mercoledì 31 marzo 2010

FREDDIE BECCIONI: 2 - SIENA-GENOA A MARCIA INDIETRO


Son partito da Zena giovedì mattina, dopo aver smaltito la mezza delusione per la mancata vittoria del Grifone contro il funambolico Palermo. Complici due bottiglie di Grey Goose e la presenza di Odorizzi, Arcoleo e Silipo vicino a me in tribuna (quando attacco le figurine degli ex sulla poltroncina di fianco alla mia, il Genoa non perde mai), ho sofferto e gioito come sempre quando gioca il Grifone, ma alla fine la Champions League mi è sembrata leggermente più lontana, come il Suv che ho parcheggiato in una cacchio di salita di cui non ricordo il nome. D’altronde io vivo a Milano, città senza salite e con sette/otto parcheggi per un solo stadio. Così al fischio del rigore, seguito dopo tre secondi da altri tre fischi simili, ho lasciato le figurine sulla poltroncina, occupata peraltro da un politico donna in tempesta ormonale preelettorale, e mi sono avviato verso la macchina, componendo una ballata dedicata ai parcheggi angusti in riva al Bisagno, che ho intitolato con un colpo di genio “Ballata dei parcheggi angusti in riva al Bisagno”.
Intorno all’una di notte ho ritrovato il mio X-Five nero e me ne sono andato a dormire a casa degli zii a Sant’Ilario. Quel lemure di zia Esterina mi ha lasciato cima e stoccafisso accomodato fuori dal frigo, mentre quella cima di zio Tiberio, doriano da mezza generazione e calabrese da sedici, stava accomodato come uno stoccafisso sul divano, russando come Bocchetti in marcatura su Pastore.
Complice lo stoccafisso (no, non zio Tiberio), ho sognato il progetto di un nuovo stadio tutto rossoblu dietro casa degli zii, a cui posso accedere direttamente dal giardino del condominio, senza tirare fuori l’auto dal box. Poi ho avuto un incubo, un Genoa che non riesce a segnare nemmeno al Siena, la difesa più perforata della serie A.
“Bisogna invertire la tendenza” mi sono detto, svegliandomi e correggendo il caffè con un gotto di Grey Goose, mentre componevo una samba dal titolo “Cambiare marcia, invertire la tendenza”. Così ho deciso di partire immediatamente per Siena, viaggiando a marcia indietro.
L’amico Gigi Comacina, regista di sicuro avvenire, mi segue per girare un docu-fiction sull’avvenimento. Due telecamere, una steady-cam, dodici bottiglie di Grey Goose.
Problematico è stato uscire da Zena e prendere la mano per le curve e i rondò, ma già a Nervi, quattro ore più tardi, la situazione era sotto controllo. E’ bastato scrivere sul cofano “Stiamo girando una fiction, c’è una telecamera puntata su di voi” che tutti quelli davanti (o meglio, dietro) che seguivano, hanno iniziato a dare spettacolo. Già a Camogli parecchie macchine erano posizionate come noi e procedevano in retro, mi hanno offerto anche una frittura di pesce. E poi aspiranti veline, comparse a scomparsa, adolescenti che riprendevano col telefonino il proprio investimento da parte di Tir che procedevano in senso contrario. A Rapallo, alle prime luci della sera, la polizia mi ha fermato, ma il codice della strada non prevede sanzioni per chi viaggia in retromarcia nella sua corsia, a meno che non intralci il traffico a chi sopraggiunge. Così mi hanno multato per corteo non autorizzato, diffidandomi dal procedere. Peccato, a Santa Margherita mi era giunta la notizia della sponsorizzazione della Grey Goose all’evento.
L’eco dell’originale propaganda per invertire la tendenza che vuole il Grifone deludente in trasferta, è comunque giunta all’orecchio dei tifosi, che domenica saranno addirittura tremila, perché ci credono ancora, come me. Ho dormito a Zoagli, scarabocchiando il testo di una beguine che si intitola “Voglio passare a uno stadio superiore” e parla della metafora della crescita intellettuale di una persona in relazione al parcheggio del proprio fuoristrada in un comodo garage interrato, prima di andare a vedere la partita. Zoagli è un luogo incantevole ma rozzo, non c’è un locale che abbia la Grey Goose. Però ci sono due sorelle ungheresi conosciute un po’ da tutti per gli ottimi massaggi. Ne avevo proprio bisogno, per via della posizione di guida in retromarcia, davvero scomoda.
Anche Gigi Comacina conosceva le ungheresi, tanto che al mattino presto parte con loro sullo yacht di un amico, per girare un altro tipo di docu-fiction.
