sabato 10 aprile 2010

QUELLA STRANA, BELLISSIMA MALATTIA DEL MIO PAPA'


Il mio papà, che ancora chiamo "babà", perchè non riesco bene a battere le labbra quando tiro fuori il fiato e anche perchè spesso è dolce e sa di liquore, deve avere una malattia strana. Non è niente di grave: lo posso toccare, ci gioco insieme e andiamo al mare a fare il bagno almeno due volte alla settimana. Mangia e beve più del nostro cane e, anche se è grosso, si muove bene e mi prende in braccio. Però ogni tanto, specie la domenica, è molto nervoso, urla, sembra gioire ma poi si arrabbia, cambia umore molte volte in poco tempo e gli esiti dei suoi "attacchi" sono imprevedibili. Qui in Africa mi sembra di capire, nell'esperienza accumulata in pochi mesi, che sia molto difficile essere incavolati, stressati o depressi. Perchè abbiamo il sole tutto l'anno, possiamo stare quasi nudi dalla mattina alla sera e io, ad esempio, faccio il bagnetto nella mia piscina gonfiabile tutti i giorni, gioco in giardino con la tata e con i miei genitori, ho tanti bambini africani che mi vengono a trovare e mi trattano come una reginetta, tutti sorridono quando mi vedono. Insomma, mi sembra una bella vita! Invece ogni tanto il papà si rabbuia. Devo dirvi che questa malattia probabilmente si cura con i colori. La casa dove viviamo, infatti, è quasi tutta rossa e blu. Anch'io devo essere stata contagiata, o forse la malattia è ereditaria. Fin da piccolissima, vedendo quelle cose che si appendono che mi dice la mamma si chiamano "gagliardetti", sentivo istintivamente il bisogno di prenderli e staccarli dal muro. Uno in particolare stava sopra un grande specchio, e c'è ancora. Allora, da quando riesco a farmi capire, chiedo di salire in braccio al papà, quando lo vedo preoccupato, e di cantarmi una canzone che fa più o meno così: "Genoa Genoa Genoa, coi pantaloni rossi e la maglietta blu, il simbolo del Genoa è la nostra gioventù...". Mentre la canta, mi guardo allo specchio, batto le mani e vedo papà ridere. Poi, ogni settimana, per un'ora e mezza papà scompare, è seduto sul divano, di fronte alla televisione, ma è come assente. Dice la mamma che ci sono due volte all'anno che addirittura è assente per tutta la settimana e ho capito che questa è la settimana dell'anno in cui è più malato del solito. Allora ogni tanto gli chiedo di salire in braccio e di cantare per me. Poi vedo quel bellissimo rapace che un po' sembra un leone africano, disegnato sulle bandiere, sui cuscini che abbiamo e su un sacco di altre cose, lo vedo sulla schiena della mamma e mi viene da pensare che non sia proprio una malattia, ma un segno distintivo, qualcosa di speciale. E che se ci stai male, lo fai perchè viene dal cuore e lo stai dividendo con tante altre persone. E in quel momento ti senti meno solo, proprio come succede quando stringo forte il mio papà che mi prende in braccio.
FORZA GENOA, ora e sempre!
Agata Zena del Curatolo

1 commento:

Maurizio Pratelli ha detto...

Agata, ma tuo papà non doveva mangiare come un uccellino? Perdonalo, anche da noi è cosí, cambiano solo I colori, soprattutto quelli fuori casa.....