domenica 29 agosto 2010
FREDDIE BECCIONI: UDINE, KAKA KAZAN E LA PATAFISICA DEL PICCOLO INVERTITORE
Tanto per sgombrare il campo, e anche il mio divano rossoblu, da ogni dubbio odoroso: ieri pomeriggio ho goduto come una seppia in inzimino. Quando si vince così, diciamo un po’ all’italiana d’altri tempi, c’è un gusto particolare. E’ come corteggiare la meno avvenente delle due sorelle e ritrovarti quella più fica che ti si “rovescia” addosso. Quasi qualcuno dall’alto ti volesse premiare perché ti stavi accontentando. Ogni tanto riesce, la sorte s’inverte e oggi di invertitori parleremo. Altro che rovesciate!
Poi ci sono delicate sfumature: l’espressione tirata del prete rancoroso, come se l’avessero preso in infilata in prossimità del gran premio della montagna di Arabba, la vana ostinazione di Domizzi, testa grande e cervello finto, che quando gioca contro di noi vorrebbe fare tre ruoli contemporaneamente (secondo me anche perché sa di piacere tanto al Gasparagnino).
E il gol? Ogni cuore grifone in quel momento ha esultato tre volte: una perché si iniziava a soffricchiare e a subodorare il clou di un film già visto in troppe Gaspartite in trasferta, due perché un gol così ti toglie il fiato e tre perché la prima di campionato è la prima di campionato. Roba da dimenticare all’istante le microsofferenze patite nel secondo tempo, la difficoltà relativa nel contenere un Udinese in ritardo e con problemi sulle fasce (più la decisa involuzione di Asamoah). Con una rovesciata volante di Mesto, poi! Roba da scomodare Alfred Jarry e il teatro dell’assurdo. Far entrare un laterale al posto di una punta, quando hai già un’aletta a fare il centravanti e un vivace ectoplasma dall’altra parte, è pura patafisica. Ma siccome una partita è uno spaccato di vita (e anche uno spaccato di coglioni, talvolta) l’assurdo ci sta eccome.
Ma andiamo cronologicamente e senza vergogna, come un libro di Bruno Vespa.
Sono tornato in tempo per il fischio di inizio, in aereo da Kazan. Avevo promesso ad alcuni amici un pellegrinaggio russo e io sono uno che onora le scommesse e rispetta le decisioni prese. Oltretutto ho visto anche i tartari senza deserto e il deserto senza Buzzati. E anche i tartari con gli occhi strabuzzati. Gli hanno comprato Sasà per 11 milioni. Ragazzi, il Prez è un grande venditore quando vuole (ogni giorno ne vende uno diverso/chissà che cosa gli racconta/per me è la fabbrica che c’ha che conta), su questo non ci piove, e non solo nel deserto. A Kazan se ne sono fatti una ragione e si sono fatti il loro film…nonostante non ci sia più Elia, ma questa è per cinefili doc. Da Kazan a Kaka sono poche ore d’aereo, avessi saputo che ci buttavamo sul bollitone georgiano, partendo da Milano, avrei riportato in patria l’uomo dallo sguardo triste e l’ingaggio milionario, che invece ha deciso di venire a svernare da noi. In questo mercato stitico, Preziosi indubbiamente kaka.
Tornato a casaccia just in time per godermi l’esordio assoluto del campionato numero 0 dell’anno maroniano. Stadi non ancora deserti, ma si provvederà, i gestori di autogrill contenti fino a un certo punto (quelli non sai mai da che parte stanno) e i noleggiatori di pullman in rovina. In compenso s’impennano le vendite di pantofole e le mie amiche rumene riprendono a lavorare di buona lena anche la domenica pomeriggio.