Mi alzo alle 11 stropicciato, bevo un espresso corretto cachaça e mi rimetto in cammino, dritto per dritto. Sosta a Brugnato-Borghetto per l’irrinunciabile panino Camogli. Scherzando chiedo al cassiere come mai a Camogli non vendano il panino “Brugnato-Borghetto”, ma lui non mi riconosce e forse per questo non ride alla battuta. A La Spezia faccio incetta di Grey Goose in un’enoteca del Prione e leggo sul giornale che giocheranno Suazo e Kharja. Nel pomeriggio sono a Forte dei Marmi. Ci vuole una serata alla Bussola, per riflettere sul modulo di domenica e su come dare più profondità alla squadra. Ne discuto con Ruzena, una ceka impermeabile al Negroni che mi accompagna nella vita versiliana e che è amica intima di Jarolim. “Lukas domenica sarà titolare” mi rivela. Cacchio, devo avvertire subito il Gasp…lui è convinto che giochi Codrea.
Fare l’alba al Forte è semplice come servire un assist a Sculli, più difficile è portare l’azione a termine. Ruzena se n’è accorta e mi ha abbandonato delusa nella camera all’ottavo piano del Victoria di Focette. Sul comodino, al risveglio alle due del pomeriggio, trovo un biglietto: “tiferò Siena, Ghezzal è meglio di Suazo, anche a letto”. Mi faccio portare quattro caffè in camera, li aggiungo alla mezza boccia di Grey Goose avanzata e shakero il tutto. Prendo la chitarra e mi appoggio al balcone, vorrei scrivere un rock and roll su Forte dei Marmi, ma mi fa schifo. Allora faccio roteare la Gibson come fossi Pete Townshend e la lancio di sotto. Piomba con precisione su un motociclista sull’aurelia, che sbanda e si va a impastare contro un’edicola dei giornali. La musica può far male, se non hai le idee chiare. Un po’ come il 3-4-3.
Nel pomeriggio lascio la Versilia e, attraverso stradine incantevoli, mi dirigo verso il Chianti.
La chianina di Petello a Poggibonsi è sempre una delizia, anche se è la prima volta che la assaggio. Il Chianti è pieno di inglesi e americani, magari incontrassi almeno Sting, gli proporrei un duetto per “A brand new stadium”. Troverei subito un produttore e ci metterei a traino un intero disco di successi del passato rivisitati, più una versione metal di “Ma se ghe pensu” in duetto con Juric.
Finalmente una serata tranquilla. Il brunello sostituisce la Grey Goose come il Papa farà con Tomovic, più tenuta e meno stroncature. La domenica è tutto pronto per la grande sfida. Raggiungo lo stadio due ore prima dell’incontro e i parcheggi sono vuoti, belli, collinari e con una vista splendida sulla città del palio. Chiamo Ruzena sul cellulare, ma mi risponde Jarolim. Attenuo la delusione col pensiero che forse in campo avrà le gambe molli.
Mi avvio verso lo stadio e vedo un’orda di tifosi sopraggiungere. Hanno bandiere, sciarpe, maglie rossoblu. Penso alla contrada della Pantera ma…no! Sono i supporter del Genoa Cfc!!!
Sono quasi più belli in trasferta che in quell’angusto (seppur storico) stadio in riva al Bisagno.
Ma allora perché la squadra non lo capisce e non gioca di conseguenza?
Dai, facciamo un tifo indiavolato, spingiamo Suazo, Sculli, Juric e Bocchetti alla vittoria!
Per una volta decido di non andare in tribuna…si sa mai che rovesciamo la cabala…sarò nella Nord in trasferta con il popolo rossoblu!
Poco dopo il fischio d’inizio, un bellimbusto sciarpato, con un po’ di gente intorno che ridacchiava, mi dice “Ti ho riconosciuto! Sei Beccioni!”. Il Siena batte una punizione, mi chino per firmare un autografo e sento sopra di me come mi fosse arrivata in testa una gibson dall’ottavo piano. Poi avverto una sensazione di colpi proibiti stile Felipe Melo e più nulla.
Ora sono all’ospedale di Santa Maria alla Scala di Siena. Di fianco a me c’è Ruzena che mi legge la cronaca della partita e i commenti del Gasp. Sembra che abbiamo giocato molto bene e solo Curci ci ha negato una grande vittoria. La Champions è sempre più un sogno, l’Europa League è alla portata. Sabato con il Livorno ci vogliono i tre punti, a me ce ne sono voluti trenta. Andrò allo stadio in taxi, in tribuna, con le figurine di Galante, Esposito e Di Gennaro. E che Sant’Ilario mi protegga dai malintenzionati.

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