martedì 4 novembre 2008

QUALCUNO ERA MALINDINO (parafrasando Gaber...)

Qualcuno era malindino perché era nato a Malindi.
Qualcuno era malindino perché il nonno, lo zio, il papà si erano trasferiti a Malindi ... La mamma no.
Qualcuno era malindino perché vedeva l'Africa come una promessa, il Kenya come una poesia, Malindi come il paradiso terrestre.
Qualcuno era malindino perché si sentiva solo.
Qualcuno era malindino perché aveva avuto un'educazione troppo bresciana.
Qualcuno era malindino perché la banca lo cercava, il giudice lo cercava, la moglie lo cercava, l'amante anche: lo cercavano tutti.
Qualcuno era malindino perché glielo avevano detto.
Qualcuno era malindino perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era malindino perché prima (prima, prima...) era a Mogadiscio.
Qualcuno era malindino perché aveva capito che Kazungu andava piano, ma lontano... (!)
Qualcuno era malindino perché i giriama sono brave persone.
Qualcuno era malindino perché gli italiani non sono brave persone...
Qualcuno era malindino perché era ricco, ma amava i poveri...
Qualcuno era malindino perché beveva il mnazi e si commuoveva alle danze tribali.
Qualcuno era malindino perché era così bianco che aveva bisogno di sentirsi nero.
Qualcuno era malindino perché era così affascinato dai poveri che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era malindino perché non ne poteva più di fare il povero.
Qualcuno era malindino perché voleva cambiare lavoro.
Qualcuno era malindino perché lavorare?... oggi, no. Domani, forse. Ma dopodomani, sicuramente!
Qualcuno era malindino perché... "i gamberoni l'aragosta le ostriche, cazzo com'è che dalle palme non viene lo champagne?...
Qualcuno era malindino per far risparmiare suo padre.
Qualcuno era malindino perché guardava solo RAI ITALIA.
Qualcuno era malindino per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era malindino perché voleva importare TUTTO!
Qualcuno era malindino perché non conosceva gli ufficiali della dogana di Mombasa...
Qualcuno era malindino perché aveva scambiato Flavio Briatore per il Ernst Hemingway.
Qualcuno era malindino perché era convinto di avere dalla sua il proprio staff...
Qualcuno era malindino perché era più malindino degli altri.
Qualcuno era malindino perché c'era l'associazione dei residenti italiani di Malindi.
Qualcuno era malindino malgrado ci fosse l'associazione dei residenti italiani di Malindi.
Qualcuno era malindino perché in Italia non c'era posto per lui.
Qualcuno era malindino perché in Kenya non c'era altro posto che ce lo voleva!
Qualcuno era malindino perché la corruzione, peggio che a Roma, solo a Nairobi...
Qualcuno era malindino perché non ne poteva più di sessant'anni di governi italiani incapaci e mafiosi.
Qualcuno era malindino perché chi era al suo fianco era malindino!
Qualcuno era malindino perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia!
Qualcuno, qualcuno credeva di essere malindino, e forse era qualcos'altro.
Qualcuno era malindino perché sognava una libertà diversa da quella italiana.
Qualcuno era malindino perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era malindino perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché sentiva la necessità di una morale diversa.
Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno.
Era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era malindino perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso: era come due persone in una.
Da una parte la sua vita del passato, e dall'altra il senso di appartenenza a una nuova realtà che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita.
Alcuni sono ancora in volo, liberi e leggeri, altri avevano aperto le ali senza essere capaci di volare o si sono spaventati e hanno deciso di planare.
C'è chi è tornato in Italia o chi è ancora qui, ma si è dimenticato i motivi per cui ci era venuto.
Ma chi è stato malindino e ha un'anima, non potrà mai scordarlo e porterà per sempre la sua Africa dentro il cuore.
Perché l'anima, quando si libra e va, anche solo una volta, può tornare in gabbia, può vedere indebolirsi le ali o scolorire il suo cielo.
Ma sarà sempre pronta a spiccare un nuovo, meraviglioso volo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Qui mi commuovo, vecchio comunista! Bellissima questo gaber africano. Il cavedano

freddie ha detto...

Comunista a chi? Da sempre mi ritrovo nella definizione che diede di sè il poeta e attore Victor Cavallo: anarco-sorco-situazionista.