Nell’ordine:
1. Non capisco la formazione, poi la capisco e poi non la ricapisco. Se fosse un 433 Rafinha non starebbe sulla fascia, se fosse un 343 Rossi starebbe a sinistra. Dimmi perché uno che reclamizza Rossi interno e ha un brasiliano che ha sempre giocato terzino destro deve ridursi così. Secondo me è una malattia. Da piccolo gli hanno infilato un invertitore da qualche parte. E lui prende e inverte: Mesto laterale? Ala! Sculli ala? Centravanti! Veloso regista? Incontrista! Destro centravanti di riserva?
L’invertitore ne inventa una delle sue per disorientare come sempre Guidolin. E’ una fatica immergersi nel 361 ad assetto variabile del Gasp. D’altronde i grandi geni sono quelli “avanti”, che verranno capiti dopo la loro dipartita. Tra qualche mese, forse, lo capiremo come merita. Ma io preferirei cullarmi nell’ignoranza tra le prime quattro, per tutta la vita.
2. Mi innamoro di Ranocchia e vorrei baciarlo, nonostante i pericoli già accennati in passato. Ora come ora è più utile dove sta, piuttosto che se si trasformasse in Principe.
3. Apprezzo le geometrie di Veloso e lo immagino magro, veloce, propositivo e con un altro nome e cognome. Comunque anche lui è di un altro pianeta rispetto a Zapater e qualcosa imparerà da Milanetto. Speriamo non a stare a tavola.
4. Spero che Moratti non stia vedendo la partita, ma subito Beppone finalizza l’unica nostra azione pericolosa del primo tempo. Miracolo di Handanovic. Guarda, Massimino, guarda!
5. Spero che il Prez stia vedendo Toni e inizi a sfogliare il postal market del centravanti. Al limite anche uno come il Bogdani che vedrò sbattersi qualche ora dopo mi va bene. Basta che non arrivi un invertibile o un invertito.
6. Secondo tempo. Pur di non vedere più Sculli centravanti mi faccio mettere una bottiglia semivuota di Caroni nel culo durante un amplesso.
7. Palacio comunque è leggerino. Bisogna dirlo.
8. Al confronto di Palladino, Palacio è un elefante namibiano.
9. Quando al 55’ abbassiamo il baricentro, dentro me sento nascere un uomo nuovo, che non vuole più soffrire, che è pronto in qualche modo ad arruolarsi in Al Shaabab o tornare immediatamente a Kazan e rinverdire i fasti di Giovanni Drogo.
10. Al 60’ mi drogo. Anche senza Giovanni.
11. Entra Mesto. Mesto acagàsotto.
12. Godo! Godo! Godo! Sei entrato improvvisamente nel mio sistema linfatico con una rovesciata volante imparabile. Ti ho sempre amato, per quella capacità di essere terzino anche quando sei ala e ala quando dovresti essere terzino. Viva gli invertiti e gli invertitori!!!
13. Ansia finale, contenuta e speranzosa.
14. Sto bene. Eduardo mi fa sentire sicuro come fece mia cugina ventenne quando ne avevo quattordici.
15. Ho sete.
16. Buona la prima.
Estraggo la bottiglia di Caroni, trinco l’altra metà in modo da poter evitare di esprimermi sulla bottiglia mezza vuota o mezza piena. La bottiglia è finita e ce n’è un’altra pronta, tutta piena, per l’esordio casalingo con il Chievo. Almeno quella non la invertono!
lunedì 23 agosto 2010
POESIA: FESTA AFRICANA
Festa africana
birra e polenta
la vita è lenta
ai piedi della savana
La gente è contenta
sotto un sole banana
la notte è lontana
e profuma di curcuma e menta.
Festa di sera
sensi e sapori
la vita è a colori
nell'Africa nera
La gente è già fuori
sotto un cielo pantera
la notte è sincera
e profuma di erba e liquori.
