sabato 11 ottobre 2008

TUTTI CON LE MANI IN TUSKER

Ieri in Kenya si celebrava il Moi Day. Secondo un'usanza antica come la giovane repubblica keniota, che ha più o meno l'età di Barack Obama, il compleanno dei presidenti equivale a una "national holiday". Per fortuna (o no?) il Kenya fino ad oggi ha avuto soltanto tre capi di Stato: Jomo Kenyatta il padre della patria, Daniel Arap Moi appunto e l'attuale Mwai Kibaki. In Italia con un decreto del genere si farebbe festa ogni giorno, tranne il 29 settembre. In compenso nell'Africa orientale non esiste ancora il ponte e se esistesse lo chiamerebbero in un altro modo, perchè qui i ponti crollano facilmente. Sulla strada tra Thika e Nairobi, tutta saliscendi col contorno di verdeggianti colline, un camion della Tusker Breweries si è rovesciato su un fianco, perdendo un centinaio di casse di birra. L'autista (come ogni dipendente della Tusker leggermente alticcio, uno che farebbe cambiare colore anche ai palloncini del luna park) come sempre in questi casi, benché ammaccato si è dato alla fuga. E in men che non si pronunci la parola "asante mwungu" in swahili (grazie Signore) dalle verdeggianti colline e dalle marroneggianti capanne è uscito il mondo intero tra Thika e Nairobi. Tusker nelle tasche, in mano, in larghi cesti sulla testa. Mamas con i parei traboccanti a saltellare di qua e di là della carreggiata, qualcuna rotolante e un paio seminascoste dietro un baobab che provano l'ebbrezza della birra per la prima volta nella loro vita. Bambini scattanti e furbi pronti a vendere l'indomani le loro bottiglie a chi sarà già in crisi d'astinenza, per comprarsi un paio di Bata da basketball, vecchi con stampelle e senza denti. Tripudio di tappi levati con qualsiasi espediente, dalle pietre ai molari, decine di etichette francobollate sulla fronte, cartoline di gioia insperata. Fiumi tiepidi di malto liquido riversati in gole capaci di tutto. Chi se la spruzza addosso, come Shumacher sul podio, chi arriva con la damigiana da dieci litri della paraffina e stappa senza sosta. Canti, balli, scherzi e risate alcoliche e appiccicose fino a tarda notte. Una festa nella festa, neanche fosse stato Pilsner Kubwa l'ex presidente da festeggiare. Noi occidentali, con le nostre vite piene di tutto, i nostri fine settimana tra lungomari ed autostrade, tra code agli impianti di risalita e geloni davanti al camino, non ci ricordiamo cosa abbiamo fatto il 25 aprile di tre anni fa o il 2 giugno dell'anno scorso. Per tutti invece, a Thika, un Moi Day indelebile nella memoria. Fino al prossimo presidente, o fino al prossimo camion.

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