. A volte può funzionare,  molte altre volte…Fuck off.
Settantesimo minuto circa: Entra il bolso Pandev.
Settantacinquesimo: Dzeko ci prova e sfodera il leit motiv del pomeriggio.
Settantasettesimo minuto: Lazovic si invola sulla fascia come e meglio di Capel. Non cade. Si ferma, guardando il pallone rotolare più felice di lui oltre il fallo laterale. Nessuno li stava inseguendo.
Ottantasettesimo: Finalmente il Grifone targato Mago G. si scrolla di dosso la pesante etichetta di “resuscita morti” e opta per quella di “battezza neonati”, mandando in gol il ragazzino nigeriano Sadiq Umar.
Novantacinquesimo minuto: Esce il bolso Pandev.
Un allenatore offeso tira fuori le palle, se ne ha.
Ti sorprende con una formazione che va al di là della solita disposizione in campo da subbuteo, 10-1 in assetto variabile (si parte con un 4-5-1 papadopulo, poi si passa a un 451 iachino per finire con un 3-3-fatevoi), trasmette la sua grinta per attaccare una squadra in crisi che mostra lacune e imprecisioni da oratorio.
Un allenatore serio dopo dieci minuti vede i punti deboli dell’avversario e fa aggredire gli spazi, gioca basso ma corto e riparte veloce. Il Grifone di quest’anno arriva invece nella trequarti avversaria e si blocca come colto da sensi di colpa: “non vi vorremmo fare male, scusate se siamo arrivati fino a qui”. Iniziano fraseggi che ricordano il Camerun del 1982, ma quella squadra correva e correva, e aveva un tono fisico e muscolare che Ntcham in confronto è un gracile vecchietto.
Invece via con un primo tempo in stile Meazza: rinunciatario con nonchalance, impreciso con charme, disorganizzato chic, pallemolli doubleface.
Laxalt ha già dimostrato quel che aveva da dimostrare (all’Inter), Izzo corre, fa l’ala il centrocampista e finisce trequartista alla Morfeo, abbassandosi con un trucco napoletano pure il baricentro.
Capel ha spunti da buon giocatore, ma ogni volta che viene chiamato in causa ha nuove facce da conoscere e con cui duettare e per un ala o trequartista avere un riferimento offensivo come Gakpé è davvero deprimente.
Rincon è l’ultimo a mollare ma (se con un colpo di teatro non lo vendono a gennaio) prima o poi tirerà anche lui i remi in barca pensando che ha proprio un karma di merda. Capitano dei vinotinto venezuelani, ha visto la sua nazionale precipitare, travolta da disorganizzazione, malgestione e corruzione, e adesso assiste al manicomio rossoblu.
Tra poveri cristi da B francese come Gakpé e Cissokho che non hanno colpa, non ambientati come Lazovic e Capel, rassegnati a un anno di purgatorio come Ansaldi, è dura pensare chi potrebbe rimettere in piedi la baracca. Non certo Suso.
Il Genoa di Roma è stato troppo brutto per essere finto e troppo simile agli altri per darci motivi di speranza.
La situazione di quest’anno è il frutto dei soliti esperimenti economici di laboratorio, tra diritti di riscatto impossibili, prestiti demotivati in partenza, regali mezzi rotti, scadenze di contratto scadute come mozzarelle e le solite promesse che si sono rotte i coglioni di dover rimanere tali, e preferiscono diventare dei magnifici tradimenti.
Dzeko e Pjanic sicuramente hanno tirato tanti di quei Fuck Off all’indirizzo dell’unica squadra che non avrebbe dovuto giocare contro di loro oggi, e Garcia avrà ringraziato il cielo a stelle e strisce.
Grazie all’insulsaggine di una formazione alla deriva totale, la sua panchina dovrebbe passare le feste.
Noi invece archiviamo quest’anno di grandi soddisfazioni (una combattutissima Europa League dove siamo ancora in corsa, una Coppa Italia con strada spianata verso la semifinale in casa) con la sensazione di non avere più santi a cui attaccarci e, passate le feste, nemmeno la forza di gabbarli.
Sappiamo bene come inizierà l’anno nuovo e ci vorrà davvero tutto il nostro amore, per trasmettere a quest’accolita di mestieranti senza direttive, la grinta e la passione che chi per primo dovrebbe dispensare non ha, per aridità di cuore, limiti umani e bieca ingordigia.
Pensierino di Natale:
Tanti auguri Genoa, mai come ora ne hai bisogno.
Auguri anche a chi ti vuole bene e ti seguirà ovunque e comunque.
A chi c’era prima e durante le intemperie, ci sarà dopo ed è riuscito sempre a vedere i raggi del sole, sognando la stella.
Fuck off di cuore a chi non ha la dignità di farsi una buona volta da parte.   

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