Festa passata
sesso e samosa
la vita è curiosa
nella terra incantata
La gente riposa
sotto una palma seccata
vivrà alla giornata
e profumerà di ogni cosa.
venerdì 20 agosto 2010
IL GENOA SIAMO NOI (Freddie Beccioni)
"Sì, sono un genoano prima ancora che un cantautore. Essere tifoso del Genoa è la più grande conquista della mia vita. Perché come genoano so che non sarò mai un fallito. Sarà retorico, ma è quello che sento. Io ci soffro per certe cose. Forse sono io fatto male, ho un cuore piccino e bambino, mi emoziono tanto quando la canzone dice "gli angeli che fanno il tifo dal terzo piano della Nord". Lo so che non esiste il terzo piano, ma mi piace pensare che quando i ragazzi hanno scritto per Spagna che "vivere nei nostri cuori non è morire" io un po' ci credo, e penso ingenuamente che essere genoani voglia dire essere un po' speciali. Mi commuovo, penso ai fratelli lontani e a quelli che non ci sono più...
Poi mi faccio un tiro di boliviana, mi scolo mezzo Caroni, mi chiavo Mirjana (pagando, s'intende) e mi passa tutto. Per un po'." (Freddie Beccioni)
http://www.youtube.com/watch?v=0A9md6C64UM
martedì 17 agosto 2010
KOSSIGA
E' morto Cossiga.
Eventi come questo sono veri e propri terremoti.
Più che terremoti, Sismi.
(F.d.C.)
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sabato 14 agosto 2010
SANT'ALFREDO E LO ZUCCOTTO
Domani, 15 agosto, il calendario cristiano suggerisce di ricordare il Santo Alfredo.
Trattasi di un ricchissimo uomo di chiesa tedesco che fece erigere monasteri, si fece più o meno i cazzi suoi e ci teneva ad essere ricordato e celebrato, tanto che (pagando cifre blu, s’intende) si garantì la santità ancora in vita, più o meno come riuscirà in qualche modo a fare Berlusconi.
Quand’ero bambino, la mamma (spinta probabilmente da sua madre, l’unica della famiglia che, pur bestemmiando come un cosacco, si recava in chiesa la domenica, o più probabilmente dalla passione per i dolci) festeggiava l’onomastico aggiungendo alla cena un dessert rinfrescante, dato che negli anni Settanta ad agosto faceva sempre caldo. Detto per inciso, io non amo i dolci.
Vado pazzo però per il gelato, quindi ringraziavo Alfredo da Hildesheim di essere nato a ferragosto.
Finchè non fui in grado di intendere, volere e uscire la sera, in tavola arrivava lo zuccotto con i canditi, semifreddo preferito di mia madre, che a me piaceva poco più delle interiora di struzzo e poco meno dello zucchero filato, che da bambino schifavo gentilmente.
L’altra particolarità della festa del santo sassone, è che avendo mio padre quasi sempre inviti a cena per ferragosto, feste di mare con fuochi d’artificio, sagre paesane, cene di vicini di roulotte, convivi di corregionali incontrati in vacanza, mi è sempre stato raccontato che Sant’Alfredo cadeva il 14 agosto, e si è sempre festeggiato di conseguenza.
Una celebrazione dimenticabile, ma tanta è a volte la nostalgia di quegli anni spensierati, verdi in cui il mondo viaggiava a velocità più umane, che questa sera, anzi domani sera, per la prima volta il 15 agosto, mi mangerei uno zuccotto.
lunedì 9 agosto 2010
IL PICCOLO MIRACOLO ROSSOBLU AFRICANO, I BIMBI INDOSSANO PER LA PRIMA VOLTA LA MAGLIA DEL GRIFONE!
