domenica 15 febbraio 2009

CROCCANTINI

Lavo l'insalata senza passione, accudisco il cane. La mia faccia è una maschera, il mio cervello un ripostiglio di rime sbagliate.
Il mio futuro nelle carte, ieri, non c'era, non si vede all'orizzonte e non lo trovo scritto in nessun almanacco. Il mio presente è vivere con questa mia presenza. Vorrei cadere senza farmi male, e non come ora bruciarmi il cuore senza incendiare la casa. Dio non è Dio, ed era banale quell'idea che fossimo uguali, almeno un po'. Torno a strizzare il cane, accarezzo l’insalata che mi lecca.
Non credo di essere pazzo, non quando mi guardo indietro e vedo com’ero.
Guardo il cane che vorrebbe una carezza e il cibo. Un’altra? Gli do da mangiare l’insalata.
Penso ai nemici e agli amici.
Gli uni sono furbi, gli altri stupidi e differenti, stare in mezzo non è la mia passione, meglio in basso, meglio in fuga.
Perdo la speranza di dopodomani.
Mi gioco il vino, la pappa del cane, qualche ora felice di ricordi, per un minuto di nervi.
Entra Clara e si fa sotto con tono vittimista.
Le do una carezza e una manciata di croccantini.
Ammiro i suoi otto anni intelligenti.
Saranno i croccantini.
"Si può essere infelici quando si è soli e nessuno ti vede?" mi chiede
Chi può comprendere i tuoi errori, mia cara, e conoscerne il perché? Si può essere imbecilli, al limite.
"A fin di bene..."
Si può sfidare la legge della propria natura, opporre le proprie forze al destino.
"E si può vincere?"
Ingenua. Non ora, non quando lo si vuole, forse solo quando si può, mai quando si deve.
"Si perde quasi sempre, allora"
Si perde la dignità fatta di parole sepolte in fondo al cuore spento che non sa comunicarne il dolore, poi si può piangere, ma serve solo a rimpiangersi e a mutare la malinconia in finti sentimenti nobili.
"Cosa si può fare, papà?"
Si può morire ed uccidere, ogni qual volta si voglia, questo si può fare.
"Non voglio morire soffrendo".
Prendi un altro po’ di croccantini.

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