Vi dobbiamo raccontare cosa succede quando la vita di un bambino africano si colora di rossoblù, perché una maglia e un pallone possono fare miracoli, a Malindi, in Kenya. Ventidue ragazzini di dodici, tredici anni. Un’esistenza agli inizi eppure già così piena di stenti, dormire per terra in capanne di fango sotto un tetto di palme secche, camminare ogni giorno per chilometri a piedi nudi per andare a scuola, nutrirsi di sola polenta e verdura col miraggio del riso e della carne nei giorni di festa. Botte, aids e fatalismo i migliori regali che possono ricevere dai genitori. Malaria, morsi di serpenti e colera quelli che il destino può aggiungere. A scuola ce la mettono tutta, perché hanno capito che studiare è l’unica speranza concreta di migliorare la propria condizione. Amano il calcio, sognano di diventare come Mariga, il connazionale che a sedici anni è emigrato in Scandinavia ed è arrivato a giocare nell’Inter campione d’Europa. La scuola calcio della Karibuni Onlus, con l’aiuto del Genoa Cfc, ne ha selezionati 22, quelli con i voti migliori. Ieri, finalmente hanno potuto indossare le gloriose casacche rossoblù, inviate in Kenya dalla Barabino & Partners. I loro volti timidi e rabbuiati si sono aperti in improvvisi squarci di sole; sorrisi spontanei con i quali hanno iniziato gli allenamenti agli ordini di mister Riccardo Botta, l’allenatore ligure che ha lasciato l’Italia per dedicarsi al calcio giovanile in Kenya, a questo progetto sociale che darà tante soddisfazioni. Eccoli: Karisa, Fahad, Mule, Swaleh, Baraka, Fati, Gitau, Kwakere e gli altri, che sgambettano e fanno stretching come i loro idoli della Serie A e della Premier League. Quando poi spunta il pallone, è festa grande. Le fatiche della settimana africana spariscono all’istante, i problemi familiari, la situazione al villaggio…il pallone cancella tutto per qualche ora. Grazie al Genoa Cfc e al sostegno a distanza dei piccoli giocatori, da parte di chi vorrà aderire al progetto, questi ragazzi potranno continuare a studiare in maniera completa e continua, vedranno migliorata la loro alimentazione e saranno seguiti sanitariamente. Grazie alla Scuola Calcio Karibuni Onlus-Genoa Cfc avranno anche insegnamenti supplementari che riguardano regole e nozioni fondamentali per la salute, la convivenza, l’educazione civica e il rispetto della vita e dell’essere umano. Molti loro coetanei a quell’età si avvicinano alla droga, alla microcriminalità e le loro sorelle alla prostituzione. Quanti piccoli miracoli può fare una maglia rossoblù, un pallone, il vostro aiuto, in Africa.
giovedì 5 agosto 2010
FREDDIE BECCIONI: LA BALLATA DEL SOGNATORE GENOANO
E’ il gioco più entusiasmante del mondo.
Perché io mi sono fatto il culo vero per arrivare dove sono arrivato, per diamine!
Anche se talvolta ho giocato, quello era lavoro, duro lavoro da piazzista prima, da scaltro uomo d’affari poi. Tutto per poter ambire a permettermi certi lussi.
Si può dire “lussi” al plurale? No? E ambire al singolare? Altrettanto?
E chissenefrega. Io lo posso dire.
Che poi io sono uno sano. A me le schifezze della coca, dei pasticchini portentosi non mi dicono niente. Il casino non mi da alcun brivido e a giocare in borsa ci pensano i miei broker. Pure le belle fighe mi stufano presto. Due botte, meglio se non capiscono l’italiano e non fanno tante domande, e ciao.
Ma quel gioco, quello mi appassiona e mi fa tornare bambino.
Lo so, mi costa tre o quattro miliardi all’anno. Ma cosa sono per me? Poca roba, per il mio hobby principale. E poi, lo vedi che pubblicità positiva mi porta? Tutti a parlare degli affari che faccio, tutti a ringraziarmi per tenere vivo il mercato, tutti a propormi di entrare in società negli acquisti. Gente che qualche anno fa solo a sentire nominare il mio nome gli si rizzavano i peli delle braccia…uno ad uno si sono dovuti ricredere. E’ bastato che quel burattinaio di Luciano venisse messo da parte, e ci ho pensato io.
Da quando siamo in serie A, ho assunto un’importanza sempre maggiore. Il primo anno sono entrato non dico in punta d’uccello, ma quasi. Bordeggiando, colpetti d’anca, strizzatine d’occhio. Qualche operazioncina coi giovani, la valorizzazione di Borriello…e vai con la prima estate divertente: le alleanze, le scommesse, le comproprietà…Milan, Inter, Juve già a trattare con me. Quel rincoglionito di Aurelio…cazzi suoi. Anche con Rossella non c’è feeling, è una donna… che vuoi pretendere. Ma gli altri, sono tutti pesci piccoli e grossi che verranno alla mia rete come un innocuo pallonetto a Scarpi.
E se l’anno scorso mi sono divertito, quest’estate ho fatto dei giochetti ancora più arditi!
Un mazzetto di svincolati, che uno mo’ non so neanche dove piazzarlo, un paio di prestiti come avevo fatto l’anno prima con Massimo, e qualche acquisto secco che se va male, come con Floccari, c’è sempre Claudione il laziale che me lo paga in tre anni, oppure la Turchia o la Spagna.
Anche quest’anno ne ho presi una decina e ne venderò altrettanti, non sapete che libidine. E intanto ci provo. Sì, perché ogni tanto bisogna anche pensare ai tifosi, eh? Non si dica che non ci penso… senza i tifosi una squadra di calcio non ha senso. E’ quasi come non avere il campo d’allenamento, il preparatore atletico, il magazziniere, l’addetto ai rapporti con l’arbitro. I tifosi sono una componente essenziale. Poi quando mi idolatrano, eh…non so se l’avete mai provato, anzi lo so, non l’avete provato mai…è una bella sensazione, sapete? Se ti idolatra il magazziniere è uno solo, e poi lo paghi tu. I tifosi, invece… a parte qualcuno… Comunque io ci provo, quest’anno do la chance a Gianpiero. Vediamo se è capace di andare in Champions League. Una bella scommessa, che pagherà con la sua conferma e la sua carriera. Male che vada, se lo prende Lotito.
Ah, quant’è bello il calciomercato…più bello del calcio!
YEOWN!!!
Ma guarda che cazzo di sogni deve fare uno che si è sbronzato per aver festeggiato l’acquisto di Rafinha. L’ennesima perla di un calciomercato che ci vede protagonisti assoluti. Mi sveglio con due panici contraddistinti: il vuoto nel letto (devo avere scoreggiato troppo, e anche una escort alla fine ne risente) e tutte le componenti inserite per lanciare l’ictus.
Il colpo Rafinha, però, meritava questo e di più. Mi sembra di sognare, e infatti ho sognato l’Altissimo, alle prese con un surreale soliloquio.
L’alcool me lo ha un po’ distorto, era un sogno vagamente livoroso, forse. O solo liquoroso.
Ma cercate di capirmi…questo Genoa è come la mia vita: godere al massimo del presente e rischiare di risvegliarsi con presentimenti di un futuro calante.
Cena: linguine al nero di seppia con pecorino siciliano, e giù due bottiglie di Angimbè Cusumano. Poi spigola all’acquapazza e un sorbetto di fragola e lime.
Se di fianco hai una spagnola di ventuno anni che si chiama Alahambra, viene anche più facile scolarsi a riporto una boccia di Zacapa col fondente al settantacinque per cento.
Io la vita me la so leccare come una patatina sorridente, questo l'avete già capito. Ma cosa penserebbero i miei sodali milanesi di un quarantacinquenne alle prese con i primi evidenti segni di pinguedine da cibo e alcool, che mentre ha di fronte una bella gnocca che ti parla con la esse di Belen e sniffa come Fernandinha, scrive sul tovagliolo la formazione dei suoi sogni: Eduardo, Chico Ranocchia Moretti, Rafinha, Veloso, Zuculini, Criscito, Palacio, Toni, Kharja. E allooooraaa! Mica male, no? Cazzi e contro cazzi, quando mai abbiamo avuto un Grifone del genere? Guarda che davvero se prendi un difensore destro coi contro cazzi e vendi Bocchetti (ma chi lo vuole, però…) e dai via Sculli (che mi spiace un po’ perché è uno che da l’anima, come se il Genoa fosse la sua ‘ndrangheta) prendendo un tornante bellobbello…qui ce la giochiamo anche per il secondo e terzo posto, sai?
Accontentiamoci, dai!
Certo, gli scudetti non si vincono d’estate…ma quest’anno si parte davvero alla grande.
Tutti, dico tutti, sono autorizzati a sognare. E i sogni mica li decidi tu, basta che sei autorizzato, che hai la tessera del sognatore, e vedi un po’ che ti arriva il palinsesto!
Fanculo. Ho mal di testa, prendo la chitarra e compongo la ballata del sogno grifone.
Sogneranno gli abbonati, gli schedati, gli associati, i tifosi addomesticati.
Gli adoratori, gli adulatori, gli speculatori e i vicecaporedattori.
Sogneranno i presenti, i dissidenti, i decodificati e i teledipendenti.
I prestanomi, i pretendenti, i preziosiani e presidenti.
Quelli finti e quelli ardenti e i George Clooney dei Ponenti.
I pierflavi livorosi, i lariani malmostosi, gli africani cespugliosi e i pessimisti misternosi.
Sogneranno i tortonesi, i dublinesi, gli avellinesi, i pier sospinti e i piè sospesi.
Gli zerbini, gli zarbani, i pro-Fini e i profani, gli sculati e gli sculliani,
I santeodori e santolcesi, i boccadassi e san fruttuosi.
I commossi, i timossi, gli ortodossi e i paradossi.
Gli ammalati, gli anestetizzati, gli anabolizzanti e gli adamolizzati.
Le marmotte e i marmorati.
Sogneranno a Castelletto, a Molinetto, sul muretto e con le birre del Pontetto.
Sogneranno tutti quelli meno bravi di Milanetto.
A Borgoratti e Borgo Pila, quelli in coda e quelli in fila.
In trasferta e sui pulmini, tra focacce e formaggini.
A Ponente e a Levante, da La Spezia fino al Po.
A Sampedenna meno, a Trasta proprio no.
Sogneranno torrentando, ruotolando, skuravando e militando.
Sognerà il pato sudamericano e il capellone nostrano, il parente laziale e l’assessore comunale.
Gli agnostici e i layotici, gli aruspici e i patetici.
I tattici e gli onofrici i tuttologi e i multisitici.
I vampiri, i crumiri, i fachiri e i mitici mashiri.
I sirianni e le sirene, le milizie e le milene.
Le giovani giovanne, le nonne e le angioline.
I pargoli e le bimbe, quelle ancora più piccine.
I gred i degio, le lauree e i laureandi.
I ruggeri, le paolette i comatosi e gli alessandri.
Sogneranno gli ingrifati, sogneranno i maniman, gli emigranti di caserta e i cauzisti de milàn.
Sogneremo a più non posso, sogneremo a testa in su, intellettuali innemesiti e ostricari rossi e blu.
I saltuari, i salterini, le bagasce e i bagarini.
I diffidenti, i diffidati, i ricchioni e i recchelini.
I guru, i megu, gli oldblocks, i new trolls e gli espanaporfavor.
Nelle zone di confine e sui siti di regime.
Baciapile, complottisti, mugugnoni e ballerine.
Sogneranno gli obesi, gli incompresi, i barbudos e i savonesi.
I pulcini, i cretini, i brenzini e gli zenicosini.
I tribuni della sera e gli ultras da tastiera.
La pasionaria, la cameriera, il drogato e la droghiera.
Gli scantamburli, i pizzighettoni, gli impellicciati e i carforosi,
I lumezzani, gli sciarpagialli, gli sciamani e gli sciacalli.
Sogneranno i leoni, i coglioni, i beccioni, i Tonii e i Toni.
Gli Stellini e gli stelloni.
Sognerà chi ha fatto sega, sognerà chi ha fatto fiasco e qualcuno griderà: “Chi non sogna è di Grugliasco!”.
Sogneranno (e come sempre sarà un sogno molto umano)
Tutti i cuori rossoblu volati nel Terzo Piano.
Faber, Edo, il Professore, Claudio, Picchia e il Capitano.
Un fratello e una sorella, la mamma e il papà che allo stadio ci portavano per mano.
Il migliore amico, il collega di lavoro, il nonno lo zio, un conoscente o il fidanzato.
Più di un secolo di storia, più di un secolo di cuori, più di un secolo di fede ce l’hanno insegnato.
Il Genoa è un sogno e, male che vada, ci risveglieremo lassù, di fianco a loro, ad urlare a perdifiato, a cantare a squarciagola. E quella stella, che ci è sempre apparsa solo in sogno, sarà lì, dentro di noi.
E come noi, non sarà mai sola.
lunedì 2 agosto 2010
IMMONDANITA'
Con uno sforzo immane della Municipalità, Malindi è stata appena ripulita dalla spazzatura e dai rimasugli della fangosa stagione delle piogge, per il vero una delle meno acquose degli ultimi anni. Lo sforzo è stato quello di resistere alla tentazione di mettersi in tasca buona parte dei 70 mila euro che il Governo di Nairobi ha dato al Comune per fare piazza e strade pulite.
In questa cornice provvisoriamente linda, in attesa che arabi e indiani facciano il loro per ripristinare il loro amato equilibrio biologico da fosse, arrivano gli italiani. Mandrie di bufalotti bianchicci e ossa femminili vaporose, siliconate e sculettanti tentano di svettare, senza mischiarsi né confondersi, con la già vasta gamma di fauna locale. Curiosamente certe signore imitano i leporismi delle labbra africane e lavorano sui davanzali per la rabbia di non poter competere con i retrotreni. Sono chiassosi, lunatici, per nulla denuclearizzati dalle tossine italiche, dallo stress delle scissioni finiane. I meglio sembrano essere i ragazzini della generazione YZW, ai quali l'Africa deve far bene, perchè non si vedono gameboy in spiaggia e ancora non hanno inventato il chupito, lo chiamano semplicemente "single" or "double". Schifati i bimbi bevono una cocacola, certezza secolare a cui il dominio multinazionale è riuscito a non cambiare mai il nome. Dei genitori che dire: coppie scoppiate che si dividono il compito di onorare il meltin' pot (un ristorante con servizietti in camera presto aprirà in centro con questo nome), pensionati austeri solo quando c'è da pagare la manovalanza, turistelli timidi accerchiati da branchi di beach-boys. Il solito via vai ovunque ci sia cemento e, dietro l'angolo tra la meraviglia e la vera povertà, come sempre, nessuno. Nascosti anche i vip, tra beauty farm e percorsi obbligati safari-natanti-resort esclusivi. Presenti, nei luoghi che contano (Casino in primis) i semivip, sempre troppo indignati di non essere abbastanza conosciuti e indignati. Premio di un milione di scellini al primo croupier di colore che riconoscerà, chiamandolo per nome e cognome, un tronista di "Buona Domenica". Di fronte a tanta eleganza e a tanto sfoggio dell'essere umano, in questa prima botta di invasione agostana, il cielo da due giorni si è messo a piangere. Speriamo se ne faccia una ragione. Noi che eravamo come le lucciole, oggi siamo baobab e osserviamo immobili. Nulla ci scalfigge più, tutto è materiale da racconti e fucina di aggettivi. Oggi, ad esempio, viene spontaneo coniare il neologismo "Immondanità